Il ritorno di Jannik Sinner è un evento nazionale. Sinner atterra in jet privato, viene scortato dalla Polizia e salutato come un capo di Stato. Ieri, alle 14.09, il suo volo da Nizza ha toccato il suolo romano. Due auto dell’organizzazione e gli agenti pronti a scortarlo: niente Foro Italico per la domenica, ma oggi il programma è blindato e fittissimo. Conferenza stampa alle 16, celebrazione sul Centrale per la Coppa Davis e la BJK Cup, e poi, dalle 19 alle 21, il primo allenamento con Jiri Lehecka. I 10.500 posti dello stadio sono già sold out. Per un allenamento. Sì, Roma è già tutta per lui. Il torneo maschile inizierà mercoledì, ma intanto la città ha trovato il suo nuovo re. Un re che oggi, tra l’altro, chiude ufficialmente il capitolo più delicato della sua carriera: scade infatti la sospensione di tre mesi per il caso Clostebol.

La missione romana coincide con il ritorno in campo, cento giorni dopo. L’ultima volta? La vittoria contro Zverev nella finale dell’Australian Open. Poi il buio, la tempesta, il silenzio. E la palestra mentale. Già, perché Sinner in questi tre mesi non ha affatto smesso di allenarsi. Lo racconta Riccardo Ceccarelli, il medico che da anni lavora con la Formula 1 e con la MotoGp, e che ha guidato il numero uno al mondo attraverso una vera e propria “mental gym”. Non solo corsa, dritto e volée: la rivoluzione è iniziata dal cervello. “Jannik è diventato il leader di sé stesso”, spiega Ceccarelli. Sensori per il consumo cerebrale, cardiofrequenzimetri per monitorare la risposta allo stress, esercizi di meditazione controllata, test cognitivi. E soprattutto, una consapevolezza nuova. “Ho lavorato molto sul servizio, sul gioco a rete e sul dritto”, dice Sinner. Ma ha lavorato ancora di più sul cervello. Perché, adesso, il muscolo decisivo è quello.

Una palestra della mente, insomma. Perché quel che è successo in Australia non era un semplice momento di stanchezza. Durante la partita con Holger Rune, negli ottavi di finale a Melbourne, Jannik ha avuto un crollo. Ha lasciato il campo, si è rifugiato negli spogliatoi. Per alcuni è stato un attacco d’ansia. “Siamo tutti umani”, racconta oggi Ceccarelli. Ma è proprio lì, nel momento in cui tremava, che ha trovato la forza di rientrare. “Poco dopo è stato protagonista di un lunghissimo scambio, decisivo. Ha vinto il punto nel momento più difficile, fuori dalla sua comfort zone. Straordinario, anche mentalmente”. È lì che è nato il vero Sinner, il leader di sé stesso. Durante lo stop, il quartier generale è stato Montecarlo. Un mix di disciplina e normalità, tra le sessioni di allenamento e qualche ora di svago con gli amici, passando per palestra, kart, bici e (secondo le indiscrezioni) un flirt con la modella Lara Leito. Ma l’obiettivo non è mai cambiato: tornare. Meglio di prima. “È sereno, consapevole di ciò che lo aspetta”, spiega ancora Ceccarelli a Repubblica.

La pressione, intanto, è tutta su di lui. Paolo Bertolucci, intervistato da Il Giornale, è chiaro: “Non è mai successo che un top player si fermi così a lungo senza un infortunio. Eppure, ho la sensazione che ci stupirà di nuovo”. Ma mette in guardia dall’eccesso di entusiasmo: “Stiamo un po’ esagerando. Leggo cose tipo ‘l’ottavo re di Roma’: ma Jannik qui non ha ancora vinto nulla. Calma. È un fenomeno, speriamo di meritarcelo”. Il clima da delirio collettivo è reale, alimentato dai numeri. Djokovic non c’è. Alcaraz e Zverev non sembrano irresistibili. E Sinner ha qualcosa in più, anche perché ha imparato a fermarsi e a ripartire. “Il vero punto sarà chi affronterà nei primi due turni, ma in giro non vedo fenomeni”, continua Bertolucci. E sulla rivalità con Alcaraz chiude ogni discussione: “Carlos cerca ancora i colpi spettacolari, Jannik bada al sodo”. Intanto, la città lo acclama, e la sensazione è Roma abbia già il suo favorito. Perché Sinner non è solo il più forte. È anche quello che si è fermato. Che ha tremato. Che è caduto. E che adesso è tornato. Da numero uno. E, forse per la prima volta davvero, da uomo.