Vincere dopo aver dominato con una superiorità imbarazzante. Assaporare quel gusto lì dopo anni di sofferenza, dopo aver rischiato tanto e rinunciato a di più e poi, magari, guardarsi da una parte a realizzare che insieme a te, a godere di tutto questo, c’è tuo fratello. E poi spostare ancora lo sguardo e vedere che appena davanti, sotto al podio, c’è un padre commosso che lì è da solo ma è il pezzo di un altro pezzo, la mamma, che invece è a casa e sarà commossa lo stesso e di più. Ricordandosi la storia di una famiglia che ha creduto in un sogno, che per quel sogno ha lavorato lasciando giocare due bambini senza il peso degli obiettivi, ma con la concretezza di insegnargli, contestualmente, che anche quando si gioca si deve fare sul serio e mettendoci tutto. Tutto davvero. Ecco, Marc Marquez sul podio di Buriram ci viene da immaginarlo così. Con quel sapore pazzesco e irriproducibile della vittoria in bocca e l’anima piena di una storia partita tanto tempo fa e che non si è fermata neanche quando poteva bastare per essere già gloriosa così. E viene da pensare che forse proprio quelle emozioni lì, la consapevolezza che senza una famiglia neanche una minima parte di tutta quella storia sarebbe stata possibile, hanno portato Marc Marquez a maturare l’idea di tornare a casa con le tasche vuote.
Sia inteso, Marc Marquez non ha bisogno di nulla e ha già abbastanza soldi da garantire agio e ricchezza a se stesso e a qualche generazione dopo di lui e ha pure già ampiamente dimostrato che del denaro non gliene può (ormai) fregare di meno, dicendo no a sponsor importanti che lo accompagnavano da decenni o rifiutando anche l’ultimo folle tentativo di Honda per non vederlo andare in Ducati. Figuriamoci cosa sono 300mila Euro. Tanto per chiunque. Niente, appunto, per uno che si chiama Marc Marquez. E’ solo la cifra che l’otto volte campione del mondo poteva potenzialmente mettersi in tasca dopo Buriram, dopo la Pole, la vittoria nella Sprint, quella nel GP grazie ai premi riconosciuti da Ducati e dagli sponsor per risultati così importanti. Ecco, quei soldi, circa 306000 Euro, Marc Marquez li ha “lasciati” in Thailandia. Perché? Per dare una mano a chi una famiglia non ce l’ha mai avuta o non ce l’ha più.

"Vincere è incredibile, ma dare è ancora meglio – ha dichiarato, spiegando che l’intera somma sarebbe stata destinata a associazioni locali che si prendono cura di orfani - Sono stato fortunato nella vita e voglio condividere questa fortuna con i bambini che non hanno avuto le stesse opportunità. Questi ragazzi sono combattenti, proprio come noi piloti. Se posso aiutarli a partire meglio verso i loro sogni, vale più di qualsiasi cifra".
Ok, adesso i soliti detrattori diranno che il bene si fa in silenzio, che la pubblicità su queste cose lascia sempre un po’ di dubbi e che Marquez non è di sicuro il primo e nemmeno l’ultimo dei grandi sportivi che ogni anno donano cifre astronomiche a chi ne ha più bisogno. Tutto vero, ma è il messaggio che è potente. E nessuna considerazione può togliere valore a quel messaggio. Perché è rivolto ai giovani, perché racconta di sogni che si inseguono insieme, di famiglie che restano unite e fratelli che sanno ritrovarsi nella gioia anche dopo essersele date e, come ha fatto Marc con Alex, aver pure giocato al grande che fa il bullo col piccolo. E’ il messaggio di uno, al netto di tutto, che ha inseguito traguardi per tutta la sua vita e che ha messo in gioco la sua stessa vita per continuare a inseguire traguardi, ma che, una volta raggiunto proprio uno di quei traguardi, ha sputo ricordarsi l’importanza delle partenze. Aiutando qualcuno a partire un po’ meglio.