Ok, si casca sempre lì: Marc Marquez vs Valentino Rossi. Solo che quella maglia dell’Argentina con cui l’otto volte campione del mondo della MotoGP e oggi pilota Ducati s’è fatto fotografare a Buenos Aires ha inevitabilmente evocato ricordi. Ricordi di quando nei box della MotoGP c’era un certo Diego Armando Maradona in persona, ospite di un Valentino Rossi all’apice della sua carriera e pronto a salire sul podio con la maglia del mito assoluto del calcio. Poi è passato qualche anno e qualcosa di molto simile l’ha ripetuto Pecco Bagnaia, presentandosi in Argentina, alle porte del circuito, con addosso quella stessa maglia e quello stesso numero nel frattempo ereditati da Messi. Finita? No, perché nel 2023 – sapendo che nell’aria poteva esserci una vittoria di Marco Bezzecchi – Andrea Migno e quelli della VR46 procurarono la stessa maglia per l’allora pilota del Team Money VR46, regalandogliela con tanto di autografo proprio ai piedi del podio.

Ora a giocarsela sull’asse calcio e MotoGP ci ha pensato anche Marc Marquez, che è arrivato in Argentina in anticipo rispetto ai colleghi e s’è prestato – in perfetta linea con la massiccia “operazione immagine” che ha fatto partire da qualche anno – a qualche intervista e qualche foto con addosso la maglia della Celeste. E, manco a dirlo, c’è chi ci ha visto una provocazione da parte del 93. Provocazione o meno, però, non è certo quello dell’originalità il record che Marc Marquez potrà battere a Termas de Rio Hondo, visto che le statistiche raccontano di un appuntamento decisamente importante per lui in questo ritorno in Argentina. Non sarà solo questione di look o punti in palio in un normale fine settimana di gara, ma di superare i limiti imposti dai grandi del passato, come Angel Nieto, e di avvicinarsi ulteriormente ai giganti del motociclismo mondiale come Valentino Rossi e Giacomo Agostini.
Con 89 vittorie già sotto il suo nome, infatti, Marquez è a un soffio dal record di 90 vittorie di Nieto, un traguardo che potrebbe essere raggiunto in Argentina, dove ha già trionfato in passato. "Sono particolarmente felice di tornare a correre in Argentina - ha dichiarato Marquez, intercettato a Bueons Aires da motorsport.com - non gareggio su questo circuito dal 2019, anno in cui ho ottenuto una bella vittoria. Comunque, con tutto quello che ho passato, io mi sento già campione del mondo”. Un modo anche un po’ “parac*lo” per dire che dei record gli interessa poco e che, al di là di quello che succederà e dei punti che riuscirà a mettersi in tasca, la consapevolezza di essere ancora più che competitivo è già di suo una gran vittoria per lui. Oltre a Nieto, ora, Marquez è in lizza per eguagliare o superare altri record significativi. Un piazzamento sul podio in Argentina lo porterebbe a pareggiare con Jorge Lorenzo per il numero di podi in carriera, con 152 festeggiamenti. Questo lo posizionerebbe tra i più grandi piloti della storia, accanto a Dani Pedrosa, Giacomo Agostini e Valentino Rossi, quasi irraggiungibile con un totale di 235 podi.
Il passaggio dalla Honda alla Ducati ha segnato un nuovo capitolo e il suo adattamento alla Desmosedici è stato incredibile da subito. "Quando sono passato dalla Honda alla Ducati –ha raccontato - sono rimasto sorpreso dalla potenza e dal grip di questa moto e ho cercato di adattarmi il più velocemente possibile a un nuovo stile di guida, più morbido e pulito e meno aggressivo”. Servirà anche in Argentina? Probabilmente sì, visto che Pecco Bagnaia ha già dimostrato in passato che la Desmosedici non ama essere strapazzata e Marc Marquez non ci ha pensato un secondo a cambiare il suo approccio in sella e ora vuole la seconda vittoria consecutiva, per eguagliare quanto fatto nel 2014, quando, dopo aver vinto le prime due gare della stagione, riuscì a salire sul gradino più alto del podio per altre otto volte in quella stessa stagione. "Stiamo uscendo da un weekend praticamente perfetto in Thailandia - ha detto senza nascondersi troppo -Logicamente voglio vincere il titolo e anche Pecco. Sento una scintilla dentro: sono in un momento di tranquillità nella mia vita, sia personale che professionale. Ce l'ho fatta, quindi per me sono un campione del mondo”. Ma è esserlo a fine stagione ciò che gli interessa, per se stesso e pure per raggiungere quei nove titoli già messi in bacheca da chi, prima di lui, ha indossato pure la maglia dell’Argentina.