Vincenzo Santopadre è come al solito molto diretto. Il coach che per anni ha accompagnato Matteo Berrettini nel circuito e che oggi segue il talento francese Luca Van Assche ha parlato al Corriere dello Sport, affrontando alcuni dei temi più caldi del momento. Dalla causa intentata dalla Ptpa di Djokovic contro Atp, Wta e Itf, fino al ritorno di Sinner e alle difficoltà di Alcaraz, il tecnico romano ha messo a fuoco un problema di fondo: troppi tennisti si perdono nelle lamentele anziché concentrarsi sul proprio percorso. Per lui, la situazione è chiara: “Credo che, tante volte, i giocatori si lamentino troppo in fretta. Se per alcuni, in un torneo, nove cose su dieci non vanno bene, forse sono le analisi a dover essere più equilibrate. A Madrid, ad esempio, c’è un problema con i campi di allenamento: è giusto farlo notare, ma è così per tutti e non deve creare un turbamento che ti condizioni. Il campo alla fine è anche un’espressione di come si vive la vita”. Un concetto che racconta perfettamente l’approccio con cui Santopadre ha sempre vissuto e insegnato il tennis: razionalità, capacità di adattamento e un senso pratico che troppo spesso sembra mancare nel tour.

E a proposito di proteste, la battaglia legale della Ptpa è il tema che più sta facendo discutere. Santopadre ha pochi dubbi: “Che io sappia, ne ho parlato con Gaudenzi, l’Atp ha provato più volte a sedersi a un tavolo con la Ptpa ma non ne hanno voluto sapere. Si dovrebbe parlare del bene comune, anche perché sicuramente ci sono delle cose che si possono fare meglio, ma a volte ho l’impressione che ci sia poca curiosità e un po’ di ignoranza. Alcuni tennisti si informano poco e di conseguenza dovrebbero anche parlare poco”. Un’accusa diretta a chi alimenta divisioni senza nemmeno comprendere a fondo le dinamiche che regolano il sistema. L’incapacità di gestire il contesto è un problema più ampio che, secondo Santopadre, investe i giovani tennisti: “Vuoi anche per un contorno particolarmente fuorviante, tante volte questi ragazzi sono in balia delle onde. Sotto certi aspetti quello del tennista è un mestiere molto complicato e questi ragazzi si trovano a farlo senza la struttura per gestire alcune situazioni. Per di più lo fanno in un ambiente dove denaro e popolarità possono farti perdere equilibrio. Questa fatica a trovare stabilità poi si ripercuote anche su risultati e relazioni. Trovare l’equilibrio di un Sinner è qualcosa per pochi”.

E proprio Sinner è il tema più caldo del momento. L’altoatesino è pronto a tornare in campo dopo la squalifica e c’è grande curiosità su come si presenterà. Santopadre non ha dubbi: “Dovrà ritrovare l’abitudine al match, questa è la sfida più grande. Però, dovendo scegliere, non poteva esserci momento più opportuno per questo stop. Sul piano fisico può svolgere un tipo di lavoro che difficilmente avrebbe potuto seguire in una situazione normale. Allo stesso modo, avrà più tempo per preparare la superficie dove finora ha fatto più fatica. Quanto fatto in questi mesi se lo ritroverà più avanti sulla terra”. E a chi polemizza sulla necessità di spazi privati per Sinner agli Internazionali di Roma, Santopadre risponde che “non credo sia un’esigenza, anche perché il giocatore deve andare sul posto di lavoro e lavorare. Poi questa sarebbe ovviamente un’accortezza del torneo e sarebbe una comodità in più. Ma in generale nei tornei già ci sono situazioni per la privacy, anche quella dei super big”.

Chi invece deve ritrovare stabilità è Alcaraz. Lo spagnolo, dopo la sconfitta contro Draper a Indian Wells, ha ammesso di aver gestito male l’avvicinamento al match. Per Santopadre la chiave sta nella gestione mentale: “La gestione delle aspettative è fondamentale per trovare solidità. Rallentare in campo non è automatico, anche perché rischierebbe di sacrificare alcuni dei suoi punti di forza, come le accelerazioni e l’aggressività. Ciò su cui dovrebbe concentrarsi è trovare un maggiore ordine tattico per incanalare meglio il suo estro”. Altro tema spinoso: il futuro di Vagnozzi, rimasto da solo dopo l’addio di Cahill. Santopadre non crede che l’allenatore di Sinner abbia bisogno nell’immediato di una spalla, ma avverte: “Jannik è molto giovane, ma già estremamente consapevole, e lo stesso si può dire di Matteo. Parto da Berrettini, un ragazzo aggiunge una figura nuova solo se pensa possa dargli un beneficio importante, non prende qualcuno per fare numero. Vagnozzi credo che abbia tutte le qualità per gestire Sinner da solo, ma a lungo potrebbe diventare pesante. Trovare una figura con cui dividere il peso e le responsabilità potrebbe essere una scelta utile”.

E a proposito di Berrettini, l’ex numero uno italiano ha scelto di affidarsi unicamente a Bega: una mossa che ha fatto discutere, ma che per Santopadre ha una sua logica. “Se si sente bene così, va rispettato. Ma è chiaro che un supporto più ampio potrebbe dargli una mano a ritrovare continuità”. Infine, lo sguardo al futuro. Chi potrà davvero avvicinarsi al livello di Sinner? “La carriera di un tennista è come il grafico di un elettrocardiogramma: non è mai piatto, ci sono alti e bassi. Basta poco per vincere o perdere una partita, a meno che tu non sia di un altro livello come Jannik. Lo scorso anno mi aveva sorpreso Zverev. Adesso, tra i vari Fritz, Rublev, Medvedev e altri, non vedo spiccare nessuno, credo si alterneranno spesso. Quello che vedo meglio è Draper, non perché abbia vinto, ma perché i suoi periodi difficili sono stati influenzati da problemi fisici. Lui ha margini per farsi strada”.