Ci sono amicizie che non si logorano, nemmeno sotto il peso di un caso doping che ha scosso il tennis italiano e mondiale. Appena la Wada ha tolto il cartellino rosso, Jannik Sinner ha riempito la sacca, infilato le scarpe e scelto senza esitazioni: il primo sparring partner per il ritorno? Jack Draper, l’amico di sempre, il compagno di doppio dei tempi in cui il ranking era solo una suggestione lontana, una cifra ancora da costruire. Si sono ritrovati così, tra dritti e rovesci, come se nulla fosse cambiato, anche se il mondo attorno sembrava aspettare il loro errore per sbranare. Per chi pensa che il tennis sia solo rivalità, Draper risponde in un’intervista alla BBC e al Guardian con la franchezza di chi non deve compiacere nessuno: “Quando la gente mi chiede un parere su Jannik, dico sempre la verità. È una persona gentile, sincera, e soprattutto un giocatore incredibile. Non c’è niente da aggiungere”.

Le parole non sono scontate, soprattutto ora che il tennis vive di sospetti e veleno. Jack e Jannik giocano dalla stessa parte della rete anche fuori dal campo: “Sul caso Clostebol non ho dubbi. Sono sicuro che sia estraneo a tutta la vicenda. La vita è così, a volte capitano degli errori. Ma per me è fondamentale che la gente sappia quanto Jannik sia di buon cuore, un uomo splendido. Non merita assolutamente tutto l’odio che sta ricevendo”. Sembra una sceneggiatura già scritta, ma qui non c’è fiction: Draper, che ha già vinto Indian Wells e si presenta da numero 5 del seeding a Madrid, racconta come sono andati davvero questi giorni di ritorno in campo: “Cercavo qualcuno con cui allenarmi, sapevo che Sinner era disponibile e si trovava a Montecarlo. Con il suo team ci siamo organizzati per tre o quattro giorni di lavoro intenso. In campo non ci si perde in chiacchiere, lui è sempre molto professionale. Del resto, se è il numero uno al mondo ci sarà pure un motivo”.

E allora il racconto scivola sul lavoro, quello sporco e silenzioso che riempie le settimane lontano dai riflettori, ma che per un atleta come Sinner è l’essenza del mestiere: “Jannik è costante, ha un livello incredibile. Certo, ha avuto un po’ di tempo libero, magari qualche attimo di ruggine c’è, ma giorno dopo giorno non fa che migliorare. Più punti giocavamo, più vedevo quanto stesse crescendo. C’è da pensare che il suo mantra sia ancora valido, forse più di prima”. E non è solo una questione tecnica: dietro ogni colpo c’è la determinazione di chi deve zittire un paese intero, una parte di mondo che lo ha già giudicato. Il ritorno è fissato per Roma, per gli Internazionali che saranno la sua vera prova del fuoco, lo sa anche Draper, che tra una sessione e l’altra ha assaporato il gusto della normalità accanto all’amico di sempre: “Non vedo l’ora di rivederlo in gara, perché penso che la sua assenza si sia sentita parecchio. E non solo in Italia. Il circuito ha bisogno di lui. È stato bello poter passare qualche giorno insieme, lontano dalle telecamere, solo tennis e risate. Come una volta”.