Oggi a Monza, al termine del 53esimo giro, Giacomo Agostini è salito sul palchetto azzurro in corrispondenza della linea del traguardo per sventolare la bandiera a scacchi. È stato Ago, quindi, ad archiviare formalmente e simbolicamente l’edizione numero 72 del Gran Premio d’Italia di Formula Uno, vinto da Max Verstappen davanti a Charles Leclerc e George Russel. La leggenda delle due ruote – quindici volte campione del mondo e dieci volte vincitore del Tourist Trophy – ha raccontato il suo rapporto con il circuito brianzolo in un’intervista di Luigi Perna sulle pagine della Gazzetta Sportiva. “Il mio primo test sulla MV Agusta 500 fu proprio qui”, ha ricordato Giacomo. “Ero già campione italiano, ma il conte Agusta mi chiese di provare davanti a lui prima di farmi firmare il contratto. Ricordo l’emozione, dopo aver aspettato per cinque ore che mi ricevesse. Il giorno dopo mi presento in autodromo e trovo una fila di birilli sul rettilineo, chiedo nel box cosa significasse. ‘Devi fare lo slalom, il conte ha piacere che tu lo faccia’, mi dicono. Mi sentivo umiliato a ripetere i giochi che facevo da bambino all’oratorio, ma la mia storia con la MV è cominciata così”.
E la continuazione della storia tra Giacomo Agostini e la Casa motociclistica varesina non è stata affatto male; un binomio da 13 titoli mondiali (7 in classe 500 e 6 in classe 350) a cavallo degli anni sessanta e settanta. Ripartendo dalla pista immersa nel verde del Parco Reale, Agostini ha riavvolto il nastro della sua carriera: “La più bella vittoria a Monza è stata la prima nel 1966, quando ho vinto anche il primo Mondiale davanti al mio pubblico. L’anno precedente avevo perso il titolo in Giappone tra le lacrime, per un filo del condensatore che si era staccato a sette giri dalla fine, quando ero in testa davanti a Mike Hailwood, Jim Redman e Phil Read. La gente invase la pista dopo l’arrivo e i tifosi erano così euforici che mi davano le manate sul casco per congratularsi, ma a furia di sberle alla fine ero stordito”. Agostini ha parlato poi del suo rapporto con il Cavallino Rampante, svelando un retroscena di un’offerta formulatagli direttamente da Enzo Ferrari: “Andavo spesso a provare all’autodromo di Modena, dove girava anche la scuderia di Maranello, e lui era sempre là. Veniva serio al box, restava venti o trenta minuti, poi andava in ufficio. Un giorno mi chiese di provare la macchina e poi, dopo aver girato, mi disse di fargli sapere se volevo continuare. Non ho dormito per tre notti, pensando a quella proposta che apriva prospettive fantastiche, ma non potevo tradire le moto, il grande amore con cui ero nato”. Una storia che ricorda in maniera praticamente speculare il tira e molla tra Ferrari e Valentino Rossi nel 2006, quando il Dottore – dopo alcuni test sulla Rossa nati quasi per gioco – ricevette da Maranello la proposta di passare in Formula 1. Anche in quell’occasione, come sappiamo, il 46 non se la sentì di intraprendere il grande salto per amore delle due ruote.
Ago, infine, ha analizzato la situazione del motorsport odierno. Il quindici volte campione del mondo, gettando uno sguardo sia alla Formula 1 che alla MotoGP, ha espresso un pensiero molto simile a quello di Carl Fogarty: “Purtroppo ho l’impressione che oggi conti tanto la vettura. E lo stesso vale per le moto, con gli aiuti elettronici. Una volta guidavi controllando tutto con il polso destro, oggi invece lo fa la centralina. È difficile capire chi sia davvero il più grande come talento”.