Altro che spirito olimpico. Mentre Jannik Sinner si prepara al rientro in campo dopo tre mesi di stop concordato con la Wada, c’è chi, a sorpresa ma neanche troppo, continua a insinuare, lanciare ombre, alimentare sospetti. E stavolta non si tratta dei soliti troll da tastiera, ma di due fuoriclasse che evidentemente non riescono proprio a stare lontane dalla polemica: Serena Williams e Federica Pellegrini. Una americana e una italiana, due icone dello sport, che però, almeno stavolta, secondo quanto leggiamo sulla Gazzetta dello Sport hanno completamente sbagliato bersaglio. E Sandro Occhi lo dice chiaramente. “Comincio dalla sparata di Serena Williams: ‘A me avrebbero dato vent’anni’. Un’iperbole fuori posto, intrisa di un vittimismo che ha spesso fatto capolino nella carriera di questa straordinaria atleta”, scrive Occhi. La campionessa con 23 Slam all’attivo è tornata sul caso Sinner nella sua intervista al Time, tirando fuori un paragone con la squalifica di Maria Sharapova per Meldonium. Peccato, però, che i due casi non abbiano nulla a che fare l’uno con l’altro.

“Sharapova fu così leggera da cestinare senza leggerla una mail in cui l’Itf avvertiva che il Meldonium era entrato nell’elenco delle sostanze dopanti. Così fu trovata positiva, rea confessa: non poté che appellarsi alla ‘clemenza della corte’”. Insomma: nessun parallelo possibile, e men che meno utile. La Williams “mostra solidarietà”, certo, ma a sproposito, e forse con una buona dose di nostalgia per un protagonismo che oggi le sfugge. Ma se Serena è fuori bersaglio, Federica Pellegrini, secondo Occhi, è proprio fuori tempo massimo. La sua lunga intervista a Repubblica è stata definita da lui “un pezzo di disinformacija”, ripescando la tecnica sovietica della guerra fredda: “Ripetere qualcosa di falso in modo ossessivo finché nell’opinione pubblica si fa strada l’idea che si tratti di considerazioni vere”. La Divina, oggi membro del CIO in rappresentanza degli atleti, dovrebbe sapere, fa notare il giornalista, che la Wada è proprio il braccio operativo del Comitato Olimpico Internazionale nella lotta al doping. E se la Wada stessa ha chiarito che il caso Sinner non è doping, ma una contaminazione involontaria dimostrata con rapidità e piena collaborazione, allora tutto il resto è fuffa. Altro che “trattato diversamente dal 99% degli atleti”, come ha detto Pellegrini. Una frase “grave e infondata”, smontata con precisione chirurgica: “Naturalmente senza portar alcuna prova. Al contrario, ciò non è avvenuto: la vicenda è stata incanalata secondo i regolamenti”.

La ricostruzione della Gazzetta è chiara: Sinner è stato sospeso due volte, ma le sospensioni sono state annullate in tempi record perché la ricostruzione della contaminazione era subito parsa plausibile ai giudici, tutti stranieri. La Wada ha poi assolto il tennista anche grazie alla consulenza di tre esperti che hanno confermato l’altissima probabilità di una contaminazione accidentale da contatto. E proprio grazie a questo caso, oggi la Wada ha aggiornato i suoi protocolli, segno che Jannik, anziché essere “favorito”, ha paradossalmente aiutato il sistema a diventare più giusto. E poi il punto finale, lapidario: “Pellegrini non si sofferma sul fatto che proprio in seguito al caso Sinner la Wada ha rivisto del tutto la regolamentazione sui casi di contaminazione”. Tradotto: non solo non ha ricevuto un trattamento di favore, ma ha messo in moto un cambiamento normativo che proteggerà altri sportivi da ingiustizie future. E invece, si preferisce insinuare. Per poi dire che si resta “della propria pacata opinione”.
Nel finale, Occhi apre anche una parentesi sul vero dramma del nostro tempo: i social. “Williams ha odiatori di ogni tipo, Pellegrini ha raccolto commenti aggressivi. Il che costituisce uno dei grandi mali del nostro tempo: i liquami che i social scaricano su tutto e tutti sono una vergogna”. E pure Sinner, suo malgrado, finisce per essere strumentalizzato. “Veicola grandi valori, ma si trova ad avere sostenitori che fanno ribrezzo”. Occhi, insomma, fa quello che finora pochi avevano fatto: prende posizione, ricostruisce, argomenta. E mette nero su bianco che Sinner non merita né sospetti né veleno, men che meno da due atlete che dovrebbero conoscere le regole, e rispettare le verità, più di chiunque altro.