Dodici, quattordici, diciannove, trentatre, quarantasette. No, non sono i numeri da giocare al Superenalotto, bensì qualcosa di simbolico nella carriera di Francesco Flachi. Attaccante fiorentino e della Fiorentina dalle grandi qualità che, fin da giovane, dimostrò di saper gonfiare la rete. In riva d’Arno dicevano “il ragazzo gioca bene”, a Genova sponda Samp se ne innamorarono. Era il 19 dicembre del 2009 quando Flachi siglò la sua ultima rete durante un Brescia-Modena dalle poche emozioni. Anzi, l’unica emozione la creò lui facendo ciò che più gli riusciva meglio: fare goal. Dodici, come gli anni di squalifica che videro Francesco Flachi fuori dai campi. Quattordici come il numero di maglia con il quale gioca al Signa, la squadra da cui è ripartito. Diciannove, come quel 19 dicembre dove si mise in pausa la carriera. Trentatre, come i minuti giocati durante Signa-Prato 2000, la partita dove il bomber è tornato sul prato verde. Quarantasette, come gli anni che si appresta a compiere nel 2022. Ieri pomeriggio, davanti a oltre 600 persone, Francesco Flachi è tornato a giocare in una gara ufficiale. L'attaccante di Firenze, con più di trecento presenze tra A e B, è ripartito dall’Eccellenza toscana con l’umiltà di un ragazzino e con la voglia di far bene in una grande famiglia come quella del Signa Calcio, squadra dove è passato Ferenc Puskas nel 1958. Noi c'eravamo e l'abbiamo intervistato.
Francesco, dopo trentatre minuti in campo come ti senti?
Sono felice, è normale che mi piacerebbe dare qualcosa di più ma ho 47 anni, e poi son dodici anni che non gioco. Più di questo non posso fare. Ho visto tanta gente che mi vuole bene e questo è un grande motivo di orgoglio. Sono stati anni lunghi, di cui però non butto via niente, ma la giornata di oggi me li ha fatti cancellare tutti.
Come è stato ritrovarsi calciatore? I rituali, il prepartita, il continuo allenamento…
Un po’ di paura c’è stata, uno rischia anche di fare brutte figure, specie dopo dodici anni che uno è fermo. Non è facile capire o ambientarsi subito in questo calcio, ripeto, sono felice e contento. Non mi permetto di avere qualcosa in più rispetto agli altri anche perchè ho una età che non me lo permette. Sono qui per dare dieci o cinque minuti ai miei compagni contribuendo alla crescita della squadra.
Gli occhi di tutta l’Italia del calcio erano su Signa per rivederti in campo. Come sono stati questi anni di stop?
Nella vita c’è anche di peggio, avevo tutto e poi non ho avuto più niente. Più passa il tempo poi arrivano anche tanti altri problemi, anche a livello familiare. Piano piano però mi sono ricostruito, ho imparato a fare altre cose perchè in campo non potevo entrare. Ho iniziato con le radio e le tv, sul campo entravo solo da collaboratore durante la settimana. Questo mi ha migliorato sotto tanti aspetti e ho imparato cose che spero mi possano servire per il futuro. Mi piacerebbe allenare, a maggio prenderò il patentino, poi sarà il Signore a dire se sarò bravo o meno. Intanto sono qui, ho iniziato questa avventura e spero di viverla nel migliore dei modi.
Oggi c’erano tante realtà presenti. Dai Boys Signa, alla Curva Fiesole, fino a mister Novellino e a tantissimi tifosi venuti solo per te. Come ti fa sentire questa cosa?
Mi fa piacere, perchè significa che nella vita mi son comportato bene. Vado sempre a testa alta. Ho commesso errori, non sono stato un bell’esempio ma ho fatto del male a me stesso. Se posso chiedere scusa lo faccio ai miei familiari, a livello morale le situazioni si possono mettere a posto e quindi vado sempre a testa alta e con il senno di poi mi piacerebbe insegnare agli altri a non buttare via quello che ho buttato via io.
Inizia quindi una nuova era Flachi?
Ci sono tre quattro mesi alla fine del campionato, quindi non so quanto sia una nuova era. Sicuramente è una avventura che poi però non potrà continuare vista anche la mia età, non è facile. Mi alleno ogni giorno da tre mesi per mettermi in in forma per competere con gli altri. Uno si deve anche ambientare in queste categorie, io voglio poi iniziare una nuova strada. Vediamo quello che succederà.
Ora che è finita la partita cosa si fa?
Visto che sto alla grande ora vado a festeggiare…