In Ducati non hanno paura di niente e di nessuno. E, proprio per questo, tutti hanno paura di Ducati. vincono e non smettono di guardare avanti e alla fine, più delle vittorie stesse e di una bacheca su cui ormai non c’è neanche più posto per i trofei, a generare il timore della Rossa è proprio l’atteggiamento. Viene da dirlo leggendo la lunga intervista che Massimo Calandri ha realizzato per Repubblica a Claudio Domenicali, l’ad di Ducati.
58 anni, faccia da buono, una gran passione per le motociclette e anima da cannibale. Nel 2013 ha preso in mano l’azienda di Borgo Panigale e in una decina d’anni l’ha portata sul tetto del mondo. Con tanto di rilanci continui, compresa la volontà, adesso, di arrivare e “spaccare tutto” pure nell’off road. Sulla velocità, invece, dopo essersi messi in tasca il titolo Superbike e quello della MotoGP, adesso potranno contare addirittura su Marc Marquez, finito praticamente a costo zero per l’azienda (l’abbiamo già raccontato qui) in sella a una Desmosedici. “Abbiamo paura che Marquez possa portare altrove i segreti di Ducati dopo essere stato con noi? No, un pilota conosce solo il 10% di una moto, dal punto di vista della tecnologia e in ogni caso tradurre tutto su un’altra moto sarebbe impossibile”. Si ritorna sempre lì: al “nessuna paura” che ormai caratterizza Ducati.
Tanto che Claudio Domenicali sembra tranquillo anche davanti a quella che per tutti sarebbe la peggiore delle prospettive: il rischio di perdere Gigi Dall’Igna. “Gigi nel suo campo è una star –ha spiegato ancora l’ad di Ducati – Spero resti per sempre con noi, ma non escludo che un giorno Honda possa fargli una mega offerta. Però neppure Gigi conosce tutti i segreti della formula magica di Ducati: ce ne sono alcuni ben inchiodati al pavimento di Borgo Panigale”. Segreti che hanno permesso, nel giro di pochi anni, di lottare contro colossi industriali fino a mandarli letteralmente in crisi e fargli in qualche modo pure perdere la bussola, con tutto ciò che è velocità sulle due ruote che s’è trasformato praticamente in un monomarca Ducati. “La MotoGP è già un monomarca – ha proseguito Domenicali – Ma non vi siete goduti lo spettacolo fino all’ultimo tra Martin e Bagnaia? In Formula1, Verstappen ha vinto con il doppio dei punti del secondo. Provate a immaginare se le RedBull fossero state otto come le Ducati in MotoGP e il loro piloti a sfidarsi alla pari”. Uno sfidarsi alla pari che in MotoGP è possibile, appunto, solo tra piloti Ducati, anche se gli avversari, soprattutto nell’ultimo anno, hanno fatto di tutto per provare a frenare le Desmosedici e il loro sviluppo. “I nostri avversari – ha provocato Domenicali – hanno chiesto di cambiare le regole, altrimenti per loro siamo troppo forti. L’organizzazione li ha accontentati. Nessun problema, anzi: per noi è la migliore delle campagne di marketing. I giapponesi? In Giappone il motociclismo deve ritrovare la sua dimensione: forse si sono un po’ distratti concentrandosi su nuove tecnologie come software e droni”.
In Ducati, invece, “essere più veloci” è il mantra da sempre. Tanto che in molti, come fa notare proprio Calandri allo stesso Domenicali, vorrebbero che Ferrari si ispirasse proprio alle Rosse con due ruote. “In Ferrari hanno appena cambiato – ha commentato l’ad di Ducati – parliamo di strutture molto complesse, quindi ci vuole tempo per coordinarle e capire anche chi vale la pena mettere in panchina. Sul prodotto, però, fanno cose incredibili: un record dietro l’altro e basta vedere la bellezza delle loro GT”. Solo pensiero positivo e ammirazione vera, quindi, nei confronti di Ferrari, anche se Ducati, come è noto, fa ormai parte della galassia Audi, con Domenicali che conclude: “Condividiamo il piano strategico, rimanendo molto italiani. Il direttore finanziario di Audi è un superducatista e era anche a Valencia. Loro non ci chiedono numeri, ma prestigio e qualità. Identità. L’obiettivo è fare di Ducati l’azienda delle due ruote più attraente del mondo. Direi che siamo sulla buona strada e è solo l’inizio”.