Ma l’avete visto il video in cui, nel bel mezzo della grande festa dei fratelli Marquez a Cervera, Marc si coccola la Desmosedici con cui ha appena vinto il nono titolo mondiale come se fosse un amore in carne e ossa? Ecco, quella scena basta probabilmente da sola a rispondere a quanti in queste ore hanno provato a buttare là che Marc Marquez non vede l’ora di tornare in Honda. E se a quei grattini aggiungiamo le parole che il nove volte campione del mondo spende per Ducati e, in particolare, per Gigi Dall’Igna, allora viene quasi da dire che il rinnovo arriverà presto. Il retroscena che spiega quanto l’ingegnere italiano sia letteralmente (e, visti i risultati, giustamente) invaghito di Marc Marquez lo racconta lo stesso 93.
“Una volta – dice – mi ha risposto ‘te mai fai cag*re. Vai meglio o peggio, ma mai fai cag*re”. Poche parole e una sentenza. “Devo ringraziare il big boss Gigi e Ducati per avermi dato la possibilità di mostrare a tutti il mio talento – ha aggiunto il 93 - Mi hanno dimostrato che credevano veramente in me prendendo una decisione difficile come quella di portarmi nel team ufficiale. La mentalità di Dall’Igna è la migliore che ci sia, organizza tutto all’interno del Team, nel modo migliore. Se sono su una pista dove non vado bene e dico ‘Faccio cag*re qui”, lui mi dice “Tu non fai mai cag*re ! Vai peggio o vai meglio, ma non fai mai cag*re’. E Questa è stata una cosa che mi ha aiutato molto: siamo piloti, ma siamo anche umani”.
Quello con Dall’Igna non è stato, però, l’unico di una intervista in cui il fenomeno di Cervera ha spiegato anche quand’è che s’è trovato davanti alla necessità di avere un faccia a faccia schietto con suo fratello Alex. “Ho capito quanto Alex fosse veloce dopo la gara in Thailandia – dice - Lo guardavo sulla moto e cercavo di capire dove poterlo passare, dove avrebbe potuto fare qualche errore e, quando poi siamo arrivati a casa, ho pensato che non avremmo potuto lottare in quella maniera. Quindi l’ho fatto sedere su una sedia e gli ho detto che siamo fratelli, che abbiamo molto rispetto l’uno dell’altro, ma che le gare sono le gare. Insomma, che se fosse successo qualcosa, perché può succedere di perdere l’anteriore e provocare una caduta, ci saremmo ricordati di essere fratelli e che domani sarebbe stato un giorno diverso. Gli ho chiesto se era d’accordo e ha detto di si. Ci siamo dati la mano. Avevamo due opzioni, o lottare e creare più tensione tra me e lui o stringere il nostro rapporto più che mai. Entrambi abbiamo scelto la seconda, è qualcosa che è venuto naturale. Ci aiutiamo l’un l’altro, io aiuto lui e lui aiuta molto me, quest’anno abbiamo fatto qualcosa di incredibile nella storia della MotoGP”.
Un qualcosa che s’è concluso proprio nello scorso fine settimana, con una festa unica e senza precedenti, in cui i due fratelli sono saliti sul palco della piccola cittadina che li ha visti crescere per ribadire che “uno è campione e l’altro vice solo perché può esserci un campione solo”. Uniti in tutto, insomma, soprattutto adesso che le cose girano nella maniera migliore e il ricordo degli anni difficili è definitivamente messo alle spalle. “Quest’anno ho lottato contro tante cose, ma prima di tutto ho lottato contro me stesso – racconta ancora Marc – Sono un Marc differente, ma non vuol dire che sia migliore perché anche il vecchio Marc è stato vincente: siamo lo stesso Marc con differenti punti di forza. Ora ho un braccio diverso, una condizione fisica diversa, una mentalità diversa. Non posso guidare nello stesso modo in cui guidavo nel 2013. Per me il GP più importante è stato il Qatar: arrivavo dal grosso errore e i 37 punti fatti a Losai, su un circuito difficile per me, sono stati importanti perché è li che ho realizzato che poteva essere il mio anno. L’infortunio di adesso? Sto bene, sono felice. I dottori sono felici del recupero e questa è la cosa più importante. Il nuovo infortunio non ha condizionato le lesioni precedenti del braccio e il fatto che abbiamo tutto l’inverno davanti ha aiutato i medici, i fisioterapisti e me a programmare il recupero con massima pazienza. Ovviamente non è arrivato nel momento migliore, perché era il momento della festa, ma è arrivato a campionato già chiuso e quindi non ha pesato”.
Tempo per recuperare, quindi. Ma anche tempo per metabolizzare. Insomma, tempo da battere in pista, ma da considerare alleato sempre quando non si sta sopra una moto. Con Marc Marquez che sembra avere un consiglio – proprio a proposito di tempo – da dare anche al suo compagno di squadra, Pecco Bagnaia. “Abbiamo bisogno che Pecco torni al suo livello sulla moto – ha concluso Marc – È molto sensibile in sella e può aiutarci molto per il futuro. Per me Pecco non ha perso la sua velocità: è lì e si è vista in alcune prove e alcuni GP, come a Motegi dove ha preso 37 punti e io non sono stato in grado di avvicinarmi a lui. Delle volte anche solo due mesi bastano per resettare tutte le sensazioni: dicembre e gennaio saranno i mesi perfetti per Pecco per staccare e ripresentarsi pronto in Malesia”.