Ducati ha vinto gli ultimi quattro titoli mondiali con tre piloti differenti. E’ il segno di una egemonia, anzi di una tirannia, che ha lasciato niente a tutti gli altri, ma attenzione: il 2025 potrebbe essere stato un anno bugiardo. Perchè c’è una a domanda che aleggia nel paddock e tra gli appassionati: la Desmosedici è ancora la più performante del reame? Si fa fatica a rispondere che non lo è, visti i risultati. Ma, bisogna ammetterlo, le domeniche nere di Pecco Bagnaia, così come le prestazioni non sempre in linea con le aspettative di Fabio Di Giannantonio, fanno sì che si faccia fatica anche a rispondere di no. Perché è vero che il vicecampione del mondo è Alex Marquez, ma è vero pure che la Desmosedici del più piccolo dei fratelli di Cervera è la GP24. Così come è vero che, in particolare in alcuni circuiti, Aprilia è sembrata di gran lunga superiore alle Desmosedici. Se a questo aggiungiamo che la moto di Noale non ha praticamente mai potuto contare sul campione del mondo Jorge Martìn e che tutto il lavoro è stato portato avanti dal solo (per quanto fenomenale) Marco Bezzecchi, allora si arriva un risultato. Che non è la risposta a quella domanda, ma che rende perfettamente la misura dell’immensità di Marc Marquez.
Piace, non piace. Tifo o non tifo. 2015 o non 2015, il 93 è stato capace di far sembrare facile qualcosa che, invece, facile potrebbe proprio non essere stato. E’ stato il suo dominio e non il dominio della Ducati. A dirlo, adesso, sono anche due piloti che quest’anno, per problemi differenti, hanno dovuto assistere ai trionfi del 93 da lontano, ma comunque da un punto d’osservazione privilegiato: Enea Bastianini e Luca Marini. Due che, tra l’altro, conoscono bene la Desmosedici. Enea Bastianini perché l’ha guidata fino alla fine della scorsa stagione, stando dentro anche alle dinamiche della squadra ufficiale, visto che il posto preso da Marc Marquez è stato esattamente quello che lui ha dovuto lasciare.
“Ho l’impressione – ha detto Bastianini – che la Desmosedici GP25 possa essere un po’ difficile come moto. Almeno questo è ciò che sembra da fuori, a giudicare dalla mancanza di costanza dei piloti che la usano, fatta eccezione per Marc Marquez. Al contrario, la 2024, quella che ho guidato l'anno scorso, era più costante ed efficace. Credo che Marc abbia mascherato i problemi con il suo talento. Sono convinto, comunque che la Ducati rimanga il punto di riferimento, ma a poco a poco il loro vantaggio si è affievolito”.
Chi sembra pensarla esattamente alla stessa maniera, riconoscendo quindi – pur senza dirlo – che la differenza l’ha fatta proprio Marc Marquez, è Luca Marini. E’ un altro di quei piloti particolarmente analitici e le sue parole dopo Portimao non lasciano spazio a troppe interpretazioni. “Su circuiti dove l’aerodinamica conta di più – ha spiegato il pilota della Honda – l’Aprilia è la moto che fa di gran lunga la differenza”. Sia intenso, non è un togliere meriti a Marco Bezzecchi e all’impresa che l’italiano ha fatto in portogallo, ma è un guardare con occhio scientifico la storia di una stagione per trarne le dovute conclusioni.
"In questa stagione – ha concluso Marini - Aprilia avrebbe potuto vincere ogni gara. In Indonesia, Marco Bezzecchi ha mancato l'obiettivo solo per un errore. Nelle curve veloci, ormai, l'Aprilia è la moto da battere e tutti gli altri costruttori hanno molto lavoro da fare in termini di aerodinamica”. E’ chiaro che Marini ha parlato da pilota Honda, ma è altrettanto chiaro che quel “tutti i costruttori” comprende anche Ducati. A Borgo Panigale lo sanno e forse sapevano che Aprilia e gli altri sarebbero arrivati già da tempo: è per questo che s’è scelto di stravolgere anche i piani fin lì portati avanti per assicurarsi l’arrivo del più forte. O, comunque, dell’unico capace di fare ancora davvero la differenza perché ultimo figlio di quella generazione di piloti che sapevano adattarsi e andare forte con tutto.