Franco Morbidelli sta diventando una sorta di oggetto misterioso. Da vicecampione del mondo ha subito il calo prestazionale della sua Yamaha come e più di Fabio Quartararo; il passaggio al team Pramac e poter guidare la moto più desiderata della MotoGP, per altro aggiornata al 2024, poteva rappresentare il momento della rivincita, ma per ora non è andata affatto secondo i piani. L'incidente durante i test privati a gennaio a Portimao gli ha impedito di svolgere i test precampionato, facendolo arrivare alla prima gara del Qatar acciaccato e non ancora a suo agio sulla Desmosedici. Risultato: 20° nella Sprint e 18° nel GP. In Portogallo è arrivato 16° nella Sprint ma domenica una caduta in partenza (Portimão non è uno dei suoi luoghi fortunati, evidentemente) lo ha relegato all'ultimo posto dopo la bandiera a scacchi.
Eppure Franco non demorde, consapevole delle capacità sue e delle potenzialità delle moto sa che è soprattutto una questione di tempo: "Continuiamo il nostro percorso di apprendimento con la moto e posso tornare a casa abbastanza soddisfatto - ha dichiarato domenica dopo il GP del Portogallo - Per quanto riguarda i risultati dovremo aspettare. Ho ancora bisogno di imparare delle cose". Il Team Manager Gino Borsoi, comunque, si è detto non solo fiducioso ma addirittura positivamente stupito di come stia procedendo l’adattamento di Morbidelli alla Ducati.
Il problema pare essere quello di adattarsi a un moto che, evidentemente, è più complessa della Yamaha: "Quello che mi manca di più è la confidenza che avevo con la Yamaha e la libertà che sentivo nel fare le cose. Ci sono molte cose diverse rispetto alla Yamaha e mi sto ancora abituando alla Ducati; non abbiamo chilometri, ci mancano quelli, ma io sono un gentiluomo, non voglio fare paragoni, non sarebbe giusto farlo".
Lo sguardo di Franco è, giustamente, tutto rivolto al futuro, anche perché con la Desmosedici si sente bene anche se non ancora al 100%: "Sono impressionato dal pacchetto e sento che ha molto potenziale" ha concluso parlando non solo della moto ma anche del clima e del lavoro che sta svolgendo con tutto il team. "Mi trovo bene su questa moto - ha tenuto ad aggiungere - e se si considera che non ho mai avuto pista libera e libertà di guida e che ho un grande margine di miglioramento il ritmo è buono ma, tuttavia, non è senz'altro sufficiente".
Quello che serve ora è un lavoro di "sintonia": Franco è sicuramente uno dei più grandi talenti italiani della MotoGP, la Desmosedici è senza dubbio una delle moto migliori (se non la migliore) ma, evidentemente, non è così semplice da portare al limite. Diamo tempo e chilometri a Franco e speriamo di vederlo presto a lottare per le posizioni che merita. Anche se il mercato, in questa MotoGP, è sempre più frenetico.