Sabato è tornato. Centoquattro giorni dopo, Jannik Sinner ha rimesso piede in campo agli Internazionali d’Italia, accolto da un Foro Italico bollente, contro l’argentino Navone. Un rientro solido, concreto, non scintillante ma carico di significato. Perché al di là del diritto, del servizio e dei tre match point annullati, la notizia più bella non è nei colpi. È in lui. In come è cambiato. In come parla. In come comunica. In come sorride. E in come sembra, finalmente, godersi la vita. Il primo indizio di questa nuova versione, più libera, più vera, lo abbiamo avuto con l’intervista esclusiva concessa a Gianmarco Chiocci per il TG1. Un momento pensato ma non patinato, in cui Jannik ha parlato con calma, lucidità e consapevolezza di tutto ciò che era successo nei mesi di squalifica. Nessun automatismo da ufficio stampa. Solo un ragazzo di 23 anni che ha saputo tenere la testa alta e scegliere di raccontarsi in modo diretto. Quel giorno qualcosa si è aperto.



Ma è anche su Instagram che il cambiamento si è fatto evidente. Fino a poco tempo fa, il profilo di Sinner era un manuale di sobrietà: foto post-partita, ringraziamenti, promozioni. Nessuna sbavatura, nessun eccesso, nulla fuori posto. Oggi no. Oggi c’è ironia, leggerezza, complicità. C’è un Sinner che si diverte. Che posta, ride, commenta, ricondivide. E che si circonda di amici. Tra questi, due presenze diventate centrali negli ultimi mesi: Antonio Giovinazzi, pilota Ferrari nel Mondiale endurance, e Giulio Ciccone, ciclista della Lidl-Trek, protagonista anche al Giro d’Italia. Due compagni di avventure e di sorrisi, che gli sono stati vicini durante la squalifica. Solo ragazzi che si vogliono bene. E che si fanno compagnia. Un piccolo cerchio, diventato grande rifugio. Sabato, dopo il match vinto contro Navone, Sinner ha fatto un gesto misterioso: indice e pollice della mano destra vicini, a formare un segno minuscolo. Un gesto che sembrava privo di senso, almeno finché, qualche ora dopo, non sono arrivate le risposte. Ciccone e Giovinazzi hanno postato sui social una story con la dedica di Jannik (“che bello”) e la stesso emoji del gesto, taggandolo. Una chiave in codice tra amici, che Jannik ha prontamente ricondiviso, aggiungendo due post suoi: uno con Ciccone impegnato nella cronometro del Giro, l’altro con Giovinazzi reduce dal trionfo alla 6 Ore di Spa-Francorchamps insieme a Pier Guidi e Calado. Il gesto? Probabilmente un gioco tra loro. Un modo per dirsi “ci siamo”, anche da lontano.

In campo, poi, è successa un’altra cosa. Anzi, più di una. Le smorfie, i sorrisi, le espressioni spontanee che ci hanno restituito un Sinner diverso. Non più solo l’automa perfetto che non sbaglia una virgola. Ma un ragazzo che ride, che si lascia andare, che si diverte mentre fa il suo mestiere. Forse in questi tre mesi Jannik ha capito una cosa fondamentale: che non esiste solo il campo. Che può, e deve, permettersi anche di essere un ragazzo di 23 anni. Che può cadere, fermarsi, rialzarsi, ma anche godersi ciò che ha costruito. Vivere, non solo performare. Le sue parole post-partita sono state lo specchio di tutto questo: “È stata una partita difficile, la prima dopo tanto tempo. Sono contento di aver portato a casa il risultato, so che posso fare meglio ma era importante rompere il ghiaccio”. Ecco, è questo il nuovo Sinner. Meno rigido, meno trattenuto. Più libero, più autentico. Più uomo. E proprio per questo ancora più irresistibile. Se questo è solo l’inizio, se questo è Sinner che deve ancora carburare dopo 104 giorni di stop, allora sì: agli altri conviene davvero iniziare a pensare a un piano B.