Nessuno se lo aspettava, soprattutto dopo il ritorno in Coppa Davis e il percorso agli Australian Open, ma Matteo Berrettini fatica ancora a ritrovare il livello che lo aveva portato tra i migliori al mondo. La sconfitta al primo turno dell’Atp 500 di Rotterdam è un segnale preoccupante? Il rientro ai vertici è più complicato del previsto? Nel frattempo, Mattia Bellucci ha acceso entusiasmi dopo la vittoria su Medvedev, ma può davvero essere considerato il nuovo talento emergente del tennis italiano? O siamo di fronte alla solita tendenza a esaltare e ridimensionare i giocatori con eccessiva rapidità? Abbiamo discusso di tutto questo con Paolo Bertolucci (ex tennista e commentatore Sky), che ci ha dato il suo punto di vista anche su Jannik Sinner, l’uomo che continua a catalizzare l’attenzione mediatica tra successi, aspettative e polemiche che ormai lo seguono anche lontano dal campo. Quanto pesa il fuoco incrociato dell'opinione pubblica su di lui? E, oggi, chi è il vero rivale dell’azzurro: Alcaraz o Zverev?
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Paolo, Berrettini è uscito subito da Rotterdam, come te lo spieghi?
Matteo perde delle opportunità che sicuramente prima degli infortuni non si sarebbe mai lasciato sfuggire. Indubbiamente questa è la dimostrazione di quanto sia difficile tornare ai livelli precedenti pur impegnandosi, pur mettendocela tutta e facendo dei cambiamenti anche all'interno del team. Perché poi senza vittorie mancano fiducia, sicurezza e quella sfrontatezza che al momento buono ti fa fare ace invece che doppio fallo.
Ma c'è la possibilità che torni in modo definitivo?
Tornare è tornato. Ma essere nuovamente ai livelli di prima è sempre difficile in ogni caso, ora però il tempo sta passando e anche abbastanza velocemente. Per cui la risalita verso le posizioni più importanti mi sembra molto lenta, ma si spera sempre in un torneo o in un momento in cui possa raccogliere parecchi punti e avere uno slancio decisivo. In questo momento lui è un giocatore con grande confusione in testa, dubbi, non ha quella sfrontatezza giusta per affrontare certe situazioni.
Se lui non risale come vorremmo, c'è però Bellucci che da tutti viene considerato il nuovo talento. È così?
Nuovo? Quanti anni ha? L'età di Sinner. È un giocatore molto divertente da vedere, sicuramente spettacolare, sta facendo dei grandi progressi, ma non dimentichiamoci che si è affacciato solo adesso nei primi 100, per cui la strada da percorrere è tanta. Certo, il fatto che abbia battuto Medvedev non è scontato, anzi, gli darà una grande fiducia ma già oggi contro Tsitsipas c'è la prova del nove. La stagione è lunga, come è lunga la strada che deve percorrere per risalire, ma è certamente di buon auspicio il fatto che sia partito così bene. È il campo che parla: che sia divertente non si discute, come non si discute che abbia delle grandi qualità, ma poi bisogna vincere le partite.
Sentire te che inviti alla calma è quantomai singolare.
Serve calma, perché si fanno tragedie non appena uno perde una partita. Non oso immaginarmi che cosa potrebbe succedere se Sinner dovesse mai perdere un quarto di finale: la nazione andrà in depressione e secondo me anche il Papa. Ieri Rune ha perso anche ieri contro uno spagnolo che non aveva mai visto i quarti di finale. Eppure, ha perso due set a zero: questa è la dimostrazione che bisogna andare sempre con i piedi di piombo.
A proposito di Sinner, che ha dato forfait a Rotterdam ora è oggetto di una nuova polemica perché andrà a fare un'esibizione a Las Vegas.
Sì, ma quella era già programmata e poi è tra venti giorni, è a marzo. Perché la gente non si fa gli affari suoi? Allora, ha detto di no a Mattarella perché doveva assolutamente riposarsi. È stato due giorni con la famiglia, non è che ha detto “vado a farmi la settimana bianca” come in molti hanno scritto. È andato due giorni a casa sua, è normale che stia lì con la mamma e poi è ovvio che si metta gli sci ai piedi e faccia anche una sciata. Ma si doveva riposare di testa, non solo fisicamente. Non può stare dietro a tutti. Ci sono momenti in cui l'atleta deve pensare anche a farsi gli affari propri, a stare con la famiglia, a fare le proprie cose. Non può sempre fare i selfie con i politici o qualsiasi altra cosa. E poi, lui è tornato martedì dall'Australia. Doveva, appena atterrato, cambiare valigia, andare a Roma, dormire a Roma martedì sera, e mercoledì passare tutta la giornata a Roma con tutto ciò che ne consegue. Ma non è possibile. La gente dovrebbe capirlo.
Alcuni però lo hanno attaccato.
Uno ce l'ha con lui perché ha la residenza a Montecarlo, uno perché non parla bene italiano, uno perché ha saltato le Olimpiadi, e così via. Ma non si può vivere così, non è giusto. Noi non tuteliamo, anzi.
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Come preserviamo un ragazzo così?
Lasciandolo in pace, tranquillo. Perché il ragazzo non sbaglia praticamente niente, né in campo né fuori dal campo. È il numero uno al mondo. Dobbiamo solo essere orgogliosi di avere un fenomeno del genere che è nato da questa parte delle Alpi, e non dall’altra parte del mondo. Ci pensa lui, basta lasciarlo stare, l’importante è che in campo lui vinca. Non deve andare a fare lo show, non deve andare a cantare a Sanremo, non deve andare a Roccaraso con quell’altra. Lui deve pensare ad allenarsi, giocare a tennis e vincere. Questo è il suo obiettivo ed è quello che sa fare.
Per chi non lo sapesse nel podcast “La telefonata” c’è il “club degli scienziati”, in cui tu e Panattone, il soprannome che gli hai dato, stavate recentemente per inserire Alcaraz.
Lì è Adriano che è sempre un po’ esagerato (ride ndr). È giovane, dobbiamo aspettare, anche perché altrimenti il club sarebbe troppo popolato, mentre deve essere un circolo esclusivo. Gli “scienziati” sono quelli che sul campo da tennis ragionano poco, sono molto distinti, ma l’aspetto tattico conta tanto. In uno sport dove non c'è scontro fisico, ma dove il linguaggio del corpo, l’atteggiamento, la componente mentale fanno la differenza, ci sono alcuni giganti come Nadal, Djokovic e lo stesso Sinner, che sono qualcosa di extraterrestre. Poi ci sono quelli che hanno talento e qualità fisiche per stare con loro, ma sprecano tutto perché non prestano attenzione alla parte tattica. Il tennis non è solo tirare forte. Se tiri forte e la palla entra è meglio, ma la tattica è fondamentale.
Alcaraz recentemente si è espresso su Sinner in modo molto deciso: è lui il migliore. Era tattica o lo pensava davvero?
Io credo che sia molto onesto. È il numero uno del mondo, ha 4.000 punti di vantaggio, ha vinto gli ultimi due Slam, il Master di Torino, la Coppa Davis. Come fai a non elogiarlo? Non puoi dire che è stata solo fortuna, che non meritava o che gli arbitri lo hanno favorito. Ha vinto e quindi è nettamente più forte degli altri al momento. Poi, può essere che fra due o tre mesi cambi, lo sport è bello proprio per questo, perché non ci sono certezze. Un anno fa, Alcaraz aveva 2.000 punti di vantaggio su Sinner, e infatti avevo scritto questo: “Non sono proprio vicini, 2.000 punti vuol dire uno Slam”. Ora la situazione si è invertita, ci sono 4.000 punti a favore di Sinner, quindi non può che elogiarlo.
Sinner deve temere più Zverev o Alcaraz?
Alcaraz. Zverev ha provato a migliorare in certi settori, ma ha perso 3-0. Questo ci fa capire che la forbice è rimasta la stessa, o che addirittura si è ampliata. Alcaraz ha un potenziale tecnico enorme, incredibile. Forse è anche un limite.
In che senso?
Quando sai fare troppe cose, se non riesci a combinare tutto il tuo potenziale tecnico, finisce che fai confusione. Ma quando tutto funziona, è ingiocabile. Però, naturalmente, non tutte le giornate sono uguali. Ci sono giorni in cui una parte del gioco non funziona, un giorno c'è un dolore, un altro giorno c'è troppo vento o il sole che dà fastidio. In questi momenti, la forza mentale fa la differenza. Su questo punto, Alcaraz è ancora indietro rispetto a Zverev.
Divario che però si accorcerà qualora il caso del doping Clostebol dovesse andare male per Sinner.
Per forza, se uno non gioca e l’altro gioca, il divario si accorcia. Se cominciano a togliergli 1.000 punti a settimana, non ci vuole molto, ma non voglio neanche pensarci. Dobbiamo aspettare. Finalmente sappiamo quando ci sarà la riunione, ma poi c'è chi dice che il risultato arriverà dopo 40 giorni, chi dice dopo una settimana. Come sempre, brancoliamo nel buio.
Nel dietro le quinte, com’è il rapporto con Nicola Pietrangeli? I giornalisti spesso parlano di dissidi o frecciatine, ma è così?
Nicola è fatto così. Ha una certa età, ed era già così anche prima, non può migliorare col tempo. Ha questo ego smisurato, che rende difficile cambiare. Ma guardate che con Nicola c’è profondo rispetto, perché è stato un grande campione. Quando ha compiuto gli 80 anni, ho scritto un articolo sulla Gazzetta, e lui mi ha chiamato per ringraziarmi. Ho scritto quello che pensavo, perché per me è stato un grandissimo giocatore. Un capitano, però, non eccelso. Come giocatore era un fenomeno, ma come capitano, se c'era una torta da dividere tra cinque, lui tendeva a prenderne metà e lasciare solo una fettina piccolissima agli altri. E questo, quando siamo tutti insieme, non va bene.
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