Sapere di poter vincere ancora l’ha fatto godere più di vincere di nuovo. La differenza è sottile nei termini, ma abissale nella sostanza e è in quell’abisso – inteso come luogo di profondità e non necessariamente buio – che sanno nuotare i campioni. E’ così da sempre, ma non è così “per sempre” nella vita degli sportivi, che si ritrovano inevitabilmente a attraversare fasi in cui a cambiare è il verbo da cui muove tutto: “vincere” quando si è agli inizi e “esserci” quando la carriera comincia a fare i conti con gli anni. Poi ci sono i differenti, quelli che riescono a differenziarsi pure dai campioni e trovano il modo sì per “esserci”, ma “esserci vincendo”. Moti interiori e dinamiche che Marc Marquez ha raccontato nel video appena pubblicato da Estrella Galicia e nell’ospitata a “El Larguero”, che mettono davanti a qualcosa che, in verità, era già evidente a tutti, ma che adesso anche il 93 ammette: il Marc Marquez di una volta non c’è più.
Adesso c’è un uomo che è più maturo in tutto, che prova a ragionare o, al limite, a mettere seduto il suo stesso istinto. “E’ stata – racconta - una lotta di Marc contro Marquez. Non è la stessa cosa a venti anni e a trentadue. È adattarsi o morire. Non significa che ora si frena prima, ma comunque i riflessi sono più lenti". E, quindi, serve far andare avanti la testa. Anzi, Marquez ammette che sarebbe servito pure nel 2020, quando forzare il rientro dopo il brutto volo di Jerez ha rischiato di costargli la carriera. “Solo io e i miei medici sappiamo cosa c'è in quel braccio – ammette –Sì, anche ora ho una vite piegata, ma mi hanno detto di non preoccuparmi e voglio che la gente parli più dei miei risultati che delle mie condizioni nel 2026”. Così come non vuole – ma è consapevole che tanto gli tocca ogni volta, parlare di Valentino Rossi, con Marc che, però, taglia corto e tira fuori la carta della maturità. “Arriva un momento in cui devi prendere atto che vedi le cose diversamente, uno bianche e un altro nere – dice genericamente, prima di parlare più specificatamente di Valentino Rossi – Non credo che sia preoccupato della possibilità che io vinca il decimo titolo. Non mi interessa cosa pensa lui. Onestamente, mi interessano le persone che possono contribuire al mio sviluppo, le persone che possono aiutarmi a crescere. Ci saranno sempre opinioni, la curiosità morbosa, che fa parte dello spettacolo e vende. Ognuno fa i fatti suoi, e sicuramente lui non ha bisogno di me e io non ho bisogno di lui, ma alla fine il motociclismo ha bisogno di entrambi. E è lì che ci uniamo”.
Non è una affermazione da poco. Anzi, è una frase potente, perché è, di fatto, un ammettere che la storia recente delle corse l’hanno fatta in due, Vale e lui, e che pure il futuro delle corse non potrà prescindere da quei due numeri, 46 e 93, e da quei due uomini, Vale e Marc. Il futuro che gli interessa adesso, però, è quello prossimo. Non dice se proverà o no a essere ai test di Valencia, ma spiega di essere comunque tranquillo, affermando che per le decisioni sul motore ci saranno comunque suo fratello Alex e Pecco Bagnaia. Non cita, invece, Fabio Di Giannantonio. Dimenticanza? Provocazione? Oppure il romando del Team VR46 non sarà coinvolto nelle decisioni da prendere a Valencia, pur guidando una Desmosedici uguale a quella degli ufficiali anche nel 2026? Difficile da dire così, ma sarà Ducati a chiarire probabilmente già nelle prossime ore e proprio da Valencia. Intanto c’è una coppa del mondo da coccolare, “quella ufficiale non me l’hanno ancora consegnata, ho solo una copia”, e pure qualche consiglio da dare. Il primo a suo fratello, che tra pochi mesi andrà anche a vivere altrove con la fidanzata, interrompendo quindi la lunga convivenza con Marc. “Tra poco saremo solo rivali – scherza il 93 – E’ cresciuto molto come pilota e i risultati lo dicono, poi, è chiaro, io farò di tutto per batterlo come sempre, anche se, visto che lui l’anno prossimo avrà una Desmosedici ufficiale, sarà il mio principale rivale fin dall'inizio. Non possiamo dimenticare, però, che gli altri costruttori sono arrivati e quindi lavoreremo ancora di più insieme”.
Un “lavoro insieme” che questa nuova versione di Marc Marquez sembra augurarsi, almeno nelle dichiarazioni, anche con Pecco Bagnaia. “E’ importante che torni, perché può dare molto alla Ducati – ha concluso – Ha vissuto una montagna russa emotiva totale, dispiace anche a me vederlo, e nemmeno lui riesce a darsi spiegazioni, quindi credo che la cosa migliore per lui sia che, con la pausa invernale, possa arrivare anche un reset. E’ la cosa migliore anche per Ducati, perché in Giappone e anche in Malesia abbiamo visto che non s’è dimenticato come si va forte. Io? Io voglio vincere ancora, ma non sono ossessionato perché la mia sfida più grande l’ho già vinta, ma è chiaro che voglio il titolo mondiale anche nel 2026 e per questo conto di essere perfettamente in forma per la prima settimana di marzo”.