E se Carlos Sainz tornasse alla Ferrari? È così che Carlos Miquel, firma del noto quotidiano spagnolo Marca, ha titolato una lunga riflessione in merito alle parole del presidente della Ferrari, John Elkann. Un pensiero analizzato e contestualizzato per un messaggio che, secondo lo spagnolo, è diretto soprattutto a Lewis Hamilton, l’ultimo a fallire con i colori della Scuderia di Maranello dopo altri campioni come Fernando Alonso e Sebastian Vettel: “Il più grande difetto del britannico è stato lamentarsi con il pubblico di ciò che per lui non funzionava nella Scuderia… Quei rapporti che dice di aver presentato per cambiare le cose… Molti anni fa, ad Alain Prost vennero attribuite le parole “la mia macchina è un camion”, le stesse che gli costarono l’uscita fulminea dalla Ferrari. Dire che il simbolo dell’industria italiana non è all’altezza è un peccato mortale per i dirigenti della Scuderia”.
Il riferimento è chiaro: Hamilton aveva parlato di dossier, lunghi pagine e pagine, inviati alla Scuderia su tutto ciò che, secondo lui, al momento non funzionerebbe a dovere. Un’uscita azzardata, vero, probabilmente per spostare l’attenzione sulla macchina e non sul livello che, in quella parte di stagione, Sir Lewis stava mostrando soprattutto rispetto a Charles Leclerc. Anche perché, il compito di indicare ciò che non va, è parte del ruolo di un pilota, specie se sei un sette volte campione del Mondo che arriva a Maranello con un solo obiettivo, vincere ancora.
Per Miquel, però, c’è dell’altro e guarda caso, come la stampa spagnola è solita fare, viene messo in mezzo il nome di Carlos Sainz: “La coppia Leclerc-Lewis non si combina così bene come lo era quella formata da Charles e Carlos. Lo spagnolo svolgeva un lavoro oscuro nella messa a punto che serviva al monegasco. Ora devono affrontare due piloti che concordano nelle diagnosi, ma non su come risolvere i problemi”.
Difficile affermarlo con certezza, ma la domanda principale è soltanto una: perché insinuare e cercare continuamente di sminuire l’operato di un pilota per favorire il proprio beniamino? È fuorviante, un po’ come le parole dello stesso Elkann che, invece di guardare al proprio operato, si concentra sulle dichiarazioni di due piloti costretti a fare miracoli, sempre. E pensare che la riflessione iniziava con una mezza verità: “Ferrari è una macchina che tritura piloti”.
Il tutto per arrivare a un altro messaggio, il vero cuore della riflessione fatta: “Se quello che Elkann cerca è un pilota che non si lamenti e si concentri sulla guida, lo spagnolo è perfetto, e la chimica con Leclerc in passato ha sicuramente funzionato”. Sainz in Ferrari ha lasciato un bel ricordo, e questo è innegabile, con le sue doti che mai sono state negate. Eppure, guardando ai risultati, quello tra lo spagnolo e la Scuderia è stato un buon binomio, ma niente di più: quattro vittorie, sei pole position e ventiquattro podi, mai migliore di quinto in classifica Mondiale. E soprattutto, tolto nel 2021, mai davanti a Charles Leclerc alla fine della stagione. Un po’ poco per sostenere che, in fondo, Sainz sia tutto ciò che servirebbe alla Ferrari per tornare a vincere…