Jannik Sinner sotto attacco. Ma stavolta, a puntare il dito contro di lui non sono i soliti critici sui social, ma Giancarlo Dotto, che su Dagospia si scaglia contro l’azzurro. Non ce l’ha tanto (o solo) il Sinner giocatore, quanto con il personaggio che, a detta sua, sfugge agli obblighi patriottici ma non alle sponsorizzazioni milionarie: “Peccatore non ha una patria, è la patria di sé stesso. Fa lo schizzinoso con i nostri altarini nazionalpopolari, li schifa proprio, ma si tura il naso quando si tratta di marchette multimilionarie, a destra e a manca. Che siano partite nel deserto o starsene a mollo in vasche zeppe di palline. Sinner fattura come il Perù. Mai stato mamelico, forse. In compenso, tanto compenso, è diventato famelico. Lui, la nuova Heidi dei nostri giorni”.Un attacco durissimo, che pesca a piene mani dal dibattito sul rapporto tra il numero uno al mondo e l'Italia. Perché tutto nasce dal mancato viaggio a Roma per l'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un'assenza che ha fatto discutere (nonostante Sinner avesse avvisato spiegato i motivi), e che ha scatenato la solita polemica: è abbastanza italiano? O lo è solo quando conviene? Ma nell'articolo di Dotto c'è di più. C'è un riferimento nemmeno troppo velato al caso Clostebol, trattato con ironia (“la benedetta pomata che passa per le dita di uno sfigato massaggiatore”), e c'è la critica a un Sinner che, secondo l'autore, si tiene alla larga dalle celebrazioni istituzionali ma non dalle campagne pubblicitarie. Il tutto, con una retorica volutamente provocatoria che ha immediatamente fatto il giro del web.
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A difesa di Sinner si sono schierati in molti e la reazione più emblematica è stata quella di Paolo Bertolucci. L'ex capitano di Davis, di solito misurato nei suoi commenti, ha scritto su X una frase netta: “Cattiveria senza limiti”. Ma Bertolucci non si è limitato a quella frase. Quando un utente scrive “lavora in Italia e paga le tasse a Montecarlo. Ottimo direi”, a quel punto Bertolucci gli chiede “dove lavora?”, dato che Sinner, come tutti gli altri tennisti, gira il mondo per tornei. L’utente gli risponde che “tutta la pubblicità che fa per le aziende e prodotti italiani dove le fa, in Papuasia? E le tasse sui quattrini che si mette in tasca dove le paga? Ma collegati neuroni prima di scrivere”. E Bertolucci gli risponde che “purtroppo i neuroni le ha tutti lei”. Qualcun altro sottolinea come Sinner non piaccia alla maggior parte degli addetti ai lavori, ma l'ex campione e commentatore Sky gli risponde: “Ti sbagli. Non piace agli invidiosi, ai cattivi e ai rosiconi”. Anche Massimiliano Ambesi si è lasciato andare a uno sfogo su X: “Spero di non essere il solo a pensare che il signor Giancarlo Dotto abbia superato ogni limite. La critica è sempre consentita, ma il rispetto delle persone viene prima di tutto e nell'ultima occasione ci si è spinti decisamente oltre. Dall'alto di quale pulpito ci si può permettere di infangare senza alcuna remora un atleta di 23 anni, reo di aver già vinto troppo e di non essere nato in un grande centro urbano, ma non lontano dal confine con un altro paese? È difficile comprendere i motivi di tanto ingiustificato livore e non posso credere che dipenda dalla volontà di andare controcorrente. Che amarezza”. Che dire, hanno proprio ragione loro e, come lo stesso Bertolucci ha detto su MOW, Sinner va tutelato e, per fare ciò, va lasciato in pace.
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Poi sul tennis e gli altri giocatori: “Sinner e quelli che verranno dopo di lui sono il nuovo Erode. Stanno lì a scoraggiare il talento. Lo uccidono in culla. Alcaraz è lì lì che bussa alle porte di uno psicoanalista. Gli Edberg e i McEnroe non sarebbero mai stati. Federer, già frustrato di suo dalla cieca volontà alfieriana dei Nadal e dei Djokovic, si sarebbe suicidato alla terza batosta di fila con l’Altro Atesino inaccessibile. Roba da spararsi. O quanto meno sparirsi. Sarebbe scomparso Roger. Nel nulla. Come Ettore Majorana. Si sarebbe gettato dall’oblò di una nave. Lo diresti tutto questo, pure se fosse italiano? Giuro su mia sorella, si. Lo direi pure se fosse italiano. Il tennis di oggi è una sequenza apocalittica di pallate. Un incubo ipnotico senza fine, un modo sicuro per spedirsi all’inferno. Molti lo pensano, ma nessuno lo dice. E, se lo dici, lo fai per alimentare lo scandaletto di giornata, invece dello scandalo definitivo. Ognuno ha i suoi interessi di bottega. Vendere qualche giornale in più, un corsivetto qua, un’apparizione là, una spruzzata di social, fumisterie, irrilevanze. Penso a uno come Adriano (Panatta). Se lo conosco un po’, il cranio gli fuma dalla smania di sfogare un giorno la sua nausea per questo tennis da ergastolani. Si lascia andare solo Nick Pietrangeli, labbro fertile e l’alibi della senilità che fa rima con impunità (e, secondo me, l’impunito ci giobba pure). Sì, è geometrico destino, moriremo di noia. O forse no. Perché l’andazzo di oggi fa sì che il circo della noia si spaccia da rutilante assortimento. Non fai in tempo ad annoiarti a morte di una cosa che già ti annoi di un’altra. Una noia diversa. Non ti lasciano mai solo. Robot che giurano ad altri robot di non essere dei robot”.
![Giancarlo Dotto](https://crm-img.stcrm.it/images/42371542/2000x/20250209-111533760-9337.jpg)
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