Quando non c'è ordine serve un uomo come Paolo Bertolucci per riportarlo. Competente, tosto ma mai fuori posto, netto e preciso. Questo il modo in cui si esprime l'ex campione e oggi volto di Sky e penna della Gazzetta dello Sport, quando analizza lo sport e, più nel dettaglio, lo sport che ama. Gli abbiamo chiesto tutto: perché Matteo Berrettini sembra non riuscire a rialzarsi definitivamente? E a Lorenzo Musetti cosa manca? Per Jannik Sinner, invece, sono gli altri a rendergli la strada in discesa o è lui un fenomeno come non ne avevamo dai tempi di Rafa e Roger? Sì, Alcaraz può impensierirlo, ma se non trova la costanza per il numero uno al mondo non ci sono rivali. E poi l'addio di Djokovic, il rispetto per un campione che ci ha dato tanto, e quel momento in cui lui, lo stesso Paolo, ha capito che era ora di dire basta. Ecco le risposte che ci ha dato seguendo sempre lo stesso fil rouge: quello della sagace impertinenza.

Paolo, che succede a Berrettini? Ogni volta tutti diciamo “è il momento giusto”, poi però non arriva. È come se non riuscisse a superare una soglia.
Guardate, fisicamente sta bene, però non riesce a tornare ai livelli pre infortunio. Non è facile tornare a quel livello, perché era molto alto, tra i primi dieci del mondo. E lui, obiettivamente, adesso dà l'impressione che gli manchi sempre un centesimo per fare un euro. Arriva lì lì e poi non va avanti. Fermo restando che ha perso contro Tsitsipas, però il miglior Tsitsipas degli ultimi due anni. Nel senso che è tornato a essere un giocatore dopo un anno e mezzo di buco completo. E infatti ricordiamoci la sua dichiarazione, quella di Berrettini, in cui, dopo la partita, ha detto di essere abbastanza deluso della sua prestazione e che servirebbe il Berrettini di due anni fa per fare partita con questo Tsitsipas. Difatti ha fatto cinque punti in risposta, non è assolutamente pensabile. Siamo ancora lontani e passa il tempo. Io pensavo, sinceramente, che risolti i problemi fisici, lui fosse più avanti nei compiti che vengono dati a casa. Invece, mi sembra che il ragazzo sia ancora parecchio indietro. Ripeto, fermo restando che Tsitsipas è tornato a essere un giocatore di altissimo livello.
Ma cosa possiamo aspettarci ora prima dei tornei da Berrettini? Cioè, arriverà la svolta?
Bisogna sperare, però è ovvio che più passa il tempo più le possibilità diminuiscono. Questo naturalmente per rivederlo ad altissimi livelli. Però io credo che possa tranquillamente trovare il metodo e il sistema per, se non altro, collocarsi tra i primi venti. È un giocatore che potenzialmente vale il numero venti del mondo, senza dover fare miracoli.
E Musetti? Tanti, tra cui Pietrangeli, ritengono giochi il miglior tennis. Eppure, sembra non avere mai anche lui lo scatto che invece in Berrettini abbiamo visto.
Sì, ma questo capita. Ci sono altri giocatori come Shapovalov, come poteva essere prima lo stesso Gasquet. È un giocatore dotato di un braccio e di una tecnica sicuramente da livello assoluto, ma questo lo diciamo da anni. Come diciamo da anni che il ragazzo è ancora giovane e che quindi c'è tempo e modo per migliorare. Però, l'altro giorno ha perso con un giocatore francese che, nonostante lui sia giovane, ha due anni di meno. Quando cominci a perdere con giocatori di età inferiore, qualche domanda bisogna cominciare a farsela.
Perché?
Finché perdi con quelli che hanno due o tre anni più di te, che hanno una classifica migliore, ci può stare. Quando invece cominci a perdere con quelli più giovani, che in classifica ti stanno dietro, forse bisogna farsi delle domande. È bellissimo vederlo giocare, ha un rovescio meraviglioso, anche fisicamente sta molto bene in campo. Poi però, quando vai a stringere, pure avendo già fatto semi a Wimbledon, quindi ottimi risultati, però anche a lui manca sempre un qualcosa per entrare nei primi dieci che dovrebbe essere sicuramente alla sua portata, visto il talento.
A proposito di declini, tu hai parlato nel tuo editoriale della condizione di Djokovic, definendolo un declino che fa male. Forse lui non riesce a cedere lo scettro, ad arrendersi?
