Sferra il primo attacco dell’anno la Federazione Internazionale dell’Automobile, la grande organizzazione che modera e regola la Formula 1 e, in generale, il resto delle più importanti categorie sulle quattro ruote, e i piloti sono già arrabbiati. In questi giorni, con il debutto di Lewis Hamilton in Ferrari, i vari commenti sulla nuova era del Cavallino e i primi test in vista dell’Australia hanno distratto un po’ tutti nel circus - e anche i tifosi, che sono rimasti eclissati da Sir Lewis. Approfittandosi proprio di tutto questo rumore, Mohammed Ben Sulayem ha pubblicato le regole della stagione 2025 di Formula 1, che promettono davvero tanto rumore una volta arrivati nel paddock perché le decisioni sono drastiche: c’è chi rischia anche di saltare un intero mese di corse. E vista la situazione dell’anno appena concluso, se ne vedranno delle belle, perché c’è dell’assurdo.
Nel 2024 sono state parecchie le vicende che hanno visto la FIA e i piloti - o Liberty Media, l’agenzia di comunicazione che gestisce la Formula 1 - a tal punto da leggere interi comunicati a firma della GPDA, l’associazione dei venti protagonisti capitanata da George Russell, tanto aspro quanto giusto nell’esporre le varie problematiche, per chiedere delucidazioni e clemenza alla Federazione. Max Verstappen è stato la vittima della goccia che ha fatto traboccare il vaso: per un’imprecazione durante una conferenza stampa si è beccato multa e lavori socialmente utili. E poi con lui Charles Leclerc, che però l’ha sistemata pagando solo la cifra monetaria. Mohammed Ben Sulayem, il presidente della FIA, nonostante le parole della GPDA, non ha esitato a difendersi e a dichiarare una sorta di guerra fredda contro i suoi stessi piloti - di cui il continuo si legge proprio nelle nuove regole del 2025.
Nel pratico, a partire da questa stagione i piloti - e non solo, perché anche le squadre devono tenere gli occhi aperti - dovranno stare attenti a qualsiasi cosa faranno o diranno, perché rischiano di perdere il mondiale. L’articolo incriminato è il 12.2.1, che già riguarda la condotta dei piloti e le eventuali modalità di punizione, e le modifiche sono pesanti: c’è il divieto di “uso generale di un linguaggio (scritto o verbale), di gesti e/o segni offensivi, ingiuriosi, grossolani, maleducati o abusivi, che potrebbero essere considerati o percepiti come inappropriati. L’aggressione e l’incitamento a compiere uno dei suddetti atti rientrano nella stessa categoria”. E poi “è vietata la diffusione ed esibizione di dichiarazioni o commenti politici, religiosi e personali, in particolare in violazione del principio generale di neutralità promosso dalla FIA nel quadro dei suoi Statuti”.
Se qualcuno oserà disubbidire, pronunciando una parolaccia come Max Verstappen o Charles Leclerc ad esempio, dovrà pagare una multa di 10.000 euro - a meno che non sia un pilota, perché nel loro caso la cifra viene quadruplicata. Se l’azione verrà ripetuta la cifra raddoppierà e il colpevole dovrà anche lasciare il campionato per un mese. Alla terza volta, oltre nuovamente all’aumento della multa, verranno anche tolti i punti guadagnati fino a quel momento dal campionato. E la censura di Ben Sulayem non si ferma qui: non ci sarà nemmeno possibilità di replica, perché "le proteste contro le decisioni prese dai giudici nell’esercizio delle loro funzioni saranno inammissibili”, bloccando quelli che sono sempre stati i diritti dei piloti - e per cui la GPDA esiste e adesso dovrà occuparsi della faccenda.
Pensare a delle regole così severe nel 2025 fa sicuramente venire i brividi, perché ci manca solo che la FIA tolga anche la libertà di pensiero al circus della Formula 1 e poi ha completato il quadro dell’inammissibilità, e infatti i piloti sono già furiosi. Come riporta la BBC, pare che per adesso la GPDA non abbia niente da dichiarare ufficialmente, ma che una fonte vicina ai piloti ha raccontato di come le decisioni siano state definite ridicole e che Mohammed Ben Sulayem sia un vero e proprio dittatore - per fortuna al suo ultimo anno di mandato, ma intenzionato a ricandidarsi. “Delle fonti hanno dichiarato che anche alla FIA molte persone erano contrarie, il voto è stato elettronico e senza alcuna consultazione coi piloti” cosa che la FIA non deve fare per obbligo ma che George Russell aveva chiesto da parte di tutti gli atleti. La stessa voce l’ha riportata anche The Race, con Jon Noble che ha spiegato come anche Stefano Domenicali, CEO della F1, non approvasse questi cambiamenti.
Per giustificarsi, un portavoce della FIA ha spiegato che tutti i principali organi di governo hanno le stesse regole e che “la volontà è quella di migliorare la trasparenza e la coerenza nel processo decisionale”, per aiutare gli stewards - spesso criticati ma come è normale che sia in uno sport così competitivo - nel capire meglio quali decisioni prendere, iniziando anche una formazione ad hoc per i giovani commissari di modo da rendere il tutto una vera e propria professione. Così però non si va da nessuna parte ed è banale: la Formula 1 non ha bisogno di censure, ma di chiarimenti sul regolamento da applicare in pista, che è spesso difficile da comprendere e lascia un’interpretazione diversa per tutti. Ma, a quanto pare, non c’è l’intenzione di fare un passo indietro, quindi adesso è tutto in mano ai piloti, che potranno provare a cambiare tutto. E c’è chi già se li immagina in protesta come a Kyalami nel 1982.