“Prima ho dovuto evitare Fabio Quartararo a cui era sicuramente rimasto incastrato l’abbassatore, poi mi sono trovato davanti Brad Binder e ho provato a evitare anche lui, ma sono finito sulla linea di Pecco Bagnaia. Mi dispiace perché ho rovinato la sua gara”. Lo ha detto Johann Zarco subito dopo la domenica di Valencia che ha chiuso la MotoGP di Valencia, con il francese che, però, in fatto di incidenti non s’è fatto mancare niente per tutto l’anno. E’ lui, infatti, a guidare la classifica dei crash del 2025(stilata come ogni anno da crash.net), con ben 28 incontri ravvicinatissimi con l’asfalto. Segno della solita generosità di Zarco, ma segno pure di una Honda che chiede ai suoi piloti di spingersi a volte troppo oltre per ovviare alle carenze tecniche. Di sicuro non è il primato di cui Zarco va orgoglioso, ma, giocando con le parole, si potrebbe dire che quest’anno ha letteralmente asfaltato Marc Marquez che invece, in passato, se l’era sempre giocata proprio con lui in questa speciale classifica.
Una battuta, sia inteso, che però è funzionale a raccontare che il Marc Marquez, quest’anno, l’ha fatto il fratello Alex. Nel 2024, infatti, subito dietro a Pedro Acosta che aveva “dominato” la speciale classifica, s’era piazzato proprio Marc Marquez, mentre in questa stagione la “lotta tra fratelli” s’è risolta in favore di Alex (con buona pace del Team Gresini), terzo con 23 cadute (le stesse di Franco Morbidelli) alle spalle di Zarco, appunto, e di Jack Miller, che invece ha chiuso la stagione con 25 cadute. Marc, invece, è “solo” dodicesimo, con 14 crash. Significa, per chi non l’avesse capito, che il nove volte campione del mondo ha stradominato il campionato senza neanche dover rischiare mai troppo e potendo tenersi anche ben distante dal limite.
Cosa che, invece, non ha di sicuro potuto fare Joan Mir, quinto con 22 crash che si aggiungono a una serie infinita di sfortunati ritiri. Appena fuori dalla “top 5” c’è, invece, Pedro Acosta, seguito da altri due che in questa stagione hanno dimostrato di volerci (e saperci) provare anche oltre le difficoltà e i limiti tecnici: Marco Bezzecchi (19) e Fermin Aldeguer (17). E nella parte bassa? Da un lato c’è chi è caduto pochissimo perchè pochissime sono state le occasioni in pista; dall’altro c’è un Fabio Di Giannantonio che, con soli cinque incidenti, è il pilota che è caduto di meno rapportando i crash al vero tempo passato in pista (Luca Marini ha saltato ben tre gare).
L’altro numero che salta all’occhio è quello di Pecco Bagnaia: il pilota Ducati ha accumulato relativamente poche cadute, undici nella stagione, ma proprio questa parsimonia nel finire a terra non si è tradotta in abbastanza punti. Al contrario, Bagnaia ha vissuto un’annata tremenda e la paradossale considerazione che si po’ arrivare a fare racconta tanto sul pilota italiano: è uno che non sceglierà mai la strada dell’aggressività fuori controllo. Significa che non è un pilota capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo? Sicuramente no, ma significa, piuttosto, che Bagnaia non è (giustamente, ndr) tipo da rischi inutili quando le sensazioni avute sulla moto gli hanno già reso chiaro che il potenziale non è quello necessario per lottare nelle posizioni di vertice.