Un finale di campionato come questo non può che attirare tensioni, polemiche e - tanto per cambiare - sospetti. Mancano due giornate alla fine della Serie A, e lo scudetto è ancora in bilico: il Napoli è primo con 78 punti, l’Inter è seconda con 77. Questo fine settimana potrebbe quindi già essere decisivo, con i partenopei impegnati in trasferta a Parma e l’Inter in casa contro la Lazio. Immancabilmente sui social è scoppiata una nuova polemica attorno agli arbitri, dopo le designazioni dei direttori di gara avvenute giovedì.

Tutto ruota attorno a Marco Guida, 43enne fischietto nato a Pompei e iscritto alla sezione di Torre Annunziata: la Commissione Arbitri Nazionale (CAN) lo ha scelto come A-VAR (cioè assistente VAR) della partita tra l’Inter e i biancocelesti. Dove sta il problema? Che, secondo alcuni tifosi, Guida rischia di non essere completamente obiettivo nella direzione della partita. È una vecchia storia, quella del vincolo di territorialità per i direttori di gara: fino al 2023, infatti, non era possibile dirigere squadre che avevano sede nella stessa sezione di provenienza dell’arbitro.
Una regola abbastanza assurda, e che il calcio italiano ha atteso fin troppo a lungo per abolire. Nonostante questo, nelle scorse settimane proprio l’arbitro Guida aveva spiegato pubblicamente di aver chiesto lui stesso alla CAN di non essere chiamato a dirigere partite del Napoli, e la stessa cosa aveva fatto anche il collega Fabio Maresca, della sezione di capoluogo campano. “A Napoli il calcio viene vissuto in maniera diversa da altre città, come Milano. - aveva detto Guida - Io vivo la città di Napoli e abito in provincia. Ho tre figli e mia moglie ha un’attività. La mattina devo andare a prendere i miei figli e voglio stare tranquillo. Quando ho commesso degli errori, non era così sicuro passeggiare per strada, così come andare a fare la spesa.”
Tanto è bastato per solleticare i sospetti di molti sostenitori di fede interista: se Guida non si sente sicuro ad arbitrare il Napoli, come potrà esserlo a dirigere una potenziale sfida scudetto dei principali rivali dei campani? Ma se la discussione si fosse limitata a qualche tifoso polemico sui social, si sarebbe anche potuto evitare di parlarne. Invece alla fine hanno iniziato a occuparsene anche noti giornalisti sportivi, facendo scoppiare un vero e proprio “caso Guida”.
Paolo Ziliani del Fatto Quotidiano si è domandato, senza andare troppo per il sottile, se Guida e il designatore arbitrale Rocchi “hanno scambiato gli italiani per un popolo di deficienti?”. A suo dire sarebbe servito “un minimo di dignità, di pudore e di decenza”, scegliendo qualcun altro al posto del direttore di gara di Torre Annunziata per la partita dell’Inter. È andato ben oltre Giovanni Capuano, che scrive su Panorama e conduce il programma Tutti convocati su Radio 24, prendendosela direttamente con la città di Napoli: “La questione è perché a Napoli non si possa vivere serenamente il pallone, andare in trasferta con la propria squadra, essere juventini o altro come accade quasi ovunque”. Un tweet poi cancellato dal giornalista, dopo le immaginabili proteste dei napoletani.
Il piccolo caso dell’arbitro Guida ha finito quindi per far emergere alcuni ben noti problemi culturali del nostro calcio e della nostra società: sospetti, sfiducia totale verso chi dirige le partite, e anche una certa dose di sentimento anti-meridionalista. Tutto a vuoto, perché le designazioni della prossima giornata sono già state fatte e non verranno modificate. Ma a rendere ancora più assurda la situazione è il fatto che in Inter-Lazio Guida non sarà l’arbitro e nemmeno il responsabile VAR, ma bensì solo l’assistente di quest’ultimo: le sue possibilità d’influire in qualche modo sul risultato della partite e sulle decisioni arbitrali è davvero ridotto al minimo.
Il vero problema, dunque, è nell’incapacità di riuscire ad affrontare lo sport senza gettarsi in vuote polemiche, con gli arbitri che sono sempre ben o male fini a sé stesse. Guida avrà anche qualche timore ad arbitrare il Napoli perché poi in quella città ci deve vivere, ma i sospetti degli ultimi giorni contro di lui arrivano da tifosi di tutt’altra fede e provenienza geografica (quindi il problema non è solo Napoli, evidentemente).
E forse questa è solo la punta dell’iceberg di un problema ben più grosso: quello delle aggressioni agli arbitri che avvengono, ormai su base quasi regolare, nelle categorie dilettantistiche o giovanili. Un report dello scorso aprile indicava che in Italia, solo in questa stagione, ne sarebbero avvenute circa 600. Una situazione talmente grave che, proprio in questi stessi giorni, l’Associazione Italiana Arbitri ha presentato al ministro dello Sport Abodi degli emendamenti al decreto sicurezza per punire più severamente chi aggredisce i direttori di gara. È questa la vera questione di cui si dovrebbe discutere.