Bisogna partire dal presupposto che questo vale per tutti i più grandi campioni di tutti gli sport. Scegliere il momento nel quale dire basta è la cosa più difficile che esista, perché evidentemente vogliono ancora provare quell’adrenalina, seguire la passione. E purtroppo abbiamo visto come anche Nadal, l'anno scorso, si sia un po' trascinato. E alla fine fa male vedere Nadal che perde 6-3 6-3 sulla terra battuta per chi invece ha avuto la fortuna di vederlo all'opera nel momento migliore. Questo vale per Djokovic, 24 Slam, che però, a parte le Olimpiadi, è lontano, lontano, lontano. Cambia allenatore, prova tutte le opzioni, però poi c'è una carta di identità che ti presenta il conto.

Però da fuori non sono pochi a dire che dovrebbe smettere.
Sono tutti fenomeni, ma non puoi assolutamente capire che cosa prova un campione quando si rende conto che non è più competitivo come prima, che in certe partite gli scivola la mano, e diventa matto perché sono partite che lui, fino a poco tempo fa, era capace di rovesciare in due secondi, mentre adesso non gli riesce più. Non ha più la continuità mentale, perché non è tanto quella fisica. Si imbatte in errori incomprensibili, è un momento veramente delicato e bisogna rispettare i tempi senza sindacare. Se fa male non guardatelo, però va rispettato per tutto quello che ha fatto, per tutto quello che ha dato, per tutto quello che ci ha fatto vedere. Merita profondo rispetto, e quindi è giusto che siano questi grandi campioni a decidere quando smettere.
Tu quando hai capito che era il momento di dire basta?
Io ho anticipato, un anno prima ho deciso: “il prossimo sarà il mio ultimo anno” mi sono detto. Quindi ogni volta che giocavo a Buenos Aires, piuttosto che a Richmond o a Monte Carlo, sapevo che quella, in caso di sconfitta, sarebbe stata la mia ultima volta che avrei fatto la doccia in quello spogliatoio e giocato su quel campo.
Ti sei mai pentito? Hai mai avuto momenti in cui guardandoti indietro hai detto “potevo giocare ancora”?
No, perché quando ti alzi al mattino e hai dolori in tutto il corpo, da tutte le parti e fai sempre più fatica a metterti in piedi e ti pesa sempre di più fare la borsa, che è come per un impiegato andare in ufficio, quando non hai più la gioia di preparare tutto per andare a giocare a tennis, quando non c’è più l'eccitazione anche dell'allenamento, ecco, vuol dire che devi smettere. Io ho provato quelle cose lì e ho deciso di smettere. Però non sono stato un fenomeno come loro, quindi non so come ragionano. Poi ognuno è diverso: non sono simili le persone da Roma a Milano, figuriamoci un serbo da un spagnolo piuttosto che da un francese.
Sinner, invece, ha battuto l'ennesimo record, ma quello che qualcuno si chiede è se sia lui troppo forte o se gli avversari non siano all’altezza. Che cosa risponderesti?
Ci sono momenti ed epoche: alcune in cui c'è una miriade di grandissimi nati nell'arco di due o tre anni. Poi magari c'è un buchetto generazionale di tre o quattro anni, poi tornano altri grandi campioni. Ci sono le annate come per i vini: il momento in cui hai Federer, Nadal, Djokovic, Murray, e dentro ci metti Wawrinka, Berdych, Tsonga, Ferrer. Capisci che era un'epoca micidiale nella quale era praticamente impossibile superare i quarti di finale. Questi otto qui non potevi scalzarli.
Però sembra che Sinner non abbia il suo Nadal.
Adesso non ci sono tutti questi campioni, perché c'è un Djokovic in declino, uno Zverev che a quanto pare nel momento in cui doveva spiccare veramente il volo, mi sembra sia caduto e si sia fatto male da solo, e poi c'è Alcaraz con i suoi alti e bassi, e gli altri sono lontani. Secondo me, se avesse potuto giocare in questo periodo, avrebbe fatto strike. Poteva veramente arrivare alla terra battuta da imbattuto. Però vediamo, magari fra un anno o due, insieme a Fonseca, ne vengono fuori altri tre o quattro che al momento non riusciamo ancora a intravedere.
Quindi oggi nemmeno Alcaraz è il degno avversario di Jannik?
Sì, ma è incostante. Alcaraz vincerà sicuramente grandi tornei, però per sedere sul trono, i punti li devi fare tutte le settimane, come fa Sinner. Lui invece una settimana fa 1000 punti e quella dopo ne fa 0. Sinner ne fa 800 una settimana e 800 l'altra, quindi Carlos è sempre indietro.