A Gigi Buffon voglio troppo bene. Un amore immenso. Per il ragazzo venuto dal Parma nell’estate 2001 che battezza il quasi debutto in bianconero con una papera contro il Chievo, sarà stata l’emozione. Al portiere più forte di tutti i tempi, anche più del freddo e glaciale Dino Zoff e come Zoff campione del mondo, nell’estate 2006 per noi juventini la più difficile e triste che non si potevano festeggiare gli azzurri a Berlino mentre la federazione (quella che oggi tuona e minaccia contro la Superlega) ci mandava in Serie B. E allora pensi, Gigi andrà via ed è giusto così, lo vuole mezza Europa cosa viene a fare in purgatorio? E invece resta, non sfida più il Real o il Barcellona ma l’Albinoleffe (viene anche espulso), l’Arezzo e il Mantova. Vince la B e a quel punto può andarsene davvero, e invece no, all’ultima partita contro lo Spezia si alza in tuta dalla panchina e viene sotto la curva a sventolare la bandiera degli ultra. Già perché Gigi ultra lo è nell’animo, anche quando gli è scappata qualche frase bislacca sulla politica e soprattutto (Dio, quanto l’ho amato quella volta) dichiarando che l’arbitro di Real – Juve, con un rigore fischiato al 90’ aveva “un bidone dell’immondizia al posto del cuore”.
Buffon ha vinto scudetti con Lippi, Capello, Conte, Allegri e persino con Sarri. Quest’anno che non si sa come andrà a finire ne ha giocate diverse, ma l’avete vista l’espressione di sconforto dopo il primo gol preso dal portiere polacco con il cognome che sembra un codice fiscale? Cioè, io sto in panchina mentre quello esce a farfalle nella sfida che vale una stagione? Gli sarà scappato un bestemmione, che infatti gli scappano ogni tanto e lo squalificano pure, e allora avrà maturato la folle idea. Basta, con la Juve ho chiuso, se qualcuno mi vuole vado via, provo a giocarmela ancora un po’ altrove, anche se ho 43 anni suonati, insomma cerco quegli stimoli che Parigi non mi diede, quando avevo pensato che sarebbe stato meglio levare le tende da Torino, dove poi sono ritornato perché, rubando l’espressione all’amico granata Beppe Culicchia “Torino è casa mia”.
Per questo secondo lungo addio non ci sarà lo stadio pieno ad acclamare un eroe assoluto dei nostri tempi e, se ben ricordo, neanche l’altra volta ci fu lo stesso lutto, gli stessi pianti, che per l’ultimo gol di Alessandro Del Piero. Non ci sarà passerella ma silenzio, e forse va bene così, questa è una stagione troppo difficile, però io chiedo ad Andrea Pirlo (ha i suoi guai per la testa, lasciamolo stare, non può essere solo colpa sua) di farlo giocare Gigi contro Sassuolo, Inter, Bologna e in finale di Coppa Italia contro l’Atalanta perché il numero 1 è lui e non il polacco pettinato come Facchetti, perché non trovare più le sue manone, sentire le urla da toscano del nord, la barba ormai ingrigita, mi mette addosso una gran malinconia.
Qualcuno ha sottolineato “la solita dichiarazione improvvida e immatura di Buffon”. Francamente mi infastidisce molto di più che dopo la colossale figura di merda contro il Milan, Andrea Agnelli, John Elkann e Cristiano Ronaldo abbiano trovato il tempo, e la faccia, per andare a comprare una nuova Ferrari che si aggiunge alla collezione del portoghese. Parliamoci chiaro, CR7 ha tenuto a galla una squadra altrimenti da ottavo posto con 27 gol solo in campionato, ma lui potrebbe giocare ovunque mentre Buffon è la Juve e sempre lo sarà. Il tempo è implacabile, forse dirà basta anche lui, per noi tifosi sarebbe bello finisse qui ma io gli voglio troppo bene e allora gli dico vai Gigi vai, divertiti ancora, io sarò sempre al tuo fianco, anche se andassi a giocare all’Inter.