Federica Pellegrini non fa un passo indietro. Dopo l’intervista rilasciata a Repubblica, in cui ha sollevato dubbi sulla gestione del caso doping di Jannik Sinner, l’ex campionessa di nuoto è finita in un polverone mediatico. Ma non si pente, non si corregge, e anzi rilancia. “Rimango della mia pacata opinione, nonostante il vostro modo di porvi nei miei confronti continui ad essere aggressivo/repressivo. Non ho altro da aggiungere”, ha scritto sui social. Una chiusura netta, mentre intorno esplode il dibattito. Il casus belli? Questa frase: “Jannik è molto amato e dunque viene difeso sotto ogni aspetto, a prescindere, e questo lo trovo giusto. Ma credo che la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi”. Parole che non sono passate inosservate. Non tanto per il tono, quanto per il contenuto. Perché, di fatto, la Divina ha messo in discussione l’imparzialità con cui è stato trattato il numero uno del tennis mondiale. E ha lasciato intendere che altri atleti, in casi simili, non avrebbero ricevuto lo stesso trattamento.

A smentirla, con toni molto duri, è stato Massimiliano Ambesi: “Le ennesime esternazioni di Federica Pellegrini riguardo la positività accidentale di Jannik Sinner non meritano di essere commentate nella loro sostanza in quanto rappresentano un condensato di molteplici errori a vario titolo”, ha scritto. Poi l’affondo: “Ci mancherebbe, finché la verità non viene distorta, ciascuno è libero di avere le proprie opinioni, ma da un membro del Comitato Olimpico Internazionale è lecito aspettarsi una puntuale cognizione di causa sui temi di ambito sportivo dei quali si intenda disquisire”. Ambesi si sofferma anche sull’intervista concessa a Repubblica, evidenziando come la Pellegrini abbia evitato le domande su Thomas Ceccon e Filippo Magnini. E rincara: “Il buon senso, visti i precedenti scivoloni, avrebbe voluto che venisse seguito il medesimo modus operandi riguardo la vicenda di Jannik Sinner. Così, purtroppo, non è stato”.

Ma la risposta più dettagliata arriva da Federico Ferri, direttore di Sky Sport, che non solo prende posizione, ma smonta una per una le affermazioni della Pellegrini. Premessa: “Federica Pellegrini è una leggenda dello sport italiano e mondiale, e possiede una testa molto pensante, che va rispettata a prescindere. Ma in quella veste non possono passare sotto silenzio le (troppe) inesattezze sui fatti, che dovrebbero stare alla base delle parole”. Ferri entra nel merito della vicenda Sinner: “Non è mai stato trattato diversamente da altri atleti, in nessuna fase. Lo testimonia l’indagine dell’Itia, la sentenza del tribunale indipendente, l’appello e il patteggiamento con la Wada. Nulla è stato risparmiato a Jannik”. E aggiunge: “Va ricordato che è stato sospeso per ciascuna delle due occasioni in cui sono state riscontrate tracce di Clostebol nei controlli. Ha fatto ricorso nei tempi previsti, la sua versione è stata ritenuta credibile e la sospensione è stata tolta. Se per trattamento di favore si intende il fatto che non è stato esposto alla gogna mediatica dall’Atp dopo le sospensioni, l’unica risposta è che il garantismo applicato nel caso di Sinner dovrebbe valere per tutti”.

Uno dei punti più criticati da Ferri è la confusione tra somministrazione e contaminazione: “Nessuno ha somministrato nulla a Sinner. È stato contaminato da una crema contenente Clostebol presente sul dito del suo fisioterapista. È evidente che in entrambi i casi esiste la responsabilità oggettiva, ma ha un peso ben diverso. Sempre acqua è, ma un conto è berne un bicchiere, un altro è scivolare in una pozzanghera”. E sul patteggiamento: “La soluzione è arrivata dopo i ricorsi? Sì, perché era prevista dal codice. È stato applicato in oltre 60 casi. Non è un’esclusiva. Si arriva al patteggiamento quando la pena prevista sarebbe sproporzionata rispetto all’accertamento dei fatti. E questo tipo di accordo vale per tutti i casi analoghi”. Ferri respinge al mittente anche il sospetto di trattamento di favore: “Mettere in circolo il sospetto che Sinner sia stato favorito è particolarmente grave e infamante. Wada ha fatto ricontrollare da laboratori diversi tutti i test di Sinner dell’anno precedente. Non ha trovato nulla”. Le sue parole sono state condivise da Paolo Bertolucci su X, un segnale di pieno appoggio. E mentre sui social la discussione non si placa, lo sport italiano si ritrova nel mezzo di uno scontro tra due leggende. Da una parte, la voglia di sollevare dubbi. Dall’altra, la necessità di fare chiarezza. Ma se c’è una cosa che questo caso ha dimostrato, è che il rispetto delle regole, e dei fatti, vale per tutti. Anche per chi ha fatto la storia.