Sono tante le vie che portano in MotoGP. Friné Velilla è arrivata come traduttrice: si è occupata del sito motogp.com prima di diventare Media Manager per la Dorna, la società che gestisce i diritti del motomondiale. Catalana, Friné sa tutto quello che succede in sala stampa, parla cinque lingue ed è il punto di riferimento per ogni giornalista, perché se c’è un problema, Friné Velilla fa di tutto per risolverlo. “In realtà, le moto non erano nei miei sogni di bambina. Da piccola mi sarebbe piaciuto fare l’archeologa, ma poi mi sono appassionata alle lingue e nel Motomondiale ho trovato più di un lavoro: uno stile di vita”, sottolinea Friné. “Mi piace viaggiare, parlare con gente di tante nazionalità diverse, dire buongiorno in giapponese la mattina quando siamo a Motegi, visitare la città in cui mi trovo. Tutto questo mi rende felice”.
In sala stampa si occupa di circa 200 tra giornalisti e fotografi che arrivano fino a 300 nei Gran Premi italiani o spagnoli. Le richieste che arrivano dai media sono tra le disparate. “Mi piace aiutare i giornalisti a svolgere al meglio il loro lavoro. Forniamo tempi, informazioni, organizziamo interviste e ultimamente anche gli orari dei media debrief dei piloti con le TV, sul modello della Formula 1. La parte più bella del mio lavoro è che ogni giorno è differente, quella brutta è quando qualcuno non rispetta le regole. In questo caso devo essere ferma e risoluta”. Le richieste più assurde arrivano solitamente dai fotografi. “Un giorno un fotografo mi ha chiesto di spostare l’antenna del segnale internazionale perché sciupava la sua foto, altre volte mi chiama il servizio sicurezza perché qualche fotografo è salito su un tetto o una torre alla ricerca dello scatto del secolo”, confessa Friné. Mai arrabbiata? “Cerco di no! Qualche volte devo contare fino a dieci. Mi spiazza l’insistenza di certi giornalisti o quando mi chiedono cose che abbiamo spiegato all’infinito, oppure quando qualcuno protesta con me per cose che non vanno e non sono di mia competenza”.
Il Covid da una parte ha semplificato la gestione, dall’altra ha richiesto la risoluzione di tanti problemi tecnici. “All’inizio non è stato così banale realizzare questa sala stampa virtuale, un programma in diretta, ma ci siamo riusciti, dando la possibilità di partecipare anche a giornalisti che seguono da anni la MotoGP, presenziando solo al loro GP di casa. Penso a diversi giornalisti malesi, indonesiani o giapponesi. Le conferenze via zoom hanno reso i nostri piloti accessibili a tutti. Nel 2020 abbiamo assistito al fiorire di tanti nuovi siti web e giornalisti giovanissimi e alle loro prime armi hanno avuto la possibilità di fare delle domande a Valentino Rossi, Maverick Vinales o Andrea Dovizioso. Credo che questo sia impensabile nel calcio, nella Formula 1 o in NBA. Questo ha dato una grande visibilità al nostro sport. Continueremo anche quest’anno e il 2021 sarà ibrido, con un numero ristretto di giornalisti in sala stampa, che però non possono scendere al paddock o pitlane o incontrare i piloti e le conferenze via zoom”.
II coordinamento delle conferenze stampa è una parte centrale del lavoro di Friné. “Siamo fortunati perché in MotoGP abbiamo degli atleti che non sono delle rockstar, ma hanno mantenuto i piedi per terra. Mi piace quando vengono da me e mi chiedono aiuto per l’inglese o consigli per rispondere a determinate domande. Se posso essere di aiuto, sono contenta”. Penso a certe conferenze stampa di fuoco, come quella a Sepang 2004 con Sete Gibernau e Valentino Rossi, con lo spagnolo accusato di aver fatto la spia per la pulizia della piazzola nel GP del Qatar, il weekend precedente. Rossi non aveva mandato giù la penalità e aveva giurato all’ex amico che non avrebbe mai più vinto. E così è stato. Per Sete quella del Qatar fu la sua ultima vittoria in MotoGP. Poche settimane dopo in Australia, Rossi, vinse gara e titolo mondiale davanti al pilota spagnolo dopo una bellissima lotta all'ultimo giro. “Ricordo bene. Fu una conferenza stampa tesissimma, per fortuna io non ero ancora in questo ruolo, ma posso raccontarti il GP della Malesia 2015: l’anno del fattaccio tra Rossi e Marquez. Quella gara la vinse Dani Pedrosa, ma questo nessuno se lo ricorda. Secondo Jorge Lorenzo, terzo Valentino Rossi. Dopo la gara Vale non si presentò alla conferenza stampa. Dopo aver aspettato un po’, proposi di andare a cercarlo. Ero sicura, decisa, determinata. È il mio lavoro, mi sono detta. Per fortuna mi consigliarono di lasciar stare!”.
Presente a tutte le gare e gran parte dei test Frine non è quasi mai a casa. Quanto è difficile conciliare lavoro e vita privata? “Il paddock è la mia seconda famiglia. A casa ho un marito, un cane e quattro gatti. La mia famiglia è al completo e son felicissima così. Mio marito non è dell’ambiente, anche se gli piacerebbe lavorare come fotografo per un team. Mi ha conosciuto che facevo già questo lavoro, così si è dovuto abituare. Per fortuna ha capito che questo lavoro è anche lo stile di vita che amo e che mi ha fatto diventare la persona che sono. Questo lavoro per me è un privilegio e se la persona che sta con me non lo condivide, allora non possiamo stare insieme. Lui lo ha capito, per fortuna”.
Friné non ha rimpianti e tra dieci anni si vede ancora in MotoGP. “Sì, sarò vecchietta”, scherza, perché vecchia non lo è, “mi piacerebbe casomai avere più responsabilità, ma mi vedo ancora nel Motomondiale e viaggiare da una parte all’altra del mondo. Il mio motto è carpe diem. D'altronde chi avrebbe mai immaginato un periodo di pandemia come questo!”.