A Roma, il tennis italiano arriva con un carico di aspettative come forse mai prima d’ora. Da una parte c’è Lorenzo Musetti, fresco di ingresso nella top 10 e protagonista di una primavera sulla terra battuta che lo ha visto raggiungere la finale a Montecarlo e la semifinale a Madrid. Dall’altra Jannik Sinner, numero 1 del mondo, che torna in campo dopo tre mesi di stop per il caso Clostebol con un Foro Italico pronto ad acclamarlo come un re. Il momento, insomma, è speciale. Lo dice chiaramente Renzo Furlan, intervistato da Tuttosport: “Giocare a Roma per un italiano è differente, speciale. Si percepisce un’aspettativa diversa. Il giocatore ci tiene a fare risultato al Foro: può essere pressione, ma di solito gasa”. Il rientro di Sinner, invece, è carico di incognite, ma anche di promesse: “Lui ha il vantaggio di non arrivare da un infortunio, ma da un periodo di duro lavoro. Si è ricaricato mentalmente, ha preparato il fisico. La vera incognita sarà il rodaggio: il match stress gli manca da Melbourne”, dice Furlan. A dare fiducia, oltre alla qualità del suo tennis, è la continuità dimostrata finora: “Sempre almeno nei quarti nei grandi appuntamenti, ad altissimo livello. Zverev e Alcaraz? Il primo ha pagato la sconfitta in Australia e la trasferta in Sudamerica, il secondo è discontinuo e ha qualche problema fisico. Ma con Jannik è di un’altra categoria”.

Anche Ivan Ljubicic, intervistato dal Corriere dello Sport, riflette sul ritorno di Sinner: “Per me questo stop è stato tutto sommato positivo. Jannik si è allenato in campo, torna fresco. Magari non vincerà tutti i tornei, ma qualcosa di bello succederà di sicuro”. E sull'eterna sfida con Alcaraz: “Tra Sinner e Alcaraz chi vincerà più Slam? Oggi direi Jannik, ma siamo solo al primo giro della gara. Sono testa a testa. Vedremo chi saprà vincere più partite sporche, chi saprà tenere botta fisicamente e mentalmente”. E su Carlos osserva come lui sia “meno ossessionato dal tennis rispetto ai Big Three. È una generazione nuova, e sarà interessante scoprire se può reggere tutto quello che questo sport comporta”. Ljubicic dice la sua anche su Federico Cinà, possibile avversario di Sinner al debutto: “È presto per parlare di lui come giocatore, deve fare le sue esperienze. Ma ha una famiglia solida alle spalle. Vedremo come gestirà il cambiamento”. Musetti, invece, è già nella fase della maturità: “Ha trovato un equilibrio che gli permette di vincere partite in modo efficace, restando competitivo per tutta la durata della sfida. È quello che ci aspettavamo da tempo”.

Infine, le parole di Simone Vagnozzi, coach di Sinner, che spiega come stanno le cose davvero: “A Roma ci piacerebbe andare in finale, certo. Ma l’obiettivo è vincere il più possibile, una partita alla volta, per arrivare pronto al Roland Garros. Jannik è sereno, ha una gran voglia di tornare. Negli ultimi mesi ha partecipato solo a due tornei, gli servivano allenamenti veri, anche per riscoprire certi automatismi che, dopo tanto tempo, possono mancare”. E ancora: “Il primo mese è stato durissimo. Se fosse stato un bene, allora tutti i tennisti si fermerebbero tre mesi”. Lunedì, l’allenamento sul Centrale con Lehecka davanti a diecimila persone è stato un buon inizio: “Gli ha fatto bene”, dice Vagnozzi. E sui rapporti umani dopo la squalifica: “Abbiamo apprezzato molto le parole della mamma di Rune, quelle di Ruud e anche di Zverev. Non le dimenticheremo”. Poi la parentesi Cahill: “Spero resti oltre fine anno. È il migliore del mondo, starei con lui altre cinque stagioni”. Jannik resta il punto di riferimento. E Roma è pronta ad applaudirlo. Con la consapevolezza che, forse, l’Italia non è mai stata così competitiva.