Dopo una carriera costruita a bracciate e record, Federica Pellegrini ha lasciato l’acqua senza mai uscire davvero di scena. Ballerina, giudice tv, ambasciatrice, insegnante, imprenditrice. Ma guai a definirla “un esempio” o “un’icona”: "Non posso dedicare la mia intera vita allo sport, almeno in questo momento”, dice a Repubblica, commentando le voci su una sua possibile discesa in campo come guida del Coni. Semplicemente, non le interessa. E se le chiedi se si sente pronta, taglia corto: “Non so se ne sarei all’altezza”. Il suo centro resta il nuoto, ma in modo nuovo. L’ha capito quando l’hanno inserita nella Hall of Fame del nuoto mondiale, insieme al suo storico allenatore Alberto Castagnetti: “È l’incoronazione di tutto il lavoro fatto insieme. La medaglia più importante, quella di Pechino 2008, l’ho vinta con lui. È lì che lo ritrovo. In piscina a Verona, ogni volta è come rivederlo”.

Oggi l’Academy a Livigno, aperta con il marito Matteo Giunta, è la priorità. Ma ci sono anche altri progetti: un nuovo programma tv (“non posso ancora parlarne”) e un libro “a metà tra manuale e biografia”. Tutto tranne una seconda gravidanza: “Non ci penso minimamente. Matilde è bella tosta, ha un carattere fortissimo, più di me. Richiede tante energie”. Con l’acqua però c’è già feeling: “Le piace. Poi se farà la nuotatrice si vedrà. So che convivere con questo cognome non sarà facile. Matilde Giunta Pellegrini, ha il doppio cognome”. Quando le chiedono di Thomas Ceccon, che ha detto “per me la Pellegrini non rappresenta nulla”, non si scompone e lo ghosta con un epico “parliamo d’altro”. Idem su Filippo Magnini: “anche qui andrei avanti con la conversazione”. Ma quando arriva il tema Sinner e doping non arretra: “Il suo caso è stato trattato diversamente dal 99% degli altri. E questa cosa va detta”. Poi spiega come funzionano i controlli: “Un’ora al giorno da rendere disponibile per i test a sorpresa, sempre, anche in vacanza. Avevo una sveglia alle 22 con scritto ‘location form’. Dovevi aggiornare ogni volta la tua posizione. È giusto, altrimenti diventa una lotta impari”. E sulla responsabilità oggettiva difficile non comprendere cosa pensi: “Non è che se il mio fisioterapista si beve una birra e investe qualcuno è colpa mia. Ma se usa una crema su di me e vengo trovata positiva, allora sì, diventa responsabilità mia”.

Non chiede una squalifica, ma si chiede “perché il caso Sinner dev’essere trattato in modo diverso. La soluzione è arrivata solo dopo i ricorsi della Wada”. Poi parla della squalifica del Settebello: “Quella partita contro l’Ungheria è stata imbarazzante. Capisco la protesta estrema. Molto probabilmente avrei fatto come loro. A volte la diplomazia non basta: quello che vuoi dire è più importante delle conseguenze”. Poi chiude parlando del suo rapporto con i social anche durante l’esperienza a Ballando con le Stelle: “Dal vivo, tanti complimenti. Sui social è stato terribile, le tifoserie mi hanno massacrato, critiche anche molto pesanti sulla fisicità, commenti duri e aggressivi. Confesso che mi sono chiesta se ne valesse la pena, mi hanno fatto anche dubitare di me, a tratti, e dire che io ho le spalle piuttosto larghe. Ho pensato piuttosto all’effetto che questa violenza può avere sulle ragazzine”. E spiega il modo in cui si difende: “A volte, anche provocatoriamente, parlo di patriarcato. Se ancora non siamo consapevoli che il nostro retaggio culturale è innegabilmente patriarcale, vuol dire che l’Italia è ancora un paese patriarcale. Lo saremo fin quando ce ne sarà solo uno. Solo parlare di questo argomento scalda gli animi e capisci quanto lavoro c’è da fare”.