Il ritorno del re è vicino. Jannik Sinner, dopo tre mesi di stop forzato per la squalifica legata al caso Clostebol, è tornato in campo. O meglio: nei circoli affiliati alle federazioni, quelli dove ora può finalmente allenarsi anche con colleghi professionisti. Il primo passo verso il grande rientro agli Internazionali di Roma, dove dal 7 maggio tornerà a giocare una partita ufficiale. Dopo 90 giorni d’assenza, inizia il conto alla rovescia. E lo fa in un clima da attesa, con il tennis italiano che trattiene il fiato e Carlos Alcaraz che già lo chiama all’appuntamento: “Tutti si aspettano una finale con Jannik”, ha detto lo spagnolo, fresco campione a Montecarlo. Ma intanto, dov’era finito Sinner? Il tam tam monegasco non si è fermato un attimo: “È in palestra”, “si allena a Cap d’Ail”, “ha affittato un campo privato”, “è tornato a casa sua a San Candido”. Tutto e il contrario di tutto. Perché nel frattempo Jannik aveva cambiato zona: non più “da Cova, giù al mare”, ma in un appartamento di proprietà, più appartato, sempre a Montecarlo. Prima in affitto, ora padroncino, con un occhio agli investimenti: 39 milioni di dollari di prize money accumulati fin qui, senza contare sponsorizzazioni, diritti d'immagine e i sei milioni incassati per l’esibizione a Riad. La ciliegina sull’Iban.

Fino a qualche giorno fa si è allenato in una villa privata, lontano dai riflettori. A Cap d’Ail, zona blindatissima, accompagnato dal team. Gli sparring partner? Si è parlato di Dominic Thiem, suggestione subito stoppata dal tesseramento ancora attivo con la federazione austriaca. Si è fatto anche il nome di Roberto Marcora, il primo avversario battuto da Jannik in una finale Challenger a Bergamo nel 2019. Poi il silenzio. Solo ieri, al Country Club, lo hanno rivisto: le restrizioni sono cadute, anche quella che gli vietava di colpire palline con altri giocatori professionisti. Sinner è tornato. Sul serio. Da oggi gli allenamenti diventano ufficiali. In palestra, certo. Ma anche sul campo. Tempo permettendo (le previsioni danno ancora pioggia) Jannik ha ricominciato a lavorare sulla terra del Country Club. Lo stesso campo dove si è appena concluso il torneo vinto da Alcaraz. E dove il suo team, dopo un weekend off, si è finalmente ricompattato: Vagnozzi è tornato, Cahill ha lasciato il golf club di Cannes, Panichi e Badio si sono messi a disposizione. Un’intera macchina rimessa in moto. Perché adesso il tempo stringe.

La domanda resta: sarà forte come prima? Allenarsi in villa è servito a mantenere la condizione, ma non è abbastanza per simulare un match vero. Eppure, chi lo ha visto racconta di un Jannik più carico che mai. “Questo stop mi ha fatto bene”, ha detto a Merano, ricevendo un premio. “Avevo tanta pressione, difficoltà. Ho fatto cose diverse, ora mi sento bene”. Il rischio è perdere il ritmo partita. Ma la voglia di ricominciare, quella no. È intatta. Forse anche più forte. E allora, chi sceglierà come sparring partner per tornare al top? Perché qui entra in gioco la partita dentro la partita. Berrettini o Musetti? I due rivali-amici, i due pezzi grossi del tennis italiano, sono entrambi a Montecarlo. O quasi. Matteo ha rinunciato a Monaco di Baviera e ha qualche giorno libero. Ha battuto Zverev, ha fatto un favore a Sinner (grazie a quella vittoria Jannik sarà ancora numero 1 a Roma), e ha lanciato segnali: “Ci siamo sentiti, se ha bisogno io ci sono”. Quale occasione migliore per una sessione di allenamento insieme?

Anche Musetti è ancora in zona, ma fermo per un fastidio al retto femorale. Il carrarino, finalista a sorpresa del Masters 1000, ha dato spettacolo, ma ha bisogno di qualche giorno di stop. E allora il campo si restringe. Il Country Club è semivuoto, tra Barcellona e Monaco di Baviera molti giocatori sono altrove. E se toccasse proprio a Berrettini dare il ritmo giusto a Sinner? Come un anno fa, quando si allenarono insieme prima della stagione sul cemento americano. Allora fu Berretto a definirlo “una molla per tornare in alto”, e Jannik rispose da Melbourne: “Matteo mi ha sempre aiutato, sarò pronto a dargli una mano”. Fratellanza tennistica. Ecco perché ogni dettaglio conta. Il ritorno sui campi non è solo allenamento, è anche scelta di campo. L’Italia del tennis lo aspetta come una rockstar.