Toprak Razgatlioglu è sceso dal V4 Yamaha a Motorland Aragón con una frase che ha messo in chiaro il senso del test: “Se avessi avuto un’altra gomma avrei fatto facilmente 1’48, l’avrei pagata di tasca mia”. Il campione turco l’ha detto in una intervista ai colleghi di MotoEtkinlik (qui il video), in cui ha raccontato il lavoro fatto nei circa trenta giri portati a termine nel suo primo vero test da pilota Yamaha in MotoGP. Ergonomia, posizione in sella, misure da prendere e un primo contatto. Niente di più, anche perché non si sarebbe potuto. Non significa, sia inteso, che Yamaha è stata spilorcia o ha voluto fare la preziosa, ma in MotoGP c’è un tetto di pneumatici (260 pezzi) utilizzabili per i test team e il limite è praticamente già raggiunto per quest’anno.
Toprak Razgatlioglu, quindi, ha avuto a disposizione solo due gomme nuove: poche perché temperature fredde, asfalto poco generoso e una mescola Michelin sconosciuta al pilota che ha sempre corso in Superbike hanno limitato l’aggressività. La MotoGP, rispetto alla SBK, è un altro pianeta: è la prima lezione imparata da Tprak, che ha raccontato di essere rimasto impressionato dai freni in carbonio, dalla struttura diversa dell’avantreno, dalla sensibilità immediata a ogni minimo movimento. L’obiettivo, dice poi, è stato comunque centrato: non cadere, conoscere, raccogliere informazioni. E, chiaramente, nessuna possibilità di paragone tra l’ormai vecchia M1 con il quattro in linea e la nuovissima V4 che in Yamaha hanno deciso di affidargli. A quello, semmai, ci hanno pensato Augusto Fernandez e Andrea Dovizioso, soprattutto in vista dell’appuntamento di questo fine settimana e dei test immediatamente successivi.
Il Ricardo Tormo di Valencia sarà infatti il laboratorio che può indirizzare la Yamaha verso il V4 oppure lasciare in eredità incertezze che peseranno sul 2026 e oltre. “Sarà un weekend importante – dice Augusto Fernandez nel consueto comunicato stampa che precede il week end di gara – a Valencia decideremo la direzione”. Un’ultima wildcard, quindi, per rilevare se il prototipo è abbastanza maturo da convincere la casa e, soprattutto, i piloti che contano. Come quel Fabio Quartararo sempre più combattuto tra il cuore che gli dice di restare e la testa che, invece, gli dice di cominciare a lavorare da subito per trovare una “sistemazione più performante” per il 2027. La sua scelta di rinnovare, ormai tre anni fa, è stata dettata da più fattori— non ultimo quello economico con 24 milioni di Euro in due anni —ma adesso la situazione è diversa. E è qui che, in una recente intervista, Quartararo è finito col parlare di Marc Márquez in termini che sono sembrati calibrati alla perfezione per arrivare dritti ai vertici di Yamaha.
“Marc ha rinunciato a una somma molto importante per avere una moto competitiva – ha affermato il francese - questo mi serve da esempio quando penso al mio futuro. Ciò che Marc ha rischiato, ciò che ha ottenuto, questo è ciò che tengo a mente”. E’, inutile negarlo, un chiaro messaggio a Yamaha: o la M1 andrà forte da subito, oppure bisognerà salutarsi. Il punto, però, è che forse in Yamaha potrebbero non farne un dramma, visto che è chiaro che il nuovo progetto richiederà tempo e la pressione di un campione che vuole vincere subito potrebbe essere controproducente.