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Per Vincenzo Santopadre, Matteo Berrettini non è stato solo un allievo, ma un vero e proprio figlio, sportivo e non solo. L’ha allenato per tredici anni, l’ha visto crescere fino alla finale di Wimbledon e al best ranking da numero 6 del mondo. Poi le strade si sono divise, ma il legame resta fortissimo. Nessuno conosce Matteo, dentro e fuori dal campo, meglio di lui. Ed è per questo che oggi, mentre Berrettini è tornato in top 30 e si prepara all’esordio a Dubai contro Gael Monfils, il suo ex coach non ha dubbi e su Repubblica parla di lui: “Questo è solo l’inizio”. Ma Santopadre sa bene che tornare tra i primi dieci è una missione complicata. “I migliori dieci sono più di dieci, perché la competizione è feroce e il livello medio del circuito è salito tantissimo”, spiega. “Matteo ha le qualità per stare in alto, ma deve ritrovare continuità. La vittoria su Djokovic a Doha è stata fondamentale: la sensazione è che sia di nuovo affamato, che abbia ritrovato il gusto della competizione. Il suo talento non è mai stato in discussione, è sempre stata una questione di fiducia e di fisico. Ora ha una nuova chance e deve coglierla”.
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Certo, dopo quell’impresa è uscito ai quarti, ma per il coach è un buon segnale: “Sono sicuro che si sia mangiato le mani, e questo è positivo. Se sei ancora arrabbiato per una sconfitta, significa che hai ancora fame. Lo conosco bene, so quanto ci tiene. Ogni partita per lui è una possibilità di crescita e quando sente che poteva dare di più, non si accontenta”. Poi sottolinea che Berrettini non è Sinner: “Jannik ha una mentalità fuori dal comune, una freddezza incredibile. Lo paragono solo a Nadal e Djokovic. È incredibile come riesca a gestire ogni situazione con lucidità, senza mai perdere il focus. Penso che resterà al vertice a lungo perché ha la capacità di isolarsi da tutto il resto. Berrettini ha un carattere diverso, più istintivo, ma anche lui ha un potenziale enorme”. Eppure, Matteo può dire la sua su tutte le superfici, non solo sull’erba. “Lui nasce ‘terraiolo’. Ha fatto semifinale agli Us Open e in Australia, quarti a Roma e Parigi. Gli Internazionali d’Italia potrebbero essere un momento chiave per la sua stagione. È casa sua, sente il calore del pubblico e questo gli dà una spinta in più. Può fare bene ovunque, ha solo bisogno di giocare con continuità e senza intoppi fisici”.
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Santopadre ha parlato anche del caso Clostebol: "Sinner col doping non c’entra nulla, questo è chiaro. Ma è un’ombra per il movimento, un fastidio che non avrebbe dovuto nemmeno esistere. Purtroppo, la regola della responsabilità oggettiva lascia poco margine”. Eppure, la solidarietà nel circuito è mancata: “Mi ha sorpreso il silenzio di tanti giocatori. Questi ragazzi si conoscono da quando erano bambini, ma raramente sono amici. Oggi è aumentato il business, ognuno sta nella sua bolla, circondato dallo staff. Una volta c’era più cameratismo, più condivisione. Per fortuna c’è ancora qualcuno di diverso, come Matteo, che ha un rapporto vero con Sinner e Sonego”. E mentre Berrettini si prepara al torneo di Dubai, Jannik si concede un break diverso. Dopo un po’ di relax a Sesto, tra famiglia e sci, il numero uno del mondo è sbarcato alla Milano Fashion Week. Ospite di Gucci, brand di cui è ambassador, ha assistito alla sfilata accanto ad Anna Wintour, Jessica Chastain e Massimo Bottura. E, infatti, secondo Santopadre “Jannik è ormai una star globale, dentro e fuori dal campo. E la cosa incredibile è che tutto questo non lo tocca minimamente. Lui rimane concentrato su quello che deve fare, ha una maturità incredibile. È un esempio per tanti”. Vola Jannik, vola. E The Hammer sì, devo tornare in vetta.