Dopo tre gare il Team Mooney VR46 è per distacco la miglior squadra in MotoGP, con 29 punti di vantaggio su Pramac e 39 lunghezze sull’Aprilia ufficiale. Sorride direttamente dal divano di Tavullia Valentino Rossi, che in qualche modo vede ancora il suo nome ed il suo iconico numero giallo in testa alla MotoGP. Il Dottore ieri aveva esultato con gioia per il risultato dei suoi ragazzi in una pausa di allenamento al Ranch. Oggi, finalmente, può festeggiare il primo podio in MotoGP del fratello Luca, oltre ad un Marco Bezzecchi che ha mantenuto e consolidato la sua leadership in classifica piloti.
La domenica di Austin, però, è solamente di Luca Marini. Non esistono fratelli, sorelle, patti di sangue. Il secondo posto tra i cambi di direzione del Circuit of The Americas è tutto di Luca, tutto merito di una razionalità, una caparbietà ed un polso che, se massimizzati, potrebbero renderlo un giocatore da 10, perfetto come il numero sul suo cupolino. Il margine c’è e Luca sta dimostrando di saper migliorare weekend dopo weekend, senza mai smarrire il contenuto delle lezioni che ha immagazzinato. Il pilota più alto della MotoGP ha conquistato un podio da tempo nell’aria, ma mai concretizzatosi per via di alcune sbavature e, soprattutto, di circostanze sfavorevoli. L’anno scorso il 25enne di Tavullia aveva collezionato ben sette piazzamenti in top 6 (un quarto posto come miglior risultato in assoluto), evidenziando velocità, costanza e maturità. Mancava solo il guizzo – la giornata giusta – affinchè Luca Marini si sbloccasse. Era solo questione di tempo e di pazienza, si sapeva, ma l’attesa prolungata avrebbe innervosito chiunque. Luca - nonostante le scivolate di Portimao, le polemiche scaturite dal contatto con Enea Bastianini, la pioggia in Argentina a scombinargli un potenziale vincente sull’asciutto e un bloccaggio dell’anteriore a rovinargli la partenza nella Sprint Race di ieri – è rimasto calmo. Lo rimarca anche Uccio Salucci, team manager di Mooney VR46, che ormai ha preso la buona abitudine di concedersi una passeggiata sotto al podio ogni domenica: “Maro ha lavorato da Dio durante l’inverno, poi dopo il podio nella Sprint Race dell’Argentina ha cominciato a credere un po' di più in sé stesso e ora siamo qui per la seconda volta consecutiva sotto al podio. È bellissimo”. Splendido è il livello di competitività del Team giallo e nero in questo avvio di 2023, segno che quell’atmosfera famigliare, entusiastica, adrenalinica e puramente racing trasmessa dalle telecamere di televisioni e dei social media manager è a tutti gli effetti reale. Ad osservare i box del Team Mooney VR46 tra un turno e l’altro di libere non si nota mai un clima dimesso, eccessivamente nervoso, o eccessivamente serioso. Piloti, meccanici, ingegneri si muovono energicamente alla costante ricerca di migliorie, ma nell’aria che Luca Marini e Marco Bezzecchi respirano una volta scesi dalla moto sembra sempre esserci quella giusta combinazione di serenità e concentrazione.
Una ricetta vincente, i cui ingredienti vengono in parte menzionati nell’analisi post gara di Luca Marini. Il numero 10 è semplicemente dappertutto. Chiede ad Alex Rins quale sia il suo punto forte ad Austin, prova a strappargli qualche segreto sull’utilizzo del freno posteriore nel “serpentone”, domanda a Lorenzo Savadori se Aprilia porterà qualche novità nei prossimi test di Valencia. Al microfono Sky di Antonio Boselli – qui bisogna proprio dirlo – Luca Marini ha un sorriso che buca gli schermi; occhi talmente luminosi, svegli, vispi e attenti che evitare il paragone con Valentino Rossi risulta pressoché impossibile: “Fantastico, era solo questione di tempo. Mi sento benissimo sin dall’inizio di questa stagione, era solo che gli astri non si incastravano mai. Invece oggi è andato tutto bene, ho cercato di stare tranquillo alla prima frenata, di prendermela con calma, perché sapevo di avere un ottimo passo. Jack mi ha fatto un bellissimo sorpasso, molto aggressivo, è stato furbo. Mi ha dato un po' fastidio, perché abbiamo perso subito un bel po' di tempo da Pecco e da Alex. Lì forse la possibilità di vittoria è svanita. Ma dopo ho iniziato a spingere, a fare il mio passo, che sapevo fosse ottimo. Mi sono davvero divertito in ogni giro, la moto si guidava bene, ho cercato di gestire al meglio le gomme perché ieri ho avuto un problema con la gomma davanti, dopo sei giri l’avevo finita a destra. Quindi oggi era un grande punto interrogativo per me la gomma anteriore, infatti sono stato fino all’ultimo minuto indeciso sullla gomma davanti perché avrei voluto correre con la media, con cui avevo un feeling migliore. Però essere quello diverso in griglia non mi piace. Cioè non penso che gli altri venti piloti siano stupidi, e se tutti hanno scelto la dura voleva dire che la decisione più giusta fosse quella di correre a gomme pari, nonostante avessi un feeling migliore con la media. Oggi non ho mai smesso di credere alla vittoria fino agli ultimi tre giri, quando ho capito che Alex sarebbe stato inarrivabile. Detto questo, sensazione incredibile. Quest’anno mi sto divertendo tantissimo con la squadra, infatti sono veramente contento di avere così tante gare perché io vengo alle gare con il sorriso, ed è sempre bellissimo lavorare al weekend col mio team. Dobbiamo continuare così fino alla fine della stagione, e anche in ottica futura io mi sento sempre più forte. Quando il livello è così alto e dieci piloti possono vincere ogni domenica, essere sempre nei primi sei è ciò che ti fa vincere il campionato. Io però adesso sono concentrato sul mio lavoro e sul cercare di sentirmi bene con la moto come è successo qui ad Austin, che è una pista molto difficile. Ora arrivano tante piste con caratteristiche diverse, mi aspetto un campionato molto serrato”.
Dello stesso avviso è Marco Bezzecchi, che tra Sprint Race e Gara tradizionale ha firmato due sesti posti. Austin, per le sue caratteristiche, era una pista ostica e piena di insidie. Il numero 72 ha siglato un weekend da leader del mondiale consumato. Due top six (proprio come diceva Luca Marini) e un bottino di quattordici punti che, considerando le difficoltà al venerdì, possono soddisfare un Bez sempre più maturo: “Alla fine è stato un weekend difficile, dove non siamo partiti alla grande come magari abbiamo fatto in Argentina o in Portogallo. Ho faticato un po' venerdì e ieri sono dovuto venire su un po' alla spero in Dio. Oggi comunque stavo andando bene, l’unica cosa che mi devo recriminare è che ho spinto troppo presto. Questo non ha aiutato la gomma davanti, perché sono andato in difficoltà sulla destra e gli ultimi giri sono stati un po' una sopravvivenza. Forse potevo fare quarto al massimo, alla fine ho fatto sesto e tutto sommato va bene così. Austin è una pista difficile, dove anche l’anno scorso avevo fatto parecchia fatica. Venerdì la moto non mi permetteva di fare quello che volevo e anche io di guida, per sopperire ai problemi, esageravo, sbagliando. Tutto ciò mi ha fatto andare abbastanza male venerdì. Ieri siamo riusciti a fare una moto più dolce, più leggiadra, e dopo sono riuscito a guidare meglio anch’io. La guida ha fatto più la differenza rispetto al setting nel complesso. Lottare per il mondiale non è quello a cui pensavo all’inizio, e non è nemmeno ciò a cui penso adesso, è ancora un po' troppo presto. La possibilità di vincere in MotoGP oggi c’è più o meno in tutte le squadre, l’importante è lavorare bene. L’atmosfera nel mio box è bellissima, così come dal lato di Luca. Non mi posso certo lamentare”.