Matteo Berrettini non si tira indietro e affronta il tema più spinoso del momento: il patteggiamento di Jannik Sinner con la Wada e la presenza nel suo staff di Umberto Ferrara, il preparatore atletico coinvolto nella vicenda Clostebol. In un’intervista al Corriere della Sera, l’azzurro parla del suo momento di transizione, della voglia di tornare competitivo e della sfida con Novak Djokovic a Doha, senza farsi condizionare dai giudizi esterni. L’argomento è inevitabile: cosa pensa dello stop forzato di Sinner? Berrettini è netto: “Ho sempre sostenuto Jannik e non smetterò di farlo adesso. È un momento molto duro per lui, paga un errore e mi dispiace. Non sono un avvocato, non conosco tutti i dettagli, ma non ho dubbi che tornerà più forte di prima”.
Quando gli viene fatto notare che il suo preparatore atletico, Ferrara, è uno dei responsabili della positività di Sinner e che ora lavora con lui, Berrettini difende la sua scelta: “Quando scelgo un nuovo membro del team, dietro ci sono riflessioni e valutazioni. Considero Umberto un serio professionista, lo ha detto anche Jannik sia pubblicamente che in privato. È stato fatto un errore, purtroppo. Non doveva succedere, ma è successo. Quando l’ho incontrato per parlare di lavoro, ovviamente ne abbiamo discusso, ma la mia valutazione è stata un’altra: sono convinto che possa aiutarmi a crescere. Se poi la gente è stupita o arrabbiata, non so che farci. Sinceramente ho smesso di preoccuparmi di quello che pensa la gente: se leggessi ogni commento, non reggerei al peso di tutto”.
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Sul criterio della responsabilità oggettiva ribadito dalla Wada, Berrettini è più cauto: “È un argomento complesso. È impossibile controllare tutto. L’Atp ci aiuta, ci dà indicazioni quando giochiamo in certi Paesi per evitare contaminazioni. Ma nel nostro sport serve sempre un’attenzione estrema, anche se qualcosa può sfuggire”. Affermazioni che hanno colto il favore di Boris Becker che ha commentato con un “bravo Matteo”. Ma l’ex campione tedesco, intervenuto a margine del Festival del Cinema di Berlino, ha anche espresso il suo sostegno al numero uno del mondo: “È stato in grado di dimostrare la sua innocenza in tre diversi processi in tribunale”, ha dichiarato, riferendosi alla squalifica di tre mesi. “La quantità trovata era piccolissima: stiamo parlando di un milionesimo dopo la virgola”. Un intervento che ribadisce ancora una volta il sostegno di molti ex giocatori a Sinner, mentre la vicenda continua a far discutere.
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Ma Berrettini ha parlato anche di altro. Alla domanda su quanto il circuito tennistico abbia mostrato empatia nei confronti di Sinner, risponde così: “Io sono amico di tutti e migliore amico di nessuno. I miei veri amici non sono i colleghi. I veri amici si costruiscono dall’infanzia, col tempo, vanno coltivati. È chiaro che con Sonego, Bolelli e Vavassori ho un rapporto più intimo: ci conosciamo da una vita. Ma nei momenti di crisi non ti rivolgi al collega, ma all’amico”. E sulla sfida con Novak Djokovic a Doha: “Sarà un match durissimo. Non mi ricordo nemmeno da quanto tempo non ci gioco contro o non ci alleniamo insieme. Nel bene o nel male, rimane Djokovic. Sono contento di poter giocare una partita così, mi sento in forma e in forze: sono questi i match che mi motivano a dare il meglio. E magari, speriamo, a batterlo per la prima volta”.