Ormai ci siamo. Il 2026 è alle porte, con la Formula 1 pronta alla rivoluzione. Prima, però, è impossibile non riflettere su quelle che sono le verità che il 2025 ci ha consegnato, gara dopo gara. Un anno intenso fatto di battaglie e sorprese, prima fra tutte la disfatta della Ferrari, ancor più potente del dominio della McLaren. Zero vittorie, soltanto qualche podio e troppe delusioni, il tutto nell’anno che avrebbe dovuto vedere Leclerc e Hamilton lottare per il Mondiale. Perché a Maranello, a inizio anno, erano stati chiari: una vettura nuova nel 99% delle componenti per tornare a vincere, per centrare quel titolo che mancava dal lontano 2007.
Cambiare, però, non è servito a nulla: pochissimi acuti, intervallati da un’infinità di gare corse lottando contro i difetti - ben evidenti sin dai test del Bahrain - della SF-25. Leclerc ci prova, Hamilton pian piano affonda: è questa la fotografia stagionale, ben lontana dalle speranze che avevano accompagnato la Scuderia al nuovo anno. Una situazione inaccettabile: si parla di crisi, tanto tecnica quanto gestionale, la figura di Vasseur finisce per essere in bilico e, nel frattempo, la squadra continua ad arrancare. La risposta a tutto questo? Il presidente John Elkann che, anziché spronare il gruppo, bastona i piloti, l’ultimo tassello da considerare in una situazione del genere.
E allora, viene da pensare che a questa Ferrari per vincere non serve solo una macchina veloce: c’è bisogno di una squadra fatta di persone che al Cavallino ci tengano davvero, proprio come quelle che per un anno si sono dannate per cercare le soluzioni migliori, gli assetti più estremi, a volte soltanto per entrare tra i primi dieci in qualifica. E adesso, alla vigilia del 2026, sbagliare non è più concesso nonostante una pressione alle stelle, altrimenti sarà tempo di una nuova rivoluzione, l’ennesima degli ultimi quasi vent'anni.
La stessa che, al contrario di quanto successo a Maranello, ha portato la McLaren da essere vicina al fallimento nel 2020 a diventare campione del Mondo piloti e team nel 2025. Cinque anni tutti in crescendo per un’impresa firmata Zak Brown e Andrea Stella, CEO e team principal dei papaya. Sono i due volti simbolo della rinascita McLaren che ha dominato a modo proprio, senza mai scendere a compromessi: al termine del 2025 non ha vinto solo una squadra o un pilota, ma un’idea, una visione strutturata fatta di scelte precise e talvolta assai coraggiose, come il portare la vera vettura 2023 solo in Austria, decimo round stagionale, iniziando poi la scalata verso il vertice.
In tanti hanno dubitato, ma chi vince ha sempre ragione. E questa McLaren non può che partire come una delle favorite nel 2026, nonostante sarà tutto nuovo per tutti. Poi ci sono Red Bull e Mercedes, che hanno vinto pur perdendo: a Milton Keynes si sono messi alle spalle il terremoto pre-uscita di Horner, si sono tenuti Verstappen - sempre più una leggenda -, hanno chiuso l’anno in maniera straordinaria, prendendosi una gara dopo l’altra, e hanno salutato Helmut Marko, definitivamente; Mercedes, invece, ha vinto la scommessa Kimi, ha rinnovato Russell - che quest’anno ha vissuto la sua miglior stagione in Formula 1 - e ha messo all’angolo la FIA in vista del 2026 in merito alle power unit. Insomma: hanno tutte trovato un modo per sorridere, tranne Ferrari.