Vive in una villa da sogno, ha un patrimonio che è quasi inestimabile e, chiaramente, non si fa mancare niente (neanche di fare del bene). Marc Marquez, però, è uno dei pochissimi piloti della MotoGP che non ha particolari tesori a quattro ruote in garage. Ferrari, Lamborghini, Porsche o altre supercar per cui molti dei suoi colleghi hanno fatto vere follie (su tutti Aleix Espargarò che ha più volte ribadito di essere a rischio divorzio per questa sua passione) non sono ciò che lo fa impazzire. Ama guidare, non gli dispiacciono i cavalli e la potenza e adesso che è in Ducati ha pure il benefit di una Audi RS6 con cui ammette di divertirsi e non poco. Però è per altro che farebbe follie.

C’è stato un tempo in cui, tuttavia, più per uniformarsi all’immagine tipo del pilota che si muove solo con mezzi velocissimi e potentissimi, ha provato a fare come gli altri. “Sì – ha raccontato nel podcast Fim do Mês, condotto da Miki Nuñez (di cui vi avevamo già parlato qui e in cui ha anche rivelato quanto ha pagato la sua villa di Madrid) – da giovane ho provato a comprare una supercar. Una Porsche, per la precisione una 911 Turbo S. Non so se posso dirlo, perché Ducati è legata a Audi, ma ormai l’ho detto. Era bellissima quella macchina, ma la verità è che mi vergognavo a andarci in giro. Mi sembra di averci fatto sì e no 4000 km, poi l’ho venduta e comprai un’Audi. Non ho mai fatto altre follie per le auto, mi piacciono, ma non ho quella mania, anche se ultimamente viaggio di più in auto da quando ho una fidanzata. Piuttosto spendo soldi per moto, bici o altre attrezzature per allenarmi”.

Un modo per ribadire qualcosa che poi Marc Marquez, ultimamente, ha detto anche al Telegraph, in una intervista realizzata dall’ex pilota del Tourist Trophy, Adam Child. “La verità – ha spiegato l’otto volte campione del mondo – è che io ho una sola mania: le moto. Le moto sono la mia passione. Se mi chiedete qual è il mio hobby vi rispondo 'le moto'. E’ diventato il mio lavoro, ma è anche ciò che faccio nel tempo libero e che vorrei fare sempre. Da questo punto di vista mi ritengo davvero molto fortunato”. Ok la bella vita, ok il patrimonio e togliersi tutti gli sfizi senza dover tirare mai la cinghia, ma sono le motociclette – da usare e non da collezionare - l’unica cosa per cui il fenomeno di Cervera farebbe ancora follie. Compreso rinunciare a un sacco di soldi per guidarene una che, però, non lo avrebbe messo nelle condizioni di vincere.
E, tutto sommato, l’ha anche dimostrato. Facendo di tutto per portare avanti una carriera che sarebbe stata già gloriosa anche se avesse detto basta dopo il terribile infortunio del 2020. "Adesso per me è tutto molto diverso – ha raccontato ancora - Cinque anni fa, prima degli infortuni, vincere era la cosa normale, ora mi rendo conto che vincere non è affatto una cosa normale: è un regalo enorme, dopo tutti gli infortuni e quattro o cinque lunghe operazioni al braccio. Ho avuto una bella carriera e ora sono tornato per spingermi oltre i limiti e cercare di migliorare: l’anno scorso ho fatto la cosa più difficile della mia carriera ed è stata quella di riprendermi da quegli infortuni e vincere di nuovo con Gresini. Non mi interessa altro e, anzi, ci penso sempre anche quando faccio altro. Quando avevo venti anni sono caduto due o tre volte mentre sciavo, cercando di essere più veloce possibile. Ma oggi mi rendo conto di cosa sia un infortunio e quali possono essere le conseguenze, quindi mi prendo il mio tempo, sono calmo sugli sci o con le auto o con tutto quello che può essere pericoloso e corro rischi solo in pista”.