La misura di quanto sia positiva la piega che sta prendendo l’avventura in Honda di Luca Marini l’ha data la Sprint Race di Misano, in cui la settima posizione del ragazzo di Tavullia è stata accolta dal paddock con un pizzico di delusione. Ci si aspettava di più dal numero 10 dopo le ultime gare e viste le ottime prove nell’avvio del weekend romagnolo. Si tratta di un ribaltamento di prospettive repentino, impensabile fino ad un mese fa. Così Luca, a colloquio coi giornalisti, ha astutamente cercato di riportare i fatidici piedi a terra, di smorzare l’entusiasmo in favore di un lungimirante realismo: “Dobbiamo tenere in considerazione la nostra performance di inizio stagione, una P7 nella Sprint è un risultato carino (Luca adopera l’aggettivo “nice”, condito da un sorrisino, ndr) visto da dove arriviamo. Il feeling che avevo nelle FP2 era molto buono, abbiamo migliorato la moto rispetto a ieri, ma nella Sprint tutto è stato più difficile. Di sicuro, dopo le qualifiche della Moto2, le condizioni della pista sono peggiorate e forse il vento non mi ha permesso di fare un buon terzo settore, perché alla 11 e alla 12 perdevo un sacco rispetto a quanto fatto al mattino. Sin dai primi giri i ragazzi davanti avevano più passo, quindi ho solo provato a fare del mio meglio. Quando le condizioni di grip e delle gomme sono perfette la nostra moto va bene, siamo migliorati sotto quel punto di vista. Però appena le condizioni cambiano, anche di poco, tutto diventa più complicato per noi. La Ducati è ancora parecchio più forte, soprattutto per questo motivo”.

Il dato più interessante del weekend di Marini, però, non coincide tanto con il passo nella Sprint che non ha ricalcato quello mostrato nelle prove, quanto con il suo terzo intertempo in qualifica. A Misano, non è un segreto, il tempo lo si costruisce nel T3, che al suo interno contiene il secondo punto di corda del Tramonto, il successivo allungo che proietta nel tratto più iconico della pista, dove bisogna raccordare il Curvone e altre due veloci pieghe a destra, prima che scatti la fotocellula a ridosso del Carro. Un settore denso, destrorso, tecnico, rinomatamente “da pelo”. Lì Luca è stato per distacco il più veloce in qualifica, così ne abbiamo approfittato per chiedergli il quale di queste curve si sia sentito speciale: “Alla undici, il Curvane!” - ci ha risposto senza esitare. Poi, come spesso accade, ha rivelato qualcosa di interessante: “Lì avevo più velocità in percorrenza rispetto a tutti gli altri, sicuramente. Anche in Honda erano abbastanza impressionati, perché in quel punto nel passato avevano sempre faticato con Marc Marquez, così oggi hanno visto i miei dati e hanno detto ‘ahhh bel lavoro, bel lavoro’”. A questo punto, gli abbiamo domandato se, prima di arrivare al Santa Monica, si aspettasse di poter essere così rapido lì, con la Honda: “Sì sì, perché anche con la Ducati ero il più forte al Curvone” - ha aggiunto con un impercettibile ghigno di soddisfazione.
Un giornalista inglese, alla fine, ha posto l’accento su quanto possa essere intimidatorio il tratto del Curvone, sul livello di feeling che un pilota deve aver per percorrerlo con tale efficacia. Marini, in maniera buffa, ha raccontato cosa accade nella sua testa quando si spalma col gomito sull’asfalto di curva undici con l’anteriore che sbacchetta e il posteriore che in uscita si fa scorbutico: “Sì, è una curva minacciosa, ma dipende sempre da come ti senti. È normale entrare forte, sentire di perdere un po’ l’anteriore, succede così tutti i giri. In Moto2 ancora di più. È molto divertente (ride). Devi pensare che tutto ciò sia normale, non devi farti prendere dalla preoccupazione. Sono più forte nelle curve a destra comunque, soprattutto se sono curve veloci. È una cosa che riscontro sempre, su qualsiasi pista”. Dalla sesta casella, con un buon livello di grip in pista (nella notte tra sabato e domenica è caduta qualche goccia, ma dal warm up in poi le moto dovrebbero aver girato abbastanza per gommare la pista sugli standard di ieri) e la brezza adriatica che oggi è calata, Luca Marini potrebbe davvero regalarci qualcosa di speciale.