Eraclito, il filosofo per eccellenza dell’Antica Grecia, diceva: “Nulla è durevole quanto il cambiamento. Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare. Tutto fluisce, nulla resta immutato”. Tutto, tranne Antonio Conte. Lui resta sempre lo stesso, nonostante decenni che scorrono, var che decidono i calci di rigore, Goal Line Technology, ripartenze dal basso e intelligenza artificiale applicata allo studio della tattica. Praticamente un altro mondo, in cui le frasi trite e ritrite dell’allenatore leccese suonano ormai come il buongiornissimo Kaffè di Facebook nell’epoca delle live streaming e dei reel.
Antonio Conte è ancora quello dell’ “antipatico perché vinco”, che, quando le partite finiscono storte, cerca nemici immaginari: attacca la stampa, ci vorrebbe far credere che il Napoli in alto in classifica darebbe fastidio a qualcuno (ci spieghi a chi perché non lo abbiamo capito), critica i suoi calciatori, lo staff medico, stuzzica i dirigenti della rivale Inter, lancia ombre sulle decisioni arbitrali. Mai un pizzico di autocritica. Pensa di essere ancora nel 2013, quando questa comunicazione pareva funzionare. Ma oggi è finita: non se ne può più, la tecnica del “piangina” non attacca.
La verità è che la sua seconda stagione nella terra del Vesuvio, per dirla in napoletano, è una chiavica. Iniziato con i migliori propositi e uno scudetto cucito sul petto (vinto anche grazie al suicidio perfetto dell’Inter di Inzaghi), il campionato sembrava apparecchiato per un dominio azzurro, soprattutto alla luce di una sessione di mercato estiva in cui De Laurentiis aveva scucito diversi milioni di euro (150). Arrivati Milinkovic Savic, Beukema, Marianucci, Gutierrez, De Bruyne, Lang, Lucca, Elmas e Hojlund dopo l’infortunio di Lukaku, sulla carta non ci sarebbero dovute essere rivali, valutato che l’Inter ripartiva con un allenatore emergente. Buone dovevano essere anche le prospettive per ben figurare in Champions League. E chi non lo ammette non è sincero.
Il campo oggi però dice altro. In Europa il Napoli gioca da provinciale: si fa mettere sotto, perde e prende addirittura sei sberle dal PSV Heindoven, non dal Real Madrid. In campionato, benino solo contro l’Inter, nonostante la coda delle polemiche per il rigore risultato inesistente per un presunto fallo su Di Lorenzo, e il resto è un mix di vittorie risicate contro Pisa e Genoa, e sonore sconfitte rimediate con Milan, Torino e Bologna.
Cosa succede? Conte parla di gruppo senza anima, senza l’energia positiva della stagione precedente. Gira intorno alle questioni, senza spiegare che questa squadra gioca male e parecchi calciatori, sia quelli pagati fior di soldi, sia alcuni dei protagonisti dello scudetto (Mc Tominay su tutti), sembrano involuti.
Poi ci sono le assenze: Lukaku (subito rimpiazzato da Babbo Natale De Laurentiis con Hojlund) e De Bruyne che fino a quando è rimasto a disposizione è sembrato un pesce fuor d’acqua. Lui ci spiega che le grandi squadre fanno altri acquisti, investono somme più importanti e quindi c’è da avere pazienza. Insomma ne vuole di più e qui preme ricordare che nella sua carriera, prima di firmare il contratto con il Napoli, aveva fatto spendere ai suoi presidenti circa 1 miliardo di euro (928, 9 milioni per la precisione), quasi quanto una legge di bilancio dello stato italiano.
Al centro Sportivo di Castel Vorturno sono comunque ore calde, tanto che è dovuto intervenire il presidente, attraverso il suo profilo di X, definendo le dimissioni di Conte “una favola”, addirittura rilanciando: “Tra me e Antonio esiste da sempre una sintonia speciale che accomuna uomini che usano le 3 "C".., che piacciono molto ai napoletani e non solo. Ai tifosi che hanno letto qualche stupidaggine dico: sono orgoglioso di avere al mio fianco e al fianco del Napoli e dei calciatori, un uomo vero come, capace di scarificare ogni secondo della sua vita per la sua professione, con estrema generosità e dedizione”.
Sarà così salta la posizione di Antonio Conte? Ci sono quindici giorni di sosta delle nazionali per rimettersi in carreggiata, altrimenti, visti i precedenti, potrebbe non finire bene.