La “grandeur” francese alla fine ha vinto questa Olimpiadi. La Senna come ha ospitato le gare di triathlon e del nuoto di fondo come da programma. Non senza problemi, però. Le perplessità su un progetto tanto ambizioso erano state mostrate sin dall’inizio. Il fiume che attraversa la Ville Lumiere ha iniziato a morire intorno al ventesimo secolo, quando hanno iniziato a scaricarci liquami grezzi, costringendo così la città a vietare la balneazione a partire dal 1923. Tuttavia, il sogno di restituire la fonte d’acqua ai parigini è rimasto nel tempo. In vista dei Giochi, che vantano di essere i più ecologici e sostenibili della storia delle Olimpiadi, utilizzando impianti e location già presenti nelle città, si è pensato bene di ridar vita anche alla Senna. Per far ciò sono stati investiti quasi un miliardo e mezzo di euro per ripulire il fiume e rendere possibile di nuovo la balneazione in sicurezza. Per diminuire l’inquinamento delle acque, in particolare la diffusione dei batteri, sono stati fatti principalmente due tipi di interventi: “Abbiamo migliorato gli impianti che distruggono i batteri attraverso l’acido performico e le radiazioni ultraviolette”, spiega Pierre-Antoine Molina, responsabile delle politiche pubbliche nella regione di Parigi. “E abbiamo rinnovato il sistema fognario, per separare la rete dell’acqua piovana da quella delle acque reflue e per renderlo efficace anche nei giorni di pioggia forte”. Ai proprietari di case galleggianti ormeggiate lungo la riva, invece, è stato chiesto di spendere tra i 10 e i 30mila euro a testa per collegare le loro barche alle fogne, ricevendo in parte un contributo dalle istituzioni. Da qui il malumore dei parigini culminato nel tentativo di flash-mob (per fortuna non portato a termine) di defecazione di massa nella Senna. La politica ha però rassicurato che l’investimento ingente è parte di uno sforzo i cui effetti sono destinati a durare nel tempo. Una volta finita la manifestazione, infatti, è prevista l’apertura di tre aree balneari pubbliche. Ma gli impianti e le modifiche effettuate potranno davvero reggere nel tempo?
I dubbi sul campo gara scelto dal comitato francese per il nuoto di fondo ha destato molti dubbi sulla sicurezza e salute degli atleti, soprattutto dopo i primi test per verificare il livello di escherichia coli presente nelle acque. Il primo tra gli azzurri a far presente la cosa è stato proprio il capitano Gregorio Paltrinieri: “Siamo preoccupati è una location che non abbiamo mai provato. Non puoi organizzare una gara così importante in un campo gara che non hai mai testato. Probabilmente c'è freddo, probabilmente c'è corrente perché è un fiume. Molto probabilmente è sporco perché non ci sono le condizioni per nuotare ma sono quasi sicuro che la faranno lì perché ci hanno investito troppo. Quindi mi sembra un po’ una presa in giro. La fanno perché ci hanno speso soldi, ma non ci danno la possibilità di provarla e neanche ci danno certezza che sia sicuro”. A supportare Greg c'era stata anche la compagna di allenamenti, la tedesca Leonie Beck: "Non abbiamo mai nuotato prima di una gara, che si tratti di Coppa del Mondo, Campionato Europeo, Mondiali, in un fiume come la Senna. Ci aspetta una gara completamente nuova, molto tattica e inedita per tutti”. E così è stato. Di certo non ha migliorato la situazione, già non particolarmente allettante, il presunto caso di escherichia coli della triatleta belga Claire Michel dopo l’immersione nelle acque della Senna. Il tutto è stato smentito qualche giorno dopo, ma il Belgio ha comunque deciso di ritirare la propria squadra per prevenzione. Nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni a seguire i dubbi sulle reali condizioni delle acque restano, e permane un senso di diffidenza da parte di atleti e federazioni.
