Jannik Sinner non è più solo un tennista, è un fenomeno di massa. Un’icona che l’Italia intera ha adottato con un affetto senza precedenti, travolgente, totalizzante. E mentre Roma si prepara ad accoglierlo agli Internazionali Bnl d’Italia, il primo torneo in cui tornerà a giocare dopo la sospensione, c’è chi suona l’allarme: “Jannik in Italia non può più vivere”. Le parole sono del presidente della Fitp Angelo Binaghi, che di numeri uno ne ha visti passare, ma mai un caso come quello di Sinner. Perché l’altoatesino è troppo disponibile, troppo presente, troppo accessibile. “Non si sottrae a questo amore”, spiega Binaghi, “ma proprio per questo va protetto”. E così, il Foro Italico sta cambiando pelle per accogliere il suo nuovo sovrano. Tra le novità, tre nuovi campi, tra cui la Supertennis Arena da 3.000 posti, e soprattutto una lounge privata per Sinner e il suo staff.

Non dormirà lì, ma avrà un’area riservata, lontana dal bagno di folla che lo aspetta. Un “fort apache”, come lo chiama Binaghi, costruito apposta per lui, sulla scia di quanto già richiesto in passato da Novak Djokovic. Perché questa volta il Foro Italico rischia di esplodere, con un’attenzione mai vista prima nella storia del torneo. L’ultima volta che si è vista una scena simile è stato per l’addio di Rafa Nadal, quando migliaia di tifosi si sono accalcati sotto il ponte che collega l’area giocatori al Centrale. Ma questa volta non si tratterà di un addio, bensì di un ritorno epocale. Il punto è proprio questo: Sinner è amato come mai nessun tennista italiano prima di lui, e questo amore potrebbe diventare un peso. Perché una cosa è essere il re di Roma per una settimana, un’altra è esserlo per sempre. Ma mentre la città eterna si prepara alla sua incoronazione, l’ombra del caso Clostebol è tornata a farsi sentire.

Dopo mesi di polemiche sulla gestione della vicenda, l’Itia ha preso parola per difendersi dalle accuse di scarsa trasparenza. “I problemi di comunicazione sul caso Sinner hanno creato fraintendimenti”, ha spiegato Karen Moorhouse, direttrice generale dell’agenzia antidoping del tennis. “Si è creduto erroneamente che annunciassimo test positivi, ma in realtà comunicavamo solo sospensioni provvisorie”. Tradotto: Sinner ha presentato ricorso entro i dieci giorni previsti e lo ha vinto; quindi, la sua sospensione non è mai stata ufficialmente annunciata. Se l’Itia avesse fatto diversamente, avrebbe violato le sue stesse regole.
Ma qualcosa potrebbe cambiare: “Sì, in futuro potremmo modificare questa norma”, ammette Moorhouse. E per quanto riguarda il suo staff? Alcuni hanno puntato il dito contro Giacomo Naldi e Umberto Ferrara, oggi preparatore atletico di Matteo Berrettini, sostenendo che avrebbero dovuto subire delle conseguenze. Ma la risposta dell’Itia è netta: “La maggior parte delle violazioni antidoping implica un’intenzione di doparsi. Secondo la consulenza legale ricevuta, nel caso Sinner non c'era alcuna giustificazione per perseguire penalmente nessun membro del suo entourage”. Caso chiuso, fine delle polemiche. Adesso tutto si sposta su Roma, dove Jannik è pronto a rientrare e prendersi di nuovo la scena. L’ottavo re di Roma è già leggenda. Ma per rimanerlo, deve proteggersi dal suo stesso regno.