Non si può più dire niente durante un weekend di Formula 1. Nemmeno un sarcastico “simply lovely”, il marchio di fabbrica di Max Verstappen, che lo pronuncia sempre, anche quando vince. Nemmeno ci si può lamentare delle penalità - giuste o sbagliate che siano - perché ci pensa direttamente il presidente della Federazione a zittire, proprio com’è successo all’olandese durante il Gran Premio dell’Arabia Saudita. Fanno infatti corrucciare la fronte le foto e i video usciti del momento in cui Max Verstappen è sceso dalla sua monoposto a fine gara, quando ha trovato Mohammed Ben Sulayem a ricordargli (o ordinargli?) di mantenere la calma - vista la penalità ricevuta dopo la battaglia con Oscar Piastri per la prima posizione.

“Non ne voglio parlare perché non voglio farvi perdere tempo e mettermi nei guai” ha detto il quattro volte campione del mondo durante la conferenza stampa post gara quando gli è stato chiesto dai giornalisti presenti di raccontare l’accaduto. E se si fa qualche passo indietro, si capisce perché questa volta Verstappen, che di solito non ha peli sulla lingua, non abbia voluto controbattere. La censura era già arrivata ancor prima che il pilota della Red Bull scendesse dalla vettura: il team radio in cui il suo ingegnere gli ha spiegato della penalità ricevuta è stato trasmesso in televisione con un bip, come se l’olandese avesse detto qualche parolaccia (andando contro il regolamento della FIA). Invece, Max Verstappen non ha detto niente di male, scherzando solo sull’accaduto e pronunciando uno dei suoi tantissimi “simply lovely”, semplicemente fantastico.
Una volta arrivato al parco chiuso, mentre si toglieva il casco e si sistemava per l’intervista di rito, Max Verstappen è stato raggiunto da Mohammed Ben Sulayem, che, secondo quanto riportato da chi ha assistito in primis alla scena, lo avrebbe minacciato affinché l’olandese non commentasse quanto successo in pista. Foto, video, tiktok dedicati, il momento incriminato è stato ripreso da chiunque e ha già fatto il giro del mondo. E se la versione vera dovesse essere proprio quella finora raccontata, la gravità della situazione censure in Formula 1 sfiorerebbe un altro livello ancora, quello dell’indecenza. Perché è un bene che la Federazione voglia dare il buon esempio e proteggere il proprio pubblico da quelle che possono essere espressioni poco educate (anche se bisognerebbe sempre dare prima spazio al contesto), ma sfocia subito nell’imbarazzante dal momento in cui viene impedita la libera espressione dei propri piloti. Ok che il mandato di Mohammed Ben Sulayem è quasi finito, ma arrivare alla fine della stagione così e con il rischio che venga eletto di nuovo…