Senna che sorride solo in parte al nuoto italiano. Le correnti del fiume, considerato non balneabile nei test dei giorni prima delle gare, e i rovi hanno infatti regalato gare quasi falsate per tutti i partecipanti, costringendo gli atleti a dover nuotare lungo i bordi della riva nella seconda parte di gara. L’Italia è comunque riuscita a salire sul podio con la splendida quanto inaspettata medaglia di bronzo di Ginevra Taddeucci. Un terzo posto conquistato con furbizia, trovando la fuga giusta e restando attaccata alle prime due. Si tratta della sesta medaglia per il nuoto in questa edizione dei Giochi e la terza medaglia femminile olimpica nella maratona di 10km di nuoto in acque libere dopo quelle di Rachele Bruni (argento nel 2016) e Martina Grimaldi (bronzo a Londra 2012). “Non avendolo mai provato questo campo gara ci hanno detto al ritorno di stare il più vicino possibile al muretto, fatto sta che non c’avevano avvertito dei pruni”, ha dichiarato la fiorentina dopo la gara. “Quindi non so cosa era peggio se il pruno o nuotare controcorrente, qualche graffietto me lo porto dietro. In alcuni momenti la corrente era davvero terribile, ti risucchiava. Ero cotta, ma ho resistito”.
Alla domanda sulle sue condizioni mediche ha risposto: “Dal punto di vista medico sto bene, non ho niente. Vediamo un periodo d’incubazione di 2-3 giorni, ma con le preventive medicinali dovrei stare bene. Dal punto di vista medico siamo stati tutelati con una sorta di vaccino, con medicinali presi prima e dopo la gara”. Gara al di sotto delle aspettative invece le prestazioni degli uomini del nuoto in acque libere. Sfuma il sogno medaglia per Domenico Acerenza, arrivato quarto e senza forze, beffato nell’imbuto d’arrivo dalla corrente: “La tattica era fondamentale, ho cercato di dare tutto quello che avevo. Nell’ultimo giro ho strappato per riprendere i primi due, speravo che nessuno mi affiancasse perché ero morto. Ho cercato di stringere i denti e resistere il più possibile, ma ero già oltre le mie forze, letteralmente finito. Ci ho provato, ce l’ho messa tutta e non posso recriminare nulla”. Solo nono Gregorio Paltrinieri, che dopo le splendide gare in piscina negli 800 e nei 1500 avrebbe voluto imporsi anche nella 10km: “Era difficilissimo gareggiare qui e lo sapevamo. Io e Mimmo (Acerenza) non abbiamo mai provato il fiume e non sapevo cosa aspettarmi, non mi è entrata neppure la nuotata. Sono arrivato molto scarico, mentre gli specialisti hanno potuto provare tutto. Io facevo fatica a nuotare a favore di corrente, ero completamente perso, mentre controcorrente riuscivo a dire la mia. Oggi sono sempre stato attaccato a un filo pronto a rompersi, soprattutto con la corrente a favore. Non riuscivo a trovare la corrente, il mio ritmo. Quando qualcuno ha dato il cambio di ritmo non ce l’ho fatto a tenere. Gli altri sono andati fortissimo, complimenti a loro e mi spiace per Mimmo che è andato a un passo dal podio”. Nonostante la delusione e le acque torbide, alla fine tutto sommato la nuotata nella Senna non è dispiaciuta poi tanto a Super Greg, che poi si lascia andare rivelando un suo possibile ritiro: “Vivere questa esperienza è stato bello, persino la Senna, di cui avevo tanto parlato male, mi è piaciuta e avevo qui tutte le mie persone. Alla fine è stato spettacolare e la location mi ha messo i brividi per la bellezza, peccato per la gara. Se questa è la mia ultima gara? Non so, forse. Sono reduce da un triennio molto duro dopo Tokyo e credo sia arrivato il momento di prendere una decisione”.