Jannik Sinner mette un punto fermo a una vicenda che ha tenuto in bilico il mondo del tennis: il caso Clostebol. Stop alla battaglia legale, nessuna sentenza dal Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas). Il numero uno del mondo, consigliato dal suo team legale, ha scelto la via dell’accordo con la Wada, l’Agenzia Mondiale Antidoping, accettando una sospensione di tre mesi. Una decisione sofferta, ma strategica, che gli consentirà probabilmente di scendere in campo agli Internazionali di Roma, il palcoscenico del grande riscatto.
L’accordo, ufficializzato con un comunicato dalla stessa Wada, sancisce che Sinner resterà fermo dal 9 febbraio al 4 maggio 2025, potendo però riprendere gli allenamenti già dal 13 aprile. Una squalifica breve, ma significativa: il numero uno al mondo salterà quattro tornei di prestigio – Indian Wells, Miami, Monte-Carlo e Madrid – ma potrà sulla carta tornare a far vibrare le corde della sua racchetta al Foro Italico, tra il calore del pubblico italiano e l’eco del tifo di un Paese intero.
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Il caso, ormai noto, risale alla positività al clostebol riscontrata nel marzo 2024. Dalle prime fasi dell’inchiesta, era emersa con chiarezza l’assenza di dolo: nessuna intenzione di barare, nessun vantaggio competitivo. Dopo la prima assoluzione però la Wada aveva fatto ricorso: ha riconosciuto l’estraneità morale dell’atleta, attribuendo l’incidente a una negligenza del suo entourage, eppure, come recita il rigido codice antidoping, ha ritenuto l’atleta è responsabile per il proprio staff.
Jannik ha scelto la strada più conservativa: chiudere la disputa prima della sentenza del Tas, evitare il rischio di una squalifica più lunga (si parlava di minimo un anno, forse anche due) e preservare il suo futuro sportivo. Una mossa che sa di pragmatismo e lucidità, anche se come al solito le polemiche non mancheranno.
“Questa vicenda mi tormentava da quasi un anno – ha dichiarato Sinner in un comunicato – e il processo sarebbe potuto durare ancora a lungo, con una decisione forse solo alla fine dell'anno. Ho sempre accettato di essere responsabile del mio team e riconosco che le rigide regole della Wada sono una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base, ho accettato l'offerta della Wada di risolvere il procedimento con una sanzione di tre mesi”.
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