Parla poco e quelle poche volte che si presenta ai microfoni taglia corto con qualche battuta da toscano impenitente. Però Paolo Campinoti, come ha raccontato proprio a MOW Alex De Angelis, è probabilmente in tutto il paddock quello con la passione più potente per le corse in moto. Anche se non fa il pilota e anche se il suo ruolo è quello, a volte pure scomodo, di chi è chiamato a metterci di tasca sua. Nelle corse ci sta da una vita, da una vita proprio, e nel Motomondiale ci sta da oltre vent’anni, gran parte dei quali passati insieme a Ducati, come squadra satellite che ha creduto nel marchio di Borgo Panigale quando non ci credeva nessuno, fino a arrivare a vincere un titolo mondiale nell’anno più difficile: quello dell’annunciato addio.

Solo che Paolo Campinoti sembra uno che non conosce rancori e che se ne frega di stare a togliersi sassolini dalle scarpe, visto che nulla sembra infastidirlo. Preferisce, piuttosto, raccontare le emozioni per come le vive. Senza nascondere l’amarezza, ma pure senza forzare rispetto a qualcosa che è pur sempre “solo” sport e che non intacca i rapporti umani. E che anzi costruisce ricordi. “Ricordo – ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera - gli inizi con la Honda di Tamada. Poi la nascita del junior team per la Ducati: c’era Andrea Iannone, è rimasto nel cuore. I periodi più recenti: Miller e Bagnaia, Martin. Tutti i protagonisti della MotoGP sono passati da noi. In Ducati ero parte di un progetto: prendevo i piloti più giovani per farli crescere. Così mi sono sentito un po’ fuori luogo quando hanno scelto Marc Marquez invece di Jorge Martin. Da punto di riferimento della Ducati ero passato a essere uno dei tanti. Con Yamaha abbiamo ripreso centralità. Ma mi sento sempre con Gigi Dall’Igna, è come se mi mancasse un parente o un amico: anni e anni insieme lasciano il segno. Dirsi addio da campioni può essere duro, ma anche più facile se pensi di aver completato un percorso. Gigi è un genio. Si è sentito gratificato ad avere il pilota forte degli ultimi anni. Marc si è messo completamente in discussione per lui, ha ceduto dopo un lunghissimo corteggiamento, Gigi è un po’ un ingegnere-playboy. Io non avrei preso questa decisione, ma lo capisco. Anche questa scelta mi ha fatto pendere per la Yamaha”.

La nuova avventura è cominciata e già al primo GP Jack Miller, pilota Pramac, ha messo le ruote della sua M1 davanti a quelle delle Yamaha ufficiali. Non è abbastanza per esplodere di gioia in un box che l’anno scorso festeggiava un titolo mondiale, ma è un grande inizio e Paolo Campinoti ne è più che consapevole. Solo che il patron di Pramac è uno al passato ci pensa sempre un po’ e non nasconde che in Thailandia ha vissuto pure il dispiacere di non aver visto in pista il “suo” Jorge Martin. Ok, adesso guida un’altra moto, ma le emozioni vissute insieme non si dimenticano e le sfortune di Jorge Martin mettono tristezza a chiunque vuole bene a lui e allo sport. “Jorge è un ragazzo d’oro – dice ancora Campinoti - con lui c’è un rapporto speciale. Vive un anno veramente sfigato, gli va storto tutto ciò che può andargli storto. E’ stato veramente sfortunato. I piloti sono abituati a cadere e di solito non si fanno nulla. Stavolta in due voli si è rotto una mano, un piede. Salterà altri due GP, dicono, e temo che il titolo, a meno di rivoluzioni, per lui sia andato. Avrà bisogno di tempo al rientro, dovrà trovare la fiducia in sé stesso e nell’Aprilia che non conosce. La Ducati ha una squadra fortissima, rodata, a meno che non implodano vinceranno loro”.
Campinoti ha abbastanza esperienza di corse e di mondo per sapere perfettamente che l’unico vero avversario della Ducati in questo 2025 potrà essere la stessa Ducati. Perché avere Marc Marquez e Pecco Bagnaia nel box è qualcosa di entusiasmante da un punto di vista, ma anche di fortemente pericoloso dall’altro. Soprattutto se si considera che Pecco Bagnaia è uno dei “figli” di Valentino Rossi. “Con Vale è una guerra fredda, ci vorrebbe qualcuno che la risolva – aggiunge il patron di Pramac - L’ultima persona che Valentino vorrebbe vedere vincere è Marquez. Questo può influire un po’ sul clima, sulla serenità generale. Ma è normale: è una ferita aperta. Pecco e Marc, comunque, sono due supertop. Bagnaia è molto più taciturno, è uno che è nato maturo, ma è incredibile. Marc è un cannibale. Stesso livello, decideranno la voglia di vincere e l’equilibrio all’interno del box. Spero che vada tutto bene, ma non è scontato”. Non è volerla tirare e non è nemmeno mettere la luce sulla più negativa delle ipotesi, con Campinoti che comunque vede molto più in discesa un’altra strada: quella di Liberty Media, già proprietaria della F1, verso la MotoGP. “Noi abbiamo alcuni punti di forza, fra i quali lo spettacolo in pista – conclude - Ma ci manca il packaging, una confezione da boutique di lusso. E’ fondamentale”. E Liberty Media in questo può fare la differenza.
