Le vacanze sono sacre. Gigi Dall’Igna sembra pensarla così, spiegando che quando non c’è da lavorare tende a spegnere tutto, per dedicarsi alla famiglia, agli amici e per ricaricare le batterie in vista di una nuova stagione. L’ingegnere della Ducati lo ha detto ai colleghi di motorsport.com, in una lunga intervista in cui – con la solita eleganza – ha nuovamente spiegato che il sistema di concessioni stabilito da Dorna è qualcosa che Ducati ha sì sottoscritto, ma con grandi perplessità. Perché, di fatto, aiutano anche chi potrebbe non averne bisogno e perché mettono Ducati nelle condizioni di quella che non può assolutamente permettersi neanche mezzo passo falso.
“E’ sempre giusto dare una mano per aiutare gli avversari a crescere – ha affermato - Sono assolutamente contrario alle concessioni ad Aprilia e KTM. I primi hanno vinto due gare, i secondi sono saliti sul podio in quasi tutti i Gran Premi nell'ultima parte della stagione. Abbiamo accettato le concessioni perché pensavamo fosse più importante aiutare Yamaha e Honda piuttosto che la nostra insoddisfazione per i vantaggi che Aprilia e KTM ottengono. Se la Honda decidesse di lasciare il Mondiale MotoGP sarebbe un problema per tutti. Per aiutare Yamaha e Honda abbiamo dovuto accettare delle concessioni agli altri, abbiamo sottoscritto questo. Più i marchi saranno competitivi, migliore sarà la MotoGP. Ma la grande differenza ora è che hanno la possibilità di commettere errori e correggerli. Ad esempio, con il motore, che possono aprire e modificare. Noi no. Chi ha le agevolazioni può tornare indietro con il motore se ha un problema. Dobbiamo finire il campionato con il motore che abbiamo omologato all'inizio. Ecco perché dobbiamo essere molto più conservatori. Non è solo una questione di test, è una questione di poter correre molti più rischi. Loro, in termini di aerodinamica, hanno un aggiornamento in più rispetto a noi. Se sbagliamo, abbiamo un problema”.
Le premesse del 2024, quindi, non sono da sonni tranquilli, come magari è potuto succedere prima dell’avvio della scorsa stagione, con Dall’Igna che, comunque, ha un solo obiettivo in testa: riconfermare Ducati sul tetto del mondo. Alla “Dall’Igna maniera” e rifiutando anche lo scomodo paragone con Adrian Newen, della RdBull in Formula1. “Newey è una leggenda. Il solo fatto che qualcuno mi paragoni a lui mi basta per soddisfarmi. Ma auto e moto sono due universi completamente diversi – ha proseguito l’ingegnere della Ducati - Qualche tempo fa adoravo la F1, ma desso mi piace un po' meno. Lo seguo e mi interessa, perché dietro c'è tanta tecnologia, e sono molto curioso. Diciamo che non guardo più tutte le gare. Ci sono molti ingegneri aerodinamici che attualmente lavorano in MotoGP e provengono dalla F1. Dopo l'aeronautica, la F1 è la massima espressione dell'aerodinamica. La MotoGP ha ancora molta strada da fare prima di poterla comprendere appieno. Penso che ci siano ancora aspetti dell’aerodinamica in cui c’è molto margine di miglioramento; non conosciamo ancora tutti gli aspetti dell'aerodinamica che possono influenzare la moto”. Paragoni scomodi a parte, Dall’Igna ha chiaro quale sarà il futuro delle corse in moto. E vuole inseguirlo con Ducati. E’ per questo che ha anche detto di no a Honda: “Sarebbe stato del tutto stupido rinunciare ad una situazione così positiva a livello tecnico come quella che mi circonda adesso in Ducati”.
Anche la prospettiva di avere tanti piloti che lotteranno per il titolo non lo spaventa, tanto che alla domanda specifica sul “rischio” di avere Marc Marquez in sella a una Desmosedici, con il pilota che potrebbe offuscare la moto, Dall’Igna ha risposto così: “Non ho mai considerato se sia più importante il pilota o la moto. L'unica cosa che conta è che, a fine stagione, chi vincerà il titolo più importante sarà su una Ducati”. E’ quello che a Borgo Panigale hanno scelto di fare anche nella stagione che si è conclusa a Valencia con la vittoria del titolo da parte di Pecco Bagnaia. “Questo è uno sport – ha concluso Dall’Igna - dobbiamo comportarci in modo sportivo e non possiamo giocare sporco. Questa è la base della mia filosofia. Giocare sporco significherebbe limitare le prestazioni di una moto per impedire ad un pilota di vincere. Jorge Martin aveva tutte le carte per lottare per il titolo lo scorso anno, fino alla fine. Nessuna mossa strana. Questo significa giocare lealmente, praticare lo sport correttamente”.