La fine di un grande amore è spesso difficile da digerire. Ne sa qualcosa Sebastian Vettel, sempre più vicino al baratro dopo l’ennesimo errore commesso in pista, a Silverstone lo scorso weekend. Una spirale di sbavature che sembra non avere fine, e che è pure peggiorata dopo la decisione della Ferrari di scaricare Vettel a stagione non ancora iniziata. Una scelta unilaterale, Vettel lo ha detto chiaro e tondo, che sembra aver gettato nello sconforto il tedesco, che è ormai l’ombra del grande campione che è stato, che da qualche parte forse è ancora. E campione Vettel lo rimane, perché le difficoltà non cancellano i successi del passato, né tantomeno il rispetto che si dovrebbe avere nei confronti di chi è stato protagonista di un’epopea straordinaria.
Ma quei fasti sono ormai remoti, e Sebastian rimane sempre invischiato nello stesso errore, il solito, apparentemente inevitabile, testacoda. Robe da far girare la testa, e non in senso positivo. Ma molti tifosi della Rossa erano ancora disposti a riporre la propria fiducia in Vettel, nonostante le palesi difficoltà al volante della SF1000. Perché si tratta di una monoposto per niente facile da interpretare, anche se, va detto, il bimbo prodigio Charles Leclerc ne è capace, eccome. Ma Vettel ormai sembra preso da una furia cieca nei confronti della Ferrari, e, nel tentativo di giustificare l’ennesimo paragone impietoso col compagno di squadra, ha peccato di lesa maestà, accusando la Ferrari di averlo penalizzato con la strategia nel secondo GP a Silverstone.
Apriti cielo: è stata comprensibilmente sommossa popolare. Impossibile per i tifosi accettare dichiarazioni del genere, di fronte ad un errore lampante al via della gara. E se la Ferrari, quantomeno di facciata, ha teso la mano a Vettel, cambiando il telaio sulla monoposto per il GP a Barcellona, sono cominciate a fioccare le indiscrezioni che vorrebbero un divorzio anticipato tra il tedesco e la Rossa. Troppa acredine per continuare così, con dichiarazioni al vetriolo da un lato e prestazioni non degne del blasone del team e dello stesso Vettel dall’altro. E allora si ipotizza un addio prima del dovuto, per evitare di trascinare ulteriormente un rapporto deterioratosi in modo spettacolare davanti agli occhi del pubblico di tutto il mondo.
Ma volendo fare seguito a queste indiscrezioni, chi sarebbe il favorito per sostituire Vettel? L’indiziato numero uno è Antonio Giovinazzi, ufficialmente il terzo pilota della Ferrari. Un italiano per la Rossa, seppure per poco più della metà di una stagione, visto che il prossimo anno ad affiancare Leclerc sarà Carlos Sainz. Uno scenario da sogno, apparentemente, che aprirebbe di nuovo le porte della F1 pure a Robert Kubica, che, in quanto test driver dell’Alfa, andrebbe con tutta probabilità a rimpiazzare proprio Giovinazzi accanto a Kimi Raikkonen. Ma si tratta di un sogno che potrebbe ben presto trasformarsi in un incubo.
Per capire il perché, bisogna tornare indietro di 11 anni. Al 2009, quando il terribile incidente di Felipe Massa in Ungheria aprì le porte della Ferrari a ben due italiani, Luca Badoer prima e Giancarlo Fisichella poi. Il risultato? Un disastro. Se le difficoltà di Badoer, catapultato in pista dopo una decade da pilota di riserva, erano preventivabili, per Fisichella fu un tonfo notevole. Passò dal podio di Spa con la Force India ad annaspare a centro classifica con la F2009, che con Kimi Raikkonen riusciva a piazzarsi, se non sul podio, almeno a punti. Per Fisico fu un’occasione irrinunciabile, ma, nonostante la sua esperienza, non cavò un ragno dal buco.
E finire al volante di una monoposto mai vista prima può essere un battesimo del fuoco molto difficile da gestire. Lo strano caso di Nico Hulkenberg, catapultato sulla Racing Point RP20 di Sergio Perez a tempo di record, non deve ingannare: la chiacchieratissima panterona rosa è una vettura estremamente precisa, con un anteriore impeccabile. Una vera chicca. Senza nulla togliere ad Hulkenberg, sublime nel suo breve ritorno in F1, con la SF1000 il rischio di vivere un adattamento non facile è decisamente più alto. La monoposto della Rossa è capricciosa nelle mani di chi non la sa coccolare, tanto da sembrare un toro scatenato, più che un Cavallino Rampante. E Hulkenberg, peraltro, vanta un’esperienza decennale in F1: un particolare non di poco conto, quando serve adattarsi in fretta ad una nuova realtà.
Gettare Giovinazzi nelle acque turbolente della Ferrari e sperare che stia a galla sarebbe un azzardo. Soprattutto per Antonio. Perché la pressione per un italiano alla Rossa sarebbe moltissima. I tifosi della Ferrari sono febbricitanti: l’amore per la loro scuderia è una malattia, un tarlo che non dà loro pace quando le cose non vanno come dovrebbero. E dopo il comprensibile entusiasmo per un italiano alla guida dell’altrettanto nostrana Ferrari, i giudizi potrebbero diventare presto impietosi. Serve qualcuno che dia subito risultati convincenti, e non sarebbe un compito facile. Le aspettative potrebbero schiacciare Giovinazzi, che ha all’attivo solo una stagione completa in F1. E non tutti sono Leclerc, la luce degli occhi dei tifosi della Rossa.
E sarebbe davvero un peccato bruciare Antonio in una stagione difficile e atipica come quella in corso. Un campionato febbrile, senza sosta, condito da lotte politiche che finiranno per inasprire anche le battaglie in pista. Anche perché Giovinazzi in Alfa Romeo sta facendo molto bene, pur se in sordina. In pochi se ne accorgono, perché la fu Sauber è spesso il fanalino di coda della classifica, ma Antonio sta tenendo testa ad un ex campione del mondo, Kimi Raikkonen. Certo, il finlandese deve aver ormai perso ogni motivazione, ma Giovinazzi sta vivendo una dura gavetta, e sta imparando a non commettere errori sul più bello, come gli era successo in passato.
Lo stesso Giovinazzi, poi, dopo l’annuncio di Sainz alla Ferrari per le prossime due stagioni, era stato il primo ad ammettere una dura realtà: non era ancora pronto per la Rossa. E allora perché farne la vittima sacrificale dell’esplosiva separazione da Vettel? Se si dovesse veramente arrivare ad un accordo tra le parti per porre fine subito al supplizio, la soluzione più sensata sarebbe un’altra. La super-riserva Nico Hulkenberg, che non solo non ha nulla da perdere, ma parecchio da guadagnare. Perché il tedesco è in cerca di una collocazione sulla griglia per il prossimo anno, e prenderebbe come oro colato l’occasione di finire la stagione in pista e non guardando le gare sul divano. Questo, ovviamente, nel caso in cui lo scenario apocalittico del divorzio immediato tra Vettel e la Ferrari si dovesse concretizzare. E per ora non ci sono conferme, ma solo attestati di apparente fiducia. Finché dura.