“King Carl Fogarty ha vinto quattro titoli in Superbike: due sono di Carl (1994-95), due di Michaela (1998-99)”. Davide Tardozzi, allora team manager della squadra Ducati Corse nel Mondiale Superbike aveva capito il ruolo fondamentale della bella Michaela a fianco del campione inglese. “Non è stato difficile gestire Carl perché avevo capito che in casa Fogarty comandava Michaela, sua moglie. Quando lei era dalla mia parte, era fatta. Michaela è molto intelligente, ha un carattere forte ed è stata decisiva nel 1998 quando Carl, a metà stagione, voleva ritirarsi. Michaela mi ha aiutato a convincerlo. Grazie a lei, Carl ha continuato a correre e ha vinto altri due titoli”.
Michaela, non poteva esserci miglior presentazione!
È una partnership! (sorride), quando uno si trova in un momento di difficoltà, l’altro è pronto a sorreggerlo.
Come hai fatto a convincere Carl a continuare a correre?
A volte per un pilota è facile lamentarsi della moto quando le cose non vanno bene. La mia presenza al suo fianco lo ha aiutato a vedere le cose in modo più oggettivo. Ho bellissimi ricordi degli anni in Ducati. Davide (Tardozzi) è stato un caro amico oltre ad un grande team manager. Siamo stati una delle prime coppie a portare i bambini nel paddock. Danielle è nata nel ’91, Claudia nel ’94. Il team ci ha accolti come una famiglia.
Non deve essere stato facile con due bimbe piccole.
Se guardo indietro, sì, è stata molto dura, ma a quel tempo non ci pensavamo. Forse perché eravamo giovani. Ci spostavamo in motorhome. Finché erano piccole, i nonni venivano con noi in camper. Credo che avere avuto tutto questo supporto da parte mia e di tutta la famiglia sia stato fondamentale per il suo successo. Carl non è mai stato solo in pista. Anche il giorno del brutto incidente a Phillip Island che gli è costato la carriera, io ero al suo fianco.
Quale era il tuo ruolo nel box?
Ho sempre tenuto i tempi al muretto. Mi occupavo poi dei viaggi e di tutta la logistica. Ma tutto avveniva in modo semplice e naturale. Carl non aveva un manager, ma io non mi comportavo da tale. Facevo tantissime cose perché sono sua moglie.
Il 16 marzo avete festeggiato 30 anni di matrimonio. Come vi siete conosciuti?
È stato il primo ragazzo che ho baciato quando avevo 13 anni (sorride). Andavo a scuola con sua sorella, così ho conosciuto Carl. Poi ci siamo persi di vista e ci siamo ritrovati otto anni dopo. Era il giorno di Natale del 1987. Io lavoravo nello studio di un dentista e ci siamo ritrovati nello stesso pub. Carl stava già correndo nel British Championship. Mi invitò a cena a da quella volta abbiamo passato ogni giorno insieme.
È questa la vita che sognavi?
In realtà da ragazza odiavo le moto, ma mi sono innamorata di Carl! Ho seguito l’uomo non il pilota.
Così hai lasciato lo studio dentistico per seguire Carl nelle corse, nessun rimpianto?
Nessun rimpianto. A pensarci, mi sarebbe piaciuto diventare un’attrice. Mi è sempre piaciuto il palcoscenico. Mi sarebbe piaciuto interpretare Fantine in Les Miserables.
Quanto è difficile la vita delle mogli dei piloti?
Molto appagante, ma anche molto impegnativa perché è un mondo di grandi Ego! È stata dura non solo nel periodo delle gare, ma anche dopo. Carl è stato costretto a ritirarsi a causa di un incidente, non è stata una sua scelta. Per lui sono stati due anni di lutto. Era come in un limbo: gli mancavano l’adrenalina, l’atmosfera delle gare. Era come perso, non sapeva cosa fare del suo futuro. È stato un periodo molto duro. Alla fine, ha trovato la sua dimensione ed è fiorita la sua vera personalità. Non il Carl campione del mondo, ma l’uomo. Più dolce, più paziente.
Ci descrivi queste due personalità?
Carl campione era egoista, aggressivo in pista, determinato, ambizioso, completamente focalizzato sull’obiettivo. Quando correva, tutto girava intorno alle gare sia in pista che fuori. Adesso è l’opposto: più gentile, più paziente e anche più morbido. Adesso quando guardiamo indietro, possiamo dire che abbiamo avuto una vita felice e una meravigliosa famiglia.
La transizione è stata lenta.
Sì, dopo è seguito il periodo come team manager di Petronas per un paio d’anni. Ancora è coinvolto in diversi progetti. Ha disegnato una linea di moto per CCM Motorcycles: la Foggy S edition Spitfire, la Stealth Foggy e la Foggy FT Spitfire. Recentemente ha firmato la sua personalissima collezione di orologi Forzo, ispirati al mondo delle corse perché è un grande appassionato.
Come sono cambiate le domeniche in casa Fogarty?
È una sensazione strana. Nonostante siano passati tanti anni, intorno a mezzogiorno e alle tre, vale a dire prima di gara 1 e di gara 2, comincio a sentire le farfalle nello stomaco, un certo nervosismo. La tensione era un crescendo, come le paure: come andrà? Cosa succerà? Torneranno interi? In Inghilterra c’è una tradizione la domenica: il Sunday roast. Non me lo sono mai gustato! Ancora oggi non amo le domeniche! Per noi era un giorno di lavoro. Io sono sempre stata sul muretto con Davide (Tardozzi) al mio fianco”.
Un aggettivo per descriverti.
Paziente! Nelle corse il pilota è solo, non soltanto in pista. Anche il compagno di squadra è il primo rivale per cui l’unica persona su cui contare oltre se stesso, per Carl ero io.
Stai per diventare nonna, ti sei pronta?
All’inizio è stato strano, adesso non vedo l’ora.
Il sogno nel cassetto?
Adesso il cerchio è concluso: le ragazze sono grandi per cui vorrei ritornare a viaggiare. Mi piacerebbe riscoprire l’Inghilterra e l’Europa in motorhome. Io e Carl da soli.