Dal secondo set qualcosa non andava. Jannik Sinner, impegnato negli ottavi di finale degli Australian Open contro Holger Rune, ha iniziato a mostrare segnali di malessere. Dopo essersi portato avanti 3-2 nel terzo set, il numero uno al mondo ha alzato bandiera bianca, ma solo per un momento: ha chiesto l’intervento dei medici, si è seduto in panchina e ha spiegato di non sentirsi bene. La pressione è stata misurata, qualche scambio di parole con lo staff medico, poi la decisione di rientrare negli spogliatoi. Era appena iniziata la seconda ora di gioco, e il pubblico della Rod Laver Arena ha trattenuto il fiato. Sinner è rimasto fuori per oltre 11 minuti, un’assenza che ha fatto temere il peggio. Ma che cosa può aver avuto? Lo abbiamo chiesto alla psicologa Antonella Elena Rossi: “Ha una tale agitazione che potrebbe aver avuto un eccesso di adrenalina. Spesso infatti chi soffre di attacchi di panico comincia proprio così: con un tremolio delle mani e con un formicolio nelle gambe. Chi è così tanto sotto pressione ha un sistema nervoso simpatico che è sempre in allerta, come avesse sempre con i campanelli d’allarme attivi. Immaginate di avere una corda sempre tirata, a un certo punto comincia a tremare, questo è quello che potrebbe essere successo a Sinner”.
Poi ha proseguito: “Tolti gli aspetti prettamente medici su cui ovviamente non posso esprimermi, il tremore parte da un problema di grandissimo stress in cui entra il nostro sistema neurovegetativo. Probabilmente tutta la pressione psicologica si sta facendo sentire. E menomale che si fa sentire, perché vuol dire che Sinner è umano. Sembrava quasi una macchina fabbricata per vincere. Invece, per fortuna, è un uomo, una persona di cuore, un ragazzo i cui sintomi ci stanno dicendo che probabilmente dobbiamo equilibrare testa, corpo e parte emozionale. È importante che Sinner capisca che ogni tanto bisogna accettare il fallimento. Cosa che lui con tutte le sue vittorie, e capacità forse non ha preso in considerazione. Ma fallire serve anche per fermaci e per capire dove stiamo andando, se siamo dove vorremmo essere nel modo in cui li desideravamo”.