Ora è il sostituto di Jorge Martin, ma Lorenzo Savadori è, prima di tutto, il collaudatore dell’Aprilia. E come tutti i collaudatori quando sono chiamati in gara ha dovuto portarsi sulle spalle una croce: non poterla vivere mai da pilota vero. Perché “sostituire” non significa non dover provare nuove parti, lavorare nell’ottica dello sviluppo e non della performance e, quasi sempre, ritrovarsi pilota senza poter fare il pilota. Però a volte succede che arriva un giorno in cui c’è niente da provare, non perché è finita la fantasia degli ingegneri, ma perché le condizioni esterne sono talmente assurde che ogni riferimento raccolto non avrebbe senso. E allora anche chi non può mai fare veramente il pilota si ritrova, finalmente, "solo" pilota.

A Lorenzo Savadori è successo a Le Mans, su una pista prima asciutta, poi bagnata, poi di nuovo asciutta e ancora bagnata, mentre tutti cadevano giù, le bandiere gialle erano ovunque e il cuore era pure spezzato. Sì, perché nel giorno in cui ha potuto fare il pilota, Lorenzo Savadori aveva anche una motivazione in più: una dedica speciale da fare.

“Ci tengo – ha raccontato - a dedicare questo bel risultato a Fabrizio Borra, il mio fisioterapista (storico fisioterapista di Fernando Alonso, del fenomeno del ciclismo Tadej Pogacar e, in passato, anche di Marco Pantani e Michael Schumacher ) che conosco da quando eravamo piccoli. E che purtroppo è venuto a mancare. Conosco i suoi figli, conosco la famiglia, ci eravamo visti poco tempo fa e ci tengo davvero a dedicare tutto questo a lui che non c’è più”. Il “tutto questo” a cui fa riferimento è un GP in cui Savadori è riuscito a passare nono sotto la bandiera a scacchi, con tanto di dichiarazione da pilota che non s’accontenta a fine gara.
“Alla fine c’erano problemi con le gomme – ha spiegato – ho perso una posizione nel finale, ma senza quel problema avremmo potuto fare davvero anche meglio”. Ci proverà ancora quando succederà di nuovo, pur restando consapevole che è nei panni del collaudatore che dovrà rientrare per aiutare Aprilia a mettere a posto una RS-GP che ha ancora qualche limite. Nel frattempo, però, prendendosi quel gran gusto non solo di arrivare nono, ma proprio di guidare senza dover stare a tenere conto di tutto ciò che invece è in cima alla lista in tutte le altre occasioni avute e che avrà di guidare l’Aprilia in gara. “Sono emerse cose interessanti da questa gara – ha concluso - Voglio ringraziare tutta l’Aprilia, il reparto corse e il team, perché stiamo lavorando tutti al cento per cento per far crescere la moto”.