Caro Brasile, t’abbiamo sempre tanto amato. Sarà perché, quando si arriva ad Interlagos non si può non pensare agli occhi profondi del mai dimenticato Ayrton Senna. Sarà per il layout della pista dai cordoli gialli e verdi, un “old style” considerando i nuovissimi cittadini che tanto strizzano l’occhio a questa Formula Uno. Sarà per il pubblico, innamoratissimo di questo sport, che tifa i rispettivi beniamini. Ma quest’anno, il circuito José Carlos Pace ha fatto miracoli, dando un svegliata a questa stagione che ormai da qualche gara ci fa scappare qualche sbadiglio.
Dal venerdì alla domenica, il Brasile ha rispolverato tutto l’amore che proviamo di questo sport. Partendo dalla prima pole in carriera per Haas e Kevin Magnussen. Lui, da poco 30enne, che nel 2020 aveva lasciato il team americano (con una porta spaccata) e la Formula Uno, pensando più ad un addio, alla fine di un capitolo, che ad un arrivederci. Abbracci, salti e urla: al box della Haas si è festeggiato come la vittoria di un mondiale, dopo due anni passati a riparare macchine rotte e pochi, pochissimi punti.
Sabato invece è andata in scena la terza e ultima Sprint Race della stagione (che dall’anno prossimo saranno ben il doppio, con regole nuovamente diverse, e noi dobbiamo ancora capire se ci convincano o meno). E, guarda un po’, Interlagos è stato capace di farci ricredere, in parte, anche su questo aspetto. Dalla rimonta di Schumacher a delle Mercedes che si sono prese tutto, passando per la Ferrari che, per quanto riguarda Leclerc, ha recuperato 4 posizioni, qualificandosi al sesto posto contro il decimo del venerdì. Allora le Sprint Race non sono così male, se corse in dei circuiti che si prestano bene a sorpassi. Ma davvero sono ancora convinti che sia la cura a tutti i mali della Formula Uno? E se dall’anno prossimo ci saranno sei Sprint (che attenzione, non andranno più ad influire sulla griglia di partenza della domenica) quanti saranno i motori fusi a fine stagione?
Ma il vero show, come sempre, è stata la domenica, con un gara ricca di colpi di scena nelle retrovie e non solo e con un mitico George Russell che, dopo tanta fatica, ha vinto, incredulo e con le lacrime agli occhi, il suo primo Gran Premio in Formula Uno su Mercedes. Era dal 24 luglio che non vinceva una macchina diversa dalle due Red Bull di Sergio Perez e Max Verstappen (che tra l’altro hanno fatto scintille e regalato altro buon materiale ai registi di Drive To Survive). Ma quali Caraibi o Las Vegas? Tutte le gare facciamole a Interlagos, dove i sogni diventano realtà per chi non molla mai e i piloti corrono sotto lo sguardo immenso del Magic.