Non fanno in tempo a finire gli attacchi dall’esterno, vedi la sortita assurda di Federica Pellegrini che l’ha chiamato in causa, che subito ricominciano dall’interno. E non da una voce qualsiasi, ma da Serena Williams in persona. La leggenda del tennis femminile, 23 Slam in bacheca, appena inserita dal Time tra le 100 persone più influenti del mondo, ha parlato anche di lui: di Jannik Sinner, della sua sospensione per Clostebol, del ritorno in campo previsto per il 4 maggio. E, naturalmente, ha detto la sua. Perché tanto, anche se Sinner sta zitto e si allena in silenzio, non riescono a smettere di parlare di lui. “Adoro questo ragazzo, è un grande. Ma se l’avessi fatto io, mi avrebbero dato 20 anni. Siamo onesti. Mi avrebbero tolto il Grande Slam”, ha detto la Williams nell’intervista a Time. Prima il miele, poi l’affondo. Perché sì, Jannik lo stima, lo segue, lo considera un talento straordinario: “Ha una personalità fantastica. Amo questo ragazzo, amo come gioca. È un grande per questo sport”.

Ma poi arriva la precisazione, quella che sottintende più di quanto dica: “Non voglio abbattere nessuno, sono stata messa così tanto in cattiva luce nella mia carriera che non voglio farlo a mia volta. Però…”. E quel “però” pesa come un macigno. Perché Serena non si limita a tirare in ballo sé stessa, ma va a cercare il precedente più spinoso e controverso di tutti: Maria Sharapova, fermata nel 2016 per l’uso non dichiarato di Meldonium. “Non posso fare a meno di pensare a Maria. Non posso fare a meno di provare compassione per lei”. Un parallelo tutt’altro che neutro, che fa capire cosa Serena pensi davvero: se fosse toccato a lei o ad altre tenniste, forse la Wada non sarebbe stata altrettanto clemente. E così, mentre Sinner cerca solo di tornare a giocare, si trova costantemente al centro del ciclone. Prima la Pellegrini, che se ne era uscita dicendo che “la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi. Non tutti sanno come funziona per un atleta soggetto a controlli antidoping a sorpresa e in competizione tutto l'anno. Bisognerebbe spiegare questa cosa per spiegare il caso Sinner”.

Poi Serena, che pur partendo da posizioni più moderate, rimette in discussione la vicenda. Tutto questo quando lui, semplicemente, si sta allenando in silenzio dopo mesi di stop e veleni. E allora la domanda è: perché non riescono a smettere di parlare di lui? Perché anche quando tace, anche quando non concede una parola, Sinner resta il bersaglio, il simbolo, l’ossessione. Il suo ritorno agli Internazionali d’Italia, da numero uno del mondo, è atteso come una rinascita. Ma intorno a lui si sta già riformando la nebbia. Serena Williams ha tutto il diritto di dire la sua. Ma resta il fatto che, ancora una volta, non si parla del tennis di Sinner, ma solo della sua sospensione. Eppure, il conto alla rovescia è finito. Il 4 maggio si torna a giocare. E quando Jannik tornerà a colpire quella palla sul Centrale del Foro, la risposta, ancora una volta, la darà con la racchetta. Forse è anche per questo che non smettono mai di nominarlo.