Dell’ampia delegazione Ducati in visita al palazzo del Quirinale, Gigi Dall’Igna è sembrato di gran lunga il più inserito, perfettamente a proprio agio anche dove il formalismo è regola. Qualcuno dice che gli ingegneri non vivono, funzionano: Dall’Igna dev’essere una delle rare eccezioni, appassionato di vini e sigari com’è, nonché capace di stare sia nel box con una parrucca rossa in testa che davanti al Presidente della Repubblica a spiegare il motociclismo moderno.
Nello specifico, ad un Sergio Mattarella decisamente coinvolto Dall’Igna ha spiegato il funzionamento dell’aerodinamica presente sulla Desmosedici e l’abbassatore, alcune delle innovazioni portate da Ducati Corse nella MotoGP, citando anche la gara di Phillip Island - decisiva per il titolo - quando la moto di Bagnaia non si è ‘accucciata’ in partenza e il pilota ci ha dovuto mettere del suo. Si gode il momento Gigi, lo assapora. È in prima fila per il discorso del suo pilota e ancora lì per quello del suo Presidente: li vede insieme e sorride. Con lui, subito disponibile, scambiamo due parole dopo la cerimonia, cosa che abbiamo fatto anche con il nuovo campione del mondo della MotoGP. Gigi parla a noi come ha fatto con Mattarella: chiaro, preciso, le parole scelte con cura senza mai esagerare. La prima domanda, che poi domanda non è, resta necessaria: moto italiana, pilota italiano. “È un effetto incredibile”, risponde lui. “È qualcosa che capita veramente di rado nella storia di una marca. A Ducati non era mai successo, all’Italia era capitato un’altra volta soltanto. È stato emozionante. Se ci aspettiamo altri mondiali da Pecco? Io non metto limiti a quello che saprà darci”.
Anche perché, a ben vedere, se avesse posto un limite a Bagnaia quei 91 punti non gli avrebbero recuperati. Non solo, perché Ducati non avrebbe nemmeno fatto in tempo a dare una possibilità ad Enea Bastianini, che oggi invece si ritrova nella squadra rossa. Il che è un po’ il dramma di chi ha già riempito il materasso di contanti e non sa più dove mettere i soldi: “Il team dell’anno prossimo è un problema che ci siamo cercati e che onestamente siamo anche contenti di dover gestire, quello che volevamo erano due piloti forti e li abbiamo. Credo che essendo anche due piloti intelligenti oltre che forti riusciremo a gestire bene il dualismo tra loro”. Con Dall’Igna parliamo anche della forza di Ducati in questa MotoGP: otto moto in pista, innovazione continua e una rapidità d’esecuzione spaventosa hanno messo in crisi le case giapponesi, che anche a causa della pandemia non hanno potuto lavorare a stretto contatto con i rispettivi reparti corse: “Questo per noi è fonte di orgoglio, fino a qualche anno fa le cose erano completamente diverse. Essere riusciti a ribaltare una situazione che sembrava cristallizzata in meno di 10 anni e che li vedeva favoriti è sicuramente un’altra grossa soddisfazione”. Tra Marc Marquez e Fabio Quartararo, invece, preferisce non scegliere: “Se mi chiedete il più pericoloso dico entrambi. Sono due piloti estremamente forti, con marchi alle spalle pieni di risorse. Secondo me saranno altri due piloti difficili per il prossimo anno”.
Nel frattempo, mentre Honda e Yamaha soffrono, Ducati era a Jerez con Michele Pirro, ad affinare la Ducati Desmosedici GP23: piccole novità ci ha detto, ma crederci davvero non è mai troppo saggio.