1,48,631. E’, stando alle indiscrezioni che arrivano da Aragon e che ormai da qualche ora circolano anche sul web, il miglior tempo strappato da Toprak Razgatlioglu nel test fatto a Aragon con la Yamaha M1. La prima vera volta sopra una MotoGP per il turco (le altre occasioni erano state poco più che atti dovuti) e la prima giornata di lavoro vero insieme a quella moto con cui dalla prossima stagione debutterà nel Motomondiale, dividendo il box del Team Pramac con Jack Miller. Diciamolo subito: non possiamo confermare con assoluta certezza che quel tempo sul giro sia stato fatto proprio da Toprak, visto che anche nel report ufficiale del circuito è contraddistinto con la sola dicitura “Yamaha” e c’è da dire pure che non è così certo che Toprak abbia tentato un time attack piuttosto che concentrarsi su ergonomia, posizione in sella e primo contatto con la moto. Però se quello fosse davvero il miglior tempo fatto da Toprak ci sarebbe da essere preoccupati. Non tanto per il turco, visto che è chiaro che alla sua primissima stagione non ha particolari ambizioni, ma per Yamaha più in generale.
E’ un dato di fatto, infatti, che il campione del mondo della Superbike ha girato con la nuova M1, quella, per intenderci, spinta dal nuovissimo motore V4 messo a punto da Yamaha per la prima volta nella sua storia e già portato in gara, anche se a potenza ridotta, dal collaudatore Augusto Fernandez. Solo 1,48,631 significa esattamente 2,2 secondi più del tempo fatto sempre a Aragon da Faio Quartararo con la M1 spinta dal tradizionale quattro in linea. E’ un gap grosso, grosso davvero e che apre inevitabilmente le porte a una domanda: Yamaha ha preso la strada giusta per tornare a vincere prima possibile?
La risposta è “no” se l’obiettivo è, appunto, tornare rapidamente sul tetto del mondo. Se, invece, l’obiettivo è tornare sul tetto del mondo in maniera più strutturata e meno rischiosa, allora la risposta potrebbe essere anche “sì”. Il team manager Paolo Pavesio, in una recente intervista, ha parlato chiaro: "il progetto a medio e lungo termine conta più di un titolo mondiale”: Sembra una frase così, quasi di circostanza, ma riassume una filosofia che in Yamaha nessuno ha intenzione di rivoluzionare. E suona, inevitabilmente, anche di avviso a Fabio Quartararo.
Il francese ha sempre detto di voler vincere e di non avere più tempo da perdere. Ma se lo stato delle cose in casa Yamaha è questo, è chiaro che “vincere” è un obiettivo non raggiungibile nel giro di qualche GP già dall’inizio della prossima stagione. Lo sanno in Yamaha, lo sa Fabio Quartararo e, ora, rischia di saperlo anche un Razgatlioglu che potrebbe fare molta più fatica di quanta lui stesso potesse aspettarsi dopo il grande salto dalle derivate di serie ai prototipi. In Yamaha la rotta scelta è la stessa già seguita da Honda da ormai un paio di stagioni: lavorare con metodo, “alla giapponese”, crescere senza pressioni e seguire un percorso di crescita strutturato anche se dovesse significare perdere pezzi lungo il cammino.
Per Honda il “pezzo perso” è stato Marc Marquez, per Yamaha potrebbe essere Fabio Quartararo. In una sorta di orizzonte capovolto dove un campione così, con quel talento lì, diventa quasi un limite piuttosto che un vantaggio. Un “limite” costato negli ultimi due anni oltre venti milioni di Euro. Ma Fabio Quartararo, il cui contratto finirà proprio nel 2026, potrà avere la stessa opportunità di Marc Marquez? C’è chi parla di contatti con Aprilia, ma al momento è solo chiacchiericcio, visto che a Noale non hanno così bisogno di campioni da assicurarsi con così tanto anticipo. E lo stesso discorso vale per Ducati, visto che i programmi di Borgo Panigale per il 2027, anche se si dovesse arrivare ai saluti con Pecco Bagnaia, sembrano già piuttosto definiti. Resterebbero, eventualmente, Honda o KTM, ma sarebbe troppo diverso dal restare in Yamaha?