Aria mesta, sguardo basso e atteggiamento di chi ha preso una strigliata. Non è così che ci si immagina un vicecampione del mondo. Ma è così che oggi s’è presentato in conferenza stampa Franco Morbidelli. Non perché ci sia stato davvero un qualche incidente diplomatico con Yamaha, ma perché il Mobrido è così: umile sempre e poco incline a fare l’altezzoso. Anche quando potrebbe permetterselo. Anche quando chiunque altro avrebbe detto qualcosa di ben più pesante di un “non credo di essere tra le priorità di Yamaha”. Perché che non lo sia è effettivamente vero e perché ha tutto il diritto di pretendere che tutto funzioni al meglio nella sua squadra e sulla sua moto.
Invece oggi Franco Morbidelli s’è praticamente scusato. Con eleganza e il solito garbo. “Dopo la gara sono stato probabilmente troppo duro, normale per l’adrenalina – ha detto - E’ chiaro che non sono in cima alla lista Yamaha, lo sono i piloti ufficiali. La verità è che Yamaha mi dà il supporto giusto, nei tempi corretti e nel modo giusto. Domenica ho detto che non sono il primo pilota in Yamaha, ma era solo una considerazione, non significa che Yamaha non mi stia aiutando. Ho fatto semplicemente delle domande dopo la gara e mi sono state date le risposte”. Insomma, Franco Morbidelli è finito col dare spiegazioni quando avrebbe potuto, in maniera assolutamente sacrodanta, pretenderle. Chiedendole pure con toni decisamente diversi da quelli con cui lo ha fatto. Toni che non sono stati alti e nemmeno duri, ma che forse avrebbero dovuto esserlo. Perché a fare sempre i buoni, a giocare sempre il ruolo di quelli disposti ad accontentarsi, ci si guadagna sicuramente in eleganza, ma ci si rimette su tutti gli altri fronti.
E’ vicecampione del mondo e non ha avuto una M1 uguale a quella degli ufficiali. Ci sta, l’annata è quella che è e anche un colosso come Yamaha, evidentemente, non poteva stravolgere i suoi piani economici per quanto riguarda gli investimenti nel racing. Ci sta pure che qualcosa possa essere andato storto in una gara. Ma non può starci, ora, che risolvere i problemi del Morbido non sia una priorità assoluta per quelli di Iwata. Anche perché il problema avuto in gara domenica scorsa è tutt’altro che piccolo e di facile soluzione. “Il mio rispetto per la mia squadra e il mio team va oltre la brutta figura che ho fatto davanti a tutto il mondo” – ha detto Morbidelli. Ma la brutta figura non l’ha fatta da solo e, anzi, lui la brutta figura l’ha salvata a tutti, visto che ha comunque finito la gara guidando una moto su cui proprio non riusciva a trovarsi e che si era “rotta” quando era ancora sulla griglia di partenza.
“Abbiamo visto – ha aggiunto - che c’era un problema sulla griglia con il sistema di abbassamento dell’ammortizzatore posteriore. Ma sembrava anche che in gara non ci fossero stati problemi, invece il mio feeling sulla moto era molto negativo. Speriamo di avere un fine settimana senza problemi. L’ammortizzatore è lo stesso dell’anno scorso, mentre il sistema di partenza è fondamentale adesso in MotoGP. E’ importante capire cosa è successo sulla griglia.
Lo scorso fine settimana non è stato positivo per me, ma sono comunque finito terzo in due sessioni. L’importante è capire cosa è successo domenica”. Evidentemente, visto che l’ha ripetuto anche due volte in una stessa frase, nessuno glielo ha ancora fatto sapere cosa sia successo domenica. Ma è già giovedì e un vicecampione del mondo, soprattutto uno pronto a scusarsi sempre, merita risposte immediate. Perché la verità vera è che se al posto del garbato e umile Morbidelli ci fosse stato qualunque altro pilota del paddock, le scuse le avrebbe pretese, non certo fatte. E magari avrebbe pure ottenuto migliore considerazione.